Novak Djokovic torna a trionfare e ad essere il numero uno del tennis mondiale: vince a Melbourne gli Australian Open, da cui l’anno scorso era stato escluso per non essersi vaccinato contro il Covid e si lascia andare a un pianto liberatorio. Qualche articolo fa avevamo nuovamente dedicato lo spazio al campione serbo protagonista delle Nitto Atp Finals in casa torinese: una vittoria a cui il serbo teneva particolarmente e storica perché grazie a questo successo il tennista ha raggiunto sei titoli, eguagliando il record di Federer.
Ma torniamo agli Australian Open e vediamo nel dettaglio!
Australian Open: Djokovic vs Tsitsipas
Nel singolare maschile aveva bissato il successo del 2011 il serbo Novak Đoković, numero uno nel ranking mondiale, che aveva battuto in finale Rafael Nadal; in quello femminile aveva vinto Viktoryja Azaranka, che in finale aveva prevalso sulla russa Marija Šarapova.
12 anni dopo, Djokovic trionfa nuovamente: ottiene la vittoria in tre set con Tsitsipaas nella finale degli Australian Open e colleziona il successo numero 22 nelle prove del Grande Slam eguagliando il primato di Rafa Nadal.
Date le circostanze – ha commentato Djokovic – è la vittoria più importante della mia vita. Non è stato facile per me giocare questo torneo dopo quello che è successo lo scorso anno. È stata come una sfida vinta. Voglio ringraziare gli australiani e quelli di Melbourne per l’accoglienza.
I tre. Federer, Nadal, Djokovic e il futuro del tennis di Sandro Modeo
Un libro che passa in rassegna il tennis mondiale con i protagonisti che hanno segnato la storia è I tre. Federer, Nadal e Djokovic e il futuro del tennis di Sandro Modeo, edito da 66thand2nd: vediamo insieme un estratto dal libro e la sinossi!
Una settimana fa Novak Djokovic sembrava seriamente infortunato. Ma dopo averlo visto lasciare appena sei game negli ottavi di finale all’australiano Alex De Minaur e sette game nei quarti al malcapitato russo Andrey Rublev, sconfitto 61 62 64, nessuno può dubitare, e neppure lui stesso, del fatto che stia benissimo ed è il grande favorito di un torneo che ha vinto già 9 volte e in cui il rivale più temibile appare essere Stefanos Tsitsipas in una probabilissima finale. Ma lui ha battuto Stefanos 10 volte su 12.
Anche il Djoker (o meglio, persino il Djoker) soffre contro i topspin di Rafa. Persino lui, cioè, dotato di un rovescio bimane efficacissimo, integrato da non comuni facoltà atletiche di super-elasticità e reattività, va in difficoltà davanti a quel metro e mezzo abbondante di rimbalzo veloce.
Eppure, come ricorda di nuovo Simon Briggs, l’unica vera «criptonite» (o antidoto) di quel colpo esiziale è considerata da molti la «sintassi» o meglio la «metrica» dello scambio di Nole. In particolare, il famoso, caratteristico uno-due con cui prima «butta fuori» Rafa sul lato del rovescio, poi – sulla ribattuta – gira la palla così rapidamente verso il dritto da costringerlo a giocare il colpo in corsa.
Lo sport è di norma segnato dal dominio solitario di un individuo o di una squadra, oppure dalla sfida prolungata tra due campioni o due team: i duellanti, appunto. La supremazia e la rivalità sono inevitabilmente limitate nel tempo: si parla spesso di «ciclo», riferendosi a un corso che raramente supera il decennio. Il tennis del Ventunesimo secolo è invece un’eccezione notevolissima per tutto lo sport, perché inscena una contesa a tre (il regno di Federer, Nadal e Djoković) di una durata stupefacente.
Sandro Modeo cerca di illuminare questa eccezione coniugando pathos narrativo e scavo analitico, ricorrendo a un esteso ventaglio disciplinare, umanistico e scientifico: l’unicità dei Tre non può infatti essere liofilizzata in immagini logore e formulazioni vaghe come il «talento naturale», la «forza mentale» o la «capacità di soffrire». I Tre, in vent’anni, non hanno semplicemente alzato l’asticella dei record, ma hanno ridefinito il gioco e mutato la nostra stessa idea di record, conquistando complessivamente (al dicembre 2022) 63 tornei dello Slam.
La loro supremazia è stata tale da far parlare di «generazione perduta» per tutti quei tennisti che, durante il lunghissimo regno tripartito, ne hanno atteso invano il declino, dividendosi le briciole del pasto.
Roger, Rafa e Novak hanno continuato a vincere e a colonizzare i tornei più prestigiosi, come se il tempo restasse congelato, come se i match per determinare chi tra loro fosse il migliore di sempre non finissero mai. Fino a quando, nel settembre 2022, la vittoria del diciannovenne Carlitos Alcaraz agli US Open e il congedo di Federer hanno fatto intravedere (forse) l’alba di una nuova èra.