Oggi, per la rubrica Animalibri, parleremo di una rarissima specie marina, il Tremoctopus violaceus. Anche se il nome imponente potrebbe spaventare, si tratta di un curioso cefalopode marino che ricorda le sembianze di una seppia e di un polpo, come se fossero un incrocio.
La natura ci riserva sempre delle scoperte in quanto a specie rare e uniche e il mare, così profondo e vasto, è un mondo infinito. Il mese scorso ci siamo soffermati sulla caravella portoghese, la medusa killer presente nelle acque del Mediterraneo e attirata dall’aumento della temperatura, ora più calda, di questo mare.
In quest’articolo conosceremo meglio il Tremoctopus, un esemplare raro.
Tremoctopus violaceus: un curioso animale
I biologi marini davano la caccia (in senso scientifico si intende) all’esemplare per ben 40 anni, per poter finalmente analizzare le caratteristiche morfologiche e genetiche, ma il curioso animale sfuggiva agli scienziati. Fino a quando un bel giorno, la collaborazione dei cittadini, un vero esempio di citizen scienze, tra un paio di video di avvistamenti e trovando un Tremoctopus spiaggiato, ha portato l’animale ai biologi.
Ma di che animale si tratta esattamente? Il Tremoctopus violaceus è un cefalopode, ricorda le sembianze di una seppia e di un polpo e misura tra i 5 e i 10 centimetri. In inglese sono chiamati blanket octopuses o polpi coperta per la vistosa caratteristica di possedere lunghe membrane tra i tentacoli che possono srotolare e gonfiare per apparire di dimensioni maggiori e scoraggiare potenziali predatori. Un altro meccanismo difensivo utlizzato è l’inchiostro per intimidire e confondere i potenziali predatori tra cui verdesche, tonni e pesci spada.
Gli esemplari del genere Tremoctopus sono inoltre immuni al potente veleno della caravella portoghese e sono stati osservati esemplari immaturi di polpo strappare e usare i tentacoli urticanti di questo cnidario per scopi offensivi e difensivi.
Il maggior dismorfismo sessuale al mondo
Pierluigi Carbonara, il ricercatore di Coispa tecnologia e ricerca, una stazione sperimentale per lo studio delle risorse del mare di Bari, svela un’importante caratteristica del Tremoctopus:
Sono una specie con un grado estremo di dismorfismo sessuale. I maschi infatti sono di gran lunga molto più piccoli delle femmine. La minor dimensione consente loro di raggiungere più velocemente la maturità sessuale, aumentando le probabilità di essere pronti per la riproduzione nel momento in cui avvenga l’incontro con una femmina.
In effetti gli studiosi ritengono che non esiste altra specie che presenti una differenza di dimensioni così sproporzionata tra maschi e femmine. Queste, infatti, possono essere fino a 100 volte più grandi rispetto ai maschi. In particolare, questi ultimi raggiungono le dimensioni di 2,4 centimetri mentre le femmine possono arrivare a misurare fino a 2 metri. Questo non è assolutamente un problema per la loro riproduzione: durante l’accoppiamento il maschio riempie di sperma uno dei suoi tentacoli, lo stacca e lo cede alla femmina che così può fecondare le uova. Dopo l’accoppiamento, il maschio muore.
Tremoctopus: simbolo di biodiversità e resilienza
La specie, diventata oggetto di studio, è diventata argomento importante di un articolo scientifico della rivista internazionale Mdpi, grazie alla collaborazione tra l’istituto Coispa tecnologia e ricerca di Bari e l’università di Cagliari. Uno dei motivi per cui questo raro esemplare sia oggetto di studi ricercati riguarda la complessità e l’intelligenza che lascia stupefatti gli esperti.
Pierluigi Carbonara spiega quest’altra caratteristica dell’animale:
La presenza in Mediterraneo del Tremoctopus violaceus è importante perché ci dice che il Mediterraneo, nonostante sovrappesca, inquinamento e microplastiche, è un puzzle di biodiversità e dimostra capacità di resilienza. Questo cefalopode è una specie rara che vive in popolazioni molto esigue e non si vedeva da una quarantina di anni. Non è facile infatti avvistare i Tremoctopus, perché vivono in profondità nella colonna d’acqua.
Benché mammiferi e uccelli siano unanimemente considerati le creature più intelligenti, si va imponendo una diversa, sorprendente, evidenza: da un ramo dell’albero della vita assai distante dal nostro è nata una forma di intelligenza superiore, i cefalopodi ― ossia calamari, seppie e soprattutto polpi. In cattività, i polpi sono in grado di distinguere l’uno dall’altro i loro guardiani, di compiere scorrerie notturne nelle vasche vicine per procurarsi del cibo, di spegnere le luci lanciando getti d’acqua sulle lampadine, di mettere in atto ardite evasioni.
Com’è possibile che una creatura tanto dotata abbia seguito una linea evolutiva così radicalmente lontana dalla nostra? Il fatto è ― ci rivela Peter Godfrey-Smith, indiscussa autorità in materia e appassionato osservatore sul campo ― che i cefalopodi sono un’isola di complessità mentale nel mare degli invertebrati, un esperimento indipendente nell’evoluzione di grandi cervelli e comportamenti complessi.
E probabile, insomma, che il contatto con i polpi sia quanto di più vicino all’incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare. Ma Godfrey-Smith tocca in questo libro un altro punto capitale: nel momento in cui siamo costretti ad attribuire un’attività mentale e una qualche forma di coscienza ad animali ben distanti da noi nell’albero della vita, dobbiamo anche ammettere di non avere certezze su che cosa sia la nostra coscienza di umani.
E forse questa via è una delle migliori per arrivare a capirlo.