Caro Lettore, oggi nella rubrica Tre Libri per… vi voglio proporre un mio racconto breve intitolato: Fobia d’autunno
Caro Romeo,
sai che quando ti scrivo c’è sempre qualcosa che non va, forse è solo un po’ di malinconia, forse solo bisogno di fare il punto. Da tempo sei diventato il mio unico confidente, ma forse non ti ho mai parlato della mia fobia dell’autunno. Lo faccio oggi che è proprio il primo giorno di questa stagione.
Quando ero solo un bambino a scuola mi chiesero di descrivere l’autunno e con poche parole ne feci un quadro di grande effetto:
Poi da ragazzo l’autunno è diventato un lungo periodo pieno di impegni scolastici e con poco tempo libero, le foglie secche non le vedevo neanche più e la pioggia era solo un impedimento.
Quando sono diventato adulto il tempo si è ristretto ancora di più e la mia capacità di osservazione è talmente sbiadita che i colori non hanno avuto più sfumature, i rumori sono stati interdetti da cuffiette che mi hanno isolato per lungo tempo da me stesso e che mi hanno connesso con un mondo che ha accresciuto il mio malessere. E così l’autunno è diventata una stagione perenne dentro di me.
Oggi che sono vecchio ho la fobia di questa stagione perché si porta via il mio tempo e mi fa sentire solo. Penso che se avessi mantenuto quella capacità di osservazione che avevo da bambino, continuando a soffermarmi di più, come facevo allora, sulle piccole cose, come guardare la natura che mi circonda, avrei potuto essere io l’autore del mio tempo e sarei riuscito a mantenere intatta l’opera d’arte che era questa stagione dentro di me.
Ma non l’ho fatto e ora mi ritrovo solo, chiuso in casa a scrivere a te, caro Romeo, che invece mi hai sempre urlato di conservare la mia freschezza, di non farmi condizionare da nessuno e seguire il mio cuore.
Ma allora dimmi è questa la chiave dell’eterna giovinezza Romeo?
Come posso ora riscoprire i colori dell’autunno senza averne paura?
La tua risposta io la conosco già Romeo, e l’ho sempre sentita la tua voce, ma di ascoltarla non sono stato capace:
Il tempo trascorre e pensi di avere altre possibilità ma proprio questa stagione insegna che c’è un momento per crescere e fiorire e uno per morire. E non si torna indietro.
Sfruttare ogni istante per comporre il tuo quadro, usare tutti i colori, tutti gli odori tutto te stesso è l’unica strada che si possa percorrere per evitare il rimpianto, che può essere molto più doloroso di ogni fallimento davanti alla paura del quale ti sei fermato nel percorso della tua vita.
So anche che per riscoprire questa stagione ho solo una possibilità: viverla.
E allora perché ho ancora paura Romeo?
Forse perché penso di non avere più tempo, mi sembra così difficile alzarmi dalla poltrona marrone che ormai ha la mia stessa forma, dove passo le mie giornate a sonnecchiare.
Fare la spesa è l’unica distrazione e la casa la mia tana perenne, dove già da tempo ho iniziato il mio letargo. La Tv è la mia unica compagnia, talvolta non guardo più neanche fuori dalla finestra per vedere che tempo fa, per me infondo cosa cambia se passerò la mia giornata in casa.
Fare una passeggiata da solo mi fa paura e cercare compagnia ancora di più, chi vorrebbe starmi vicino?
Sono solo ormai da tempo e i miei nipoti sono già grandi, quando mi vengono a trovare hanno sempre poco tempo e io non voglio rubargliene.
Lo so, tu mi dirai che non è così, finché le foglie non sono cadute tutte e l’albero non è secco c’è vita, puoi raccogliere dei frutti e gustarli con intensità, puoi guardarti intorno e lasciarti conquistare dalla luce che ancora c’è.
E allora Romeo sai cosa ti dico?
Questa volta voglio ascoltarti: mi immergerò in questa stagione con tutto me stesso, uscirò a guardare il tramonto e mi alzerò presto per gustarmi l’alba sul mare, sì, anche in autunno perché è sempre meravigliosa, andrò a raccogliere le castagne e berrò un bel bicchiere di vino con gli amici, quelli che ho deciso di non frequentare più e che ora mi mancano, e magari strizzerò l’occhio a quella signora che mi saluta sempre quando passo per andare a fare la spesa.
Lascerò ancora aperte le finestre e farò entrare i raggi di questo sole delicato ma ancora capace di scaldarmi, terrò stretti i miei giorni, ricomporrò quel tempo che ho sfilacciato e maltrattato come un capo vecchio. Curerò gli affetti e non esporrò più il mio cuore alle sferzate di vento che talvolta colpiscono in questa stagione.
E quando l’ultima foglia cadrà il tappeto variopinto che ci sarà sotto ad accoglierla sarà soffice e avvolgente perché il quadro è perfetto quando a dipingerlo sei tu e non potrebbe essere migliore di com’è.
E così Romeo adesso ti ringrazio, perché ho superato la mia fobia d’autunno, avevo tutto fin dall’inizio e tu me l’avevi detto così tante volte, ma adesso che so chi sono e cosa voglio io e te siamo finalmente tornati ad essere una sola persona. Non avrò più bisogno di scriverti perché adesso ho imparato ad ascoltarti.
E allora ora lo dirò a tutti, bambini, giovani e vecchi, anzi voglio urlarlo perché nessuno possa dire di non essere stato avvertito, io lo sto facendo:
Non perdete tempo, ogni stagione ha le sue bellezze, coglietele e siate aperti sempre perché non c’è quadro più bello che quello che state dipingendo! Non abbiate paura di esprimervi, affrontate voi stessi e scaccerete per sempre la fobia d’autunno!
Spero vi sia piaciuto e come sempre ecco la mia selezione di libri sul tema del tempo che trascorre e delle stagioni della vita:
Libro per curare
Le stagioni della vita di Hermann Hesse edito Mondadori.
Nella sua opera Hermann Hesse ha raccontato sempre la storia del divenire uomo attraverso i tortuosi sentieri dell’esistenza. Il protagonista assoluto della pagina di questo scrittore è un essere costantemente in transito attraverso gli spazi e le stagioni della vita, consenziente all’avvicendarsi senza tregua di congedi e nuovi inizi, pronto ad abbandonare ogni provvisorio conseguimento “per offrirsi sereno e valoroso ad altri nuovi vincoli e legami”
Libro per ispirare
La lingua ritrovata. Storia di mio padre e del suo Alzheimer di Alberto Bertoni Collana digitale iRèfoli, edito Marietti 1820. Per mettersi nei panni di un figlio che per poter comunicare con suo padre malato re impara la lingua d’origine e ne trae ispirazione.
(data pubblicazione: 23 novembre 2020)
Una sera del 2001, all’età di 72 anni, Gil inizia a perdere l’orientamento e la memoria. Gli viene diagnosticato l’Alzheimer. “Di giorno in giorno, mi sono trasformato per lui in un vicino di casa, un cugino, un amico o un antico collega: una persona comunque necessaria e cara, ma dall’identità incerta, fluttuante, solo nei momenti migliori ricondotta al suo vero nome di battesimo, mai e poi mai al suo ruolo di figlio”. Il segnale più evidente è che Gil inizia a parlare in dialetto anche con lui, costretto in questo modo ad imparare – o a ritrovare – la lingua paterna. Per il figlio di Gil, l’Alzheimer, divenuto improvvisamente il problema della sua vita interiore e della sua attività creativa, si traduce in un ventennio di poesie sul padre e sulla sua malattia, anche nella lingua tanto proibita in famiglia.
Alberto Bertoni ha collaborato alla Letteratura Italiana Einaudi, diretta da Alberto Asor Rosa; per Mondadori ha curato il «Meridiano» dei Romanzi di Alberto Bevilacqua e, in collaborazione con Guido Mattia Gallerani, ha introdotto e commentato il Quaderno di quattro anni di Eugenio Montale. E’ professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea e Poesia del Novecento all’Università di Bologna. Suoi testi poetici sono tradotti in russo, inglese, francese, ceco, ungherese, romeno e spagnolo. Con Marietti 1820 ha pubblicato Poesia italiana dal Novecento a oggi (2019).
Libro per viaggiare
Il viaggio verso casa di Catherine Dunne edito TEA. Un libro che parla di legami indissolubili come quello tra figli e genitori e dove il viaggio è non solo fisico ma anche un viaggio di ricordi e di nuovi momenti condivisi.
Che fare? Buttare la prima cosa che capita in valigia e precipitarsi a Dublino al suo capezzale? Non è una decisione facile.
Beth ha lasciato la famiglia e l’Irlanda da ragazza per vivere una vita più autonoma, e la madre, che non può parlare, le scrive lettere nel tentativo di riallacciare un rapporto interrotto anni prima e da sempre molto burrascoso, a partire dal nome, su cui le due donne non sono mai riuscite a mettersi d’accordo: Elizabeth per l’una, Beth per l’altra.
Elizabeth legge i messaggi della madre a poco a poco, superando gli antichi dissidi, riscoprendo un intenso legame affettivo nei confronti della donna e ritrovando al tempo stesso un commosso dialogo con il fratello. Alla fine decide di partire e, quando la madre morirà, fratello e sorella decideranno di conservare la vecchia casa di famiglia come simbolo di una memoria ancora viva e di sentimenti profondamente radicati.
Come sempre buona lettura!