Le tre leggi di Brandon Sanderson, autore statunitense che può essere considerato forse uno degli autori più prolifici degli ultimi due decenni, con all’attivo più di quaranta romanzi e tutta una serie di racconti e graphic novel, sono la linea guida perfetta per la creazione di un universo narrativo.
Molti sei suoi romanzi, tra cui le saghe di Mistborn e Le cronache della folgoluce, oltre a diverse opere standalone, sono ambientati in un unico cosmoverso, con continui rimandi e riferimenti a personaggi o eventi tra loro interconnessi. Ma come si fa a mantenere coerente un universo narrativo di queste dimensioni, senza cadere nella banalità e, soprattutto, senza inciampare in contraddizioni o dimenticanze?
Tra il 207 e il 2013 Sanderson ha condiviso con i lettori, e aspiranti scrittori, le sue tre regole auree per la creazione di un universo narrativo coerente. Essendo un autore fantasy, le sue regole nascono per la creazione di un mondo fantastico in cui i vari elementi non entrino in contraddizione tra di loro. Ma analizzando bene i tre punti, queste possono essere applicate a qualsiasi ambito narrativo: una guida per i neo-scrittori.
Le tre leggi di Brandon Sanderson applicate alla narrativa
Analizziamo insieme le tre leggi di Brandon Sanderson vedendo come queste possono essere adattate ad un contesto narrativo differente dal mondo del fantasy.
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La capacità dell’autore di risolvere in modo soddisfacente i conflitti fra i personaggi tramite la magia è direttamente proporzionale al modo in cui il lettore è messo in grado di comprendere il funzionamento della suddetta magia nel contesto della narrazione
Sanderson si è sempre posto il dubbio della plausibilità di un ordine magico senza regole: per lui, in realtà, la magia deve avere delle regole, un ordine che tenga saldo l’universo che si vuole creare.
Ma non è così per ogni universo narrativo?
Ogni mondo di cui decidiamo di scrivere ha delle regole a cui dobbiamo sottostare: in un romanzo storico bisognerà sempre tener conto della veridicità storica, dei limiti oltre cui la fantasia dell’autore non può spingersi, ma senza per questo limitarlo in nessun modo; in un giallo dovrà sempre tener conto delle leggi delle forze dell’ordine del Paese in cui è ambientato, così via. Anche un semplice romanzo di narrativa non potrà andrà oltre i limiti della società in cui è ambientato, dovrà tener conto di tutte quelle regole e convenzioni sociali che permetteranno alla storia di essere “credibile”.
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Limiti > poteri
Essenziale nella sua semplicità, la seconda legge di Sanderson indica come le limitazioni di un personaggio debbano essere superiori ai suoi poteri affinché il personaggio sia verosimile. Nell’esporre questa regola, l’autore porta ad esempio Superman, limitato dal suo codice etico e dalla criptonite. Per Sanderson «Superman non è i suoi poteri. Superman è le sue debolezze».
Nella creazione di un protagonista, indipendentemente dall’universo narrativo che si sceglie, bisogna tenere in considerazione i limiti, ma anche le paure, del personaggio. Senza un ostacolo, senza un limite da superare, il personaggio perde di spessore. Al contrario, permettere all’eroe di avere dei limiti valorizzerà la trama, creando tensione ma soprattutto una crescita personale del personaggio, costretto ad affrontare se stesso prima di poter vincere.
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Espandi ciò che hai già prima di aggiungere qualcosa di nuovo
Quest’ultima legge è quella che, a suo dire, stimola maggiormente Sanderson a scendere in profondità nella storia e creare stratificazioni su stratificazioni, amalgamare la storia sempre più a fondo nella società di cui il lettore ha familiarità. Per farlo, sfrutta tre punti chiave:
- Estrapolazione, chiedersi “cosa accade quando…?” e capire come far procedere la storia;
- Interconnessione, collegando tra loro tutto ciò che si è scelto di creare per la storia, facendo interagire il “fantastico” con la società, la religione, la politica;
- Semplificazione, cercando di modificare ciò che già si è creato prima di decidere di aggiungere qualcosa di nuovo.
Tutto questo, ovviamente, è applicabile a qualsiasi genere: in un romanzo storico bisognerà tener conto dell’influsso politico e religioso dell’epoca in cui ambientiamo la storia; in un poliziesco, specie se ambientato ai nostri giorni, diventa difficilissimo non tener conto del progresso ormai sempre più evidente di supporti come telecamere e connessioni online, e così via.
Come possiamo usare le tre leggi di Brandon Sanderson?
Le tre leggi di Sanderson, perciò, nonostante nascano con l’intento di una creazione di un universo fantasy coerente, sono in realtà delle regole che ogni scrittore, indipendentemente dal genere narrativo, dovrebbe tener ben a mente nel momento in cui sceglie di creare una nuova storia. Essenziali per evitare che il mondo creato entri in contraddizione con se stesso e con il mondo reale, e soprattutto per accompagnare il lettore all’interno della storia, piuttosto che farcelo perdere dentro.