Tokyo 2021, un’olimpiade che lascerà il segno! Probabilmente saranno ricordati come “i Giochi del Silenzio” per l’assenza del pubblico, ciò non toglie che gli 11 mila atleti presenti allo stadio olimpico di Tokyo per l’inaugurazione dei giochi, abbiano respirato un’atmosfera davvero unica. Non solo loro, lo hanno percepito tutti anche coloro che come me, hanno avuto l’opportunità di potervi assistere, anche se davanti ad un monitor.
Tokyo 2021: la sfida del Giappone per ritornare a vivere
Immagini che evocano subito la bellezza di una città meravigliosa, luccicante, pronta ad accogliere per 15 giorni il più grande evento sportivo del mondo. Uno spettacolo nello spettacolo che in qualche modo ha sbiadito le ricorrenti contestazioni di chi le olimpiadi le voleva cancellare.
A dirla tutta, l’organizzazione dei giochi, nelle ultime settimane, si è ritrovata spesso a fare i conti con i numeri della pandemia, soprattutto quando questi hanno cominciato a riguardare atleti rinchiusi nella bolla olimpica. Una nazione messa in ginocchio che nonostante tutto, ha voluto sfidare la sorte nello spirito di resilienza, la voglia di ricominciare dando un messaggio di speranza.
Nonostante l’impegno nel rispettare le regole dettate dalla pandemia non si sono potute evitare le tante defezioni da parte degli atleti o delle federazioni, anche se non tutte sono da rimandare alla pandemia. Oltre alla Corea del Nord grande assente dei giochi, non correrà il ciclista sudafricano Daryl Impey che ammette di non avere la forma giusta per partecipare ad un evento così importante, l’atleta birmano Win Htet Oo ha spiegato la sua motivazione con una lettera inviata al CIO dichiarando che “Il Comitato Olimpico del Myanmar non può far parte del movimento olimpico perché opera essenzialmente come un’estensione del governo militare”.
Meno importanti le motivazioni per Lebron James che ha scelto compensi più alti alla fama olimpica o Rafael Nadal che ha preferito far riposare la mente e soprattutto il corpo. A questi si sono aggiunti gli atleti costretti a rinunciare ai giochi per infortuni come Larissa Iapino, la primogenita di Fiona May, pronta a partire per Tokyo nella squadra di atletica, ma fermata da una forte distorsione subita durante gli allenamenti, l’unica, gli ultimi un atleta della pallanuoto e il surfista portoghese bloccati dal Covid.
Tokyo 2021: un’Olimpiade all’insegna della diversità e dell’inclusione
Mettiamo in un angolo i brutti pensieri e torniamo all’Olimpic Stadium di Tokyo! Immagini che si intrecciano tra loro; la mano di un uomo sul terreno che si rialza come il seme da cui nasce la pianta, foto di strade deserte illuminate dai volti di atleti pronti a ricominciare.
“Pur se lontani è importante rimanere uniti” per non dimenticare il senso vero dello sport. L’orologio del tempo segna l’inizio della cerimonia con l’ovale dello stadio che si illumina con l’esplosione di fuochi fosforescenti.
Effetti tridimensionali rimandano le immagini di atleti legati da fasci colorati di luce che si propagano tra loro unendoli, come in rete virtuale, attraverso i battiti del cuore. Qualsiasi strumento pur di dare forma e riprodurre i meccanismi del corpo, raccontare le sue espressioni anche se penalizzato. Le polemiche in questo caso, non sono mancate, il comitato olimpico infatti, non ci ha pensato due volte a rimuovere dall’incarico il direttore artistico per dichiarazione arbitrarie antisemite.
Non potevano certo mancare le autorità. Entrano una alla volta, Sua Maestà l’Imperatore Naruhito, figlio maggiore di Akihito accompagnato dal Presidente del CIO Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico internazionale. Dagli adulti ai bambini, 8 giovanissimi di cui 4 hanno l’onore di portare la bandiera giapponese, con loro un disabile oltre agli operatori impegnati negli ospedali durante l’emergenza e i militari impegnati nella difesa dalla pandemia.
L’atmosfera è resa ancora più intensa dalla voce di Misia chiamata a cantare l’inno nazionale, un momento molto particolare scelto per ricordare chi ha perso la vita in questi mesi per la pandemia. Ma il Giappone ha ancora tanto da dire.
Va in scena la cultura di un popolo resiliente; tra scene di disperazione e riscatto, attori e danzatori vestono gli abiti di maestri falegnami spostando casse colorate di legno per riprodurre il grande lavoro fatto dal Giappone
Per costruire lo stadio, infatti, è stato usato un legno particolare refrattario al fuoco, giunto da tutte le provincie del Paese. Divertente l’idea di far ballare il Tip Tap per testimoniarne la solidità delle strutture.
La coreografia continua a raccontare la tenacia nel continuare il lavoro iniziato, giochi di luce delle lanterne lasciano spazio a forme geometriche che riproducono cinque cerchi di legno tirati da corde. La loro è una storia emozionante. Devi sapere che il legno usato per costruire i cerchi di legno derivano dalla Foresta delle Mostre, una foresta molto particolare composta dagli alberi piantati dagli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi del 1964. 160 semi giunti direttamente dal Canada e piantati nell’estremo nord del Giappone perché gli alberi potessero crescere con una temperatura adeguata.
Un posto di rilievo è dato al Premio Nobel per la pace, il professor Muhammad Yunus del Bangladesh, economista imprenditore impegnato nel sociale, a cui viene donato, per l’occasione, l’alloro olimpico per l’anno 2021. Con le note dell’orchestra parte anche la voce narrante che, ringraziando tutti, dà finalmente il via all’ingresso degli 11 mila atleti distribuiti in 205 paesi impegnati in 33 discipline sportive per 50 sport presenti: un vero e proprio record di presenze!
Tokyo 2020: Jessica Rossi ed Elia Viviani, portabandiera dell’Italia
A sfilare sono 205 nazioni chiamate secondo l’alfabeto giapponese, chiedo venia quindi se, per ovvie ragioni di spazio, non mi sarà possibile elencarle tutte.
Come da copione, tra la musica e un’atmosfera festante, entra la Grecia, dove tutto è cominciato seguita dai rappresentanti della squadra dei Rifugiati, l’Islanda con la doppia presenza dei portabandiera, un’altra novità di questa olimpiade.
Uno dietro l’altro, dall’Arzeibajan all’Argentina, dall‘Albania a Israele e l’Italia, rappresentata da Jessica Rossi ed Elia Viviani. 364 atleti elegantemente vestiti di bianco con il sole verde e rosso visibilmente commossi e raggiunti dagli applausi di Valentina Vezzali e Manuela di Centa, membro del Coni.
E ancora l’Iran, l’India, l‘Ucraina, L’Uruguay, L‘Inghilterra per arrivare all’Australia, all’Olanda grande avversaria dell’Italia in moltissime gare, dal Quatar alla Croazia passando per il Canada, il Camerun, Cipro, la Guinea con i suoi tre atleti, il Kwait, il Kosovo, la Russia entra con una bandiera neutra rappresentata dal COR (comitato olimpico russo) per i gravi problemi legati al doping.
Sfilano gli atleti della Siria tra cui la più giovane atleta impegnata nel tennis da tavolo. La Svizzera, la Svezia la Spagna, la Serbia, il Cile, dal Nepal alla Mauritania, per arrivare alla numerosa rappresentanza degli Stati Uniti, dalla Francia accolta tra gli applausi per il salto mortale all’indietro del suo portabandiera. Calorosi gli applausi per il Giappone, l’ultima nazione a chiudere la sfilata con tutta la squadra al completo e festeggiata da fuochi d’artificio.
Solidarietà e condivisone, unità nella diversità, sono questi i principi di questa olimpiade, un pensiero costante legittimato anche attraverso un giuramento simbolicamente letto da 2 atleti e 2 giudici uniti dalla bandiera olimpica. Scatole di legno spostate da ragazzi provenienti da tutto il mondo per creare il sole simbolo di Tokyo 2020, 1824 droni accesi sopra lo stadio, cantanti famosi a rappresentare il mondo con le note di Image di John Lennon.
Parole di speranza da parte di Hishimoto Seiko e Thomas Bach, che ringrazia tutti per avere accettato di essere presenti con la speranza che il rispetto e la solidarietà aiutino a cancellare le discriminazioni.
Sfilano anche gli atleti scelti come rappresentanti dei cinque continenti chiamati a portare la bandiera olimpica e tra questi la famosa pallavolista italiana Paola Egonu.
Si materializzano i pittogrammi capaci di rappresentare tutti gli sport, un momento davvero spettacolare.
Il teatro della tradizione si fonde con la modernità del Jazz suonato da una grande pianista giapponese, il viaggio della fiaccola ripercorso attraverso le strade della Grecia e le 49 provincie del Giappone.
Quattro staffette, ognuna rappresentata da personalità, vecchie glorie dello sport nipponico, infermieri e dottori, un atleta paraolimpico perché si comprenda quanto la società civile sia al servizio dello sport così come lo sport per la società. L’ultimo atto, il più importante è affidato a Naomi Hosaka, la tennista scelta per accendere il braciere e aprire ufficialmente i Giochi Olimpici illuminati dall’esplosione di mille luci colorate!