È sempre un momento particolare quello in cui si finisce di vedere una serie TV, un momento paragonabile, a mio avviso, a quello in cui si chiude l’ultima pagina di un libro. Certo il percorso è ben diverso, le immagini e la trama di uno sceneggiato a puntate lasciano poco spazio alla nostra immaginazione, mentre le pagine scritte sono un fuoco che si alimenta solo grazie alla nostra fantasia. La fine però, lascia quella sensazione di aver terminato un percorso, un’ avventura o un vero e proprio viaggio emozionale all’interno di una storia. L’ultima storia che ho visto è stata quella dei giovani Summer e Ale raccontata in Summertime.
Summertime è una serie prodotta da Netflix, uscita in catalogo nel mese di maggio, diretta da Lorenzo Sportiello e Francesco Lagi, composta da otto episodi e liberamente tratta dal romanzo Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.
SUMMERTIME: LA SERIE
Ecco quindi svelato il collegamento con i libri, e, permettimi caro iCrewer, di prendere l’occasione con questo articolo di rispondere al grande quesito che poneva la collega Maura sul finire del suo pezzo dedicato a Il diavolo veste Prada: è più semplice fare un film avendo per mano un romanzo o viceversa? Credo che la risposta stia tutta nella storia della cinematografia. È una cosa meravigliosa sapere che tantissimi capolavori del grande schermo sono ispirati o tratti da altrettanto grandiosi romanzi.
L’idea che milioni di persone diventino fan di una saga cinematografica che in realtà è nata dal frutto della fantasia di uno scrittore mi manda in estasi. Sarò di parte, e su questo non c’è dubbio, ma a me sembra una grande rivincita di questa arte che purtroppo sembra essere sempre più di nicchia nei confronti dei sempre meno lettori che popolano la terra. Mi spiego: senza J.K.Rowling non ci sarebbe nessun Harry Potter da vedere al cinema o da giocare ai videogiochi, quindi, lunga vita agli scrittori!
Scusandomi per questa breve divagazione che ha rischiato di diventare una propaganda presa troppo sul personale, lascia che ti racconti brevemente le mie impressioni su questa serie ambientata in Romagna, per l’esattezza nella mia amatissima Cesenatico, luogo in cui almeno una volta all’anno, anche solo per due giorni, sento il desiderio di andare.
Come detto Summertime è liberamente tratta dal romanzo di Federico Moccia, e Tre metri sopra il cielo non ha certo bisogno di presentazioni. Ne consegue che la trama è incentrata sugli amori, le amicizie e le paranoie di un gruppo di ragazzi residenti in riviera durante tutto il corso dell’estate. Rispetto ai tanti film che hanno raccontato l’estate romagnola, in questa serie, la stagione balneare viene narrata dal punto di vista degli abitanti del luogo e non dei turisti o dei villeggianti.
Dunque, una volta finita la scuola, la necessità di trovare un piccolo impiego estivo, le giornate trascorse tra pomeriggi in spiaggia e feste notturne e la voglia di differenziarsi, o almeno provare a staccarsi dal luogo comune che imperversa nelle teste dei turisti.
La protagonista di Summertime è Summer, così chiamata dal padre trombettista jazz per via di quella famosa canzone di Ella Fitzgerald, ragazza introversa che soffre per la situazione non idilliaca del rapporto dei suoi genitori e che si innamora di Ale, un campione di motociclismo alle prese con una crisi esistenziale. Attorno a loro si muovono le storie dei loro amici che si intrecciano tra di loro confezionando un bel prodotto che ben fotografa una generazione che secondo me è troppo spesso sottovalutata.
Una menzione di merito spetta assolutamente alla colonna sonora: straordinaria! Un perfetto mashup tra il movimento indipendente che è esploso in italia negli ultimi anni e le storiche canzoni estive che abbiamo amato in film come Sapore di mare negli anni ’80. Ecco, a mio avviso Summertime è un Sapore di mare dei giorni nostri ed è lì a dirci che pur passando i decenni, l’estate è sempre la stagione degli amori che nascono e che finiscono nel giro di un mese, la stagione delle prime volte e la stagione in cui si imprimono ricordi indelebili legati ai vent’anni.
Ci scriverei pagine e pagine sui miei, ma lascio a te il piacere di percorrere le strade che portano ai tuoi, purché ciò non ti causi troppa malinconia.
Mi fa piacere apprendere, proprio in questi giorni, che Netflix ha confermato che durante questa estate, Covid-19 permettendo, si girerà la seconda stagione. Quasi quasi vedrò di andare a Cesenatico proprio in quei giorni 😉
TRE METRI SOPRA IL CIELO – FEDERICO MOCCIA
Tre metri sopra il cielo, il libro di Federico Moccia da cui è tratta la serie, può ormai essere considerato un classico della narrativa italiana. Uscito per la prima volta nel 1992 per una piccolissima casa editrice, inizialmente non ha avuto un gran risultato in termini di lettori. Sul finire degli anni novanta, però, questo romanzo rosa, ha cominciato a circolare tra i ragazzi dei licei romani, diventando uno dei libri più letti da quella generazione. La consacrazione agli inizi degli anni duemila con l’edizione targata Feltrinelli.
Il grande successo del romanzo è confermato dalla trasposizione cinematografica del 2004, con Riccardo Scamarcio nel ruolo di Step e Katy Saunders nel ruolo di Babi, i due protagonisti della trama del romanzo ambientata nell’alta borghesia romana.
Ho voglia di te e Tre volte te sono i due romanzi scritti dall’autore che segnano il seguito della storia, che nel 2007 è diventata anche un musical.
Le ragazze vestono secondo le mode dell’ultimo minuto. I ragazzi girano con i loro scooter o, meglio, con la BMW lunga, magari rubata al papà. Le ragazze si preparano ad incontrare il ragazzo della loro vita. I ragazzi si sfidano in prove di resistenza fisica, di velocità, di rischio. Sullo sfondo di una frenetica vita di clan, Stefano, detto Step, e Babi si incontrano.
Lei ottima studentessa, lui ottimo picchiatore, violento, passa i pomeriggi in piazza davanti al bar o in palestra, la sera in moto o nella bisca dove gioca a biliardo. Appartengono a due mondi diversi, ma finiscono per innamorarsi. Un romanzo di vite quotidiane, di noia, di fatica, di adrenalina e di violenza.
SUMMERTIME: IL LIBRO “NASCOSTO”
In conclusione di articolo, vorrei fare un esperimento, mettere nero su bianco una idea che mi ronza in testa da qualche settimana, ovvero prestare attenzione ai libri che compaiono nei film, o come in questo caso in una serie TV.
In Summertime, gioca un ruolo importante il libro Moby Dick , uno dei classici della letteratura americana scritto da Herman Melville nel 1851, non solo perché si tratta della lettura estiva della protagonista e perché passando di mano in mano il volume diventa il pretesto per i due innamorati di incontrarsi nuovamente, ma anche per il motivo che la storia dell’ossessione del capitano Achab per la famosissima balena bianca, può essere considerata una metafora di quelli che sono i veri rivali degli adolescenti, ossia loro stessi e le loro paure.
Moby Dick, pubblicato nel 1851, è considerato il capolavoro di Melville e uno dei grandissimi libri della letteratura americana e mondiale. Per la grandiosità della sua concezione e per il suo carattere allegorico è stato paragonato alla Commedia dantesca. Vi narra in prima persona la sua avventura Ismaele, che si imbarca come marinaio assieme a un ramponiere indiano sulla baleniera Pequod.
Il capitano della nave, Achab, un personaggio cupo che incute rispetto e timore nei suoi uomini, ha perso una gamba per colpa della balena bianca Moby Dick e ora vuole vendicarsene, a qualunque costo. Inizia così una lunga caccia. La snervante attesa dell’incontro con il cetaceo che sfugge al capitano offrirà al narratore l’occasione di meditazioni scientifiche, religiose, filosofiche e artistiche, all’interno della struttura del romanzo d’avventura per mare.
Intanto l’immenso oceano, con i suoi mostri e le sue profondità, si erge in tutta la propria potenza e imperscrutabilità dinanzi all’uomo, che gli può contrapporre solo una fragile esistenza, oscillante tra il bene e il male. Fino a che sopraggiunge la catastrofe finale, fatalmente presentita, quando Moby Dick distruggerà la baleniera e tutto l’equipaggio trascinando con sé Achab e il suo arpione. Solo Ismaele si salverà e potrà così raccontare la loro folle, ambiziosa quanto disperata, impresa.