Ed eccoci al secondo appuntamento con la nuova rubrica di iCrewplay, Spazio ai classici che accende e punta i suoi riflettori sui libri cardine della storia letteraria. I cosiddetti classici. La Bibbia può considerarsi un libro classico? La risposta è semplice caro lettore: Dipende. E dipende da diversi fattori. Per un credente la Bibbia, oltre ad essere un classico informativo è un testo sacro, è Parola che non passa. Se non si è credenti, rappresenta uno dei primi libri che la storia del mondo conosce. Quindi, in ogni caso è un classico. Forse il libro più classico fra i classici.
La Bibbia, dal greco antico biblìa ossia libri, presenta due sezioni: Antico e Nuovo Testamento. A loro volta le due sezioni principali sono suddivise in sottosezioni che non starò qui ad elencarti dal momento che si parla di diversi volumi: essenzialmente l’Antico Testamento riguarda la storia antica del popolo ebraico, mentre il Nuovo riguarda la nascita di Cristo, il suo passaggio sulla terra e la promessa di salvezza eterna.
Mi perdoneranno i teologi o i critici con la K (quelli importanti e sapienti cioè), di aver ridotto al minimo la descrizione dei due Testamenti ma non è questo il luogo per approfondire e, cosa più importante, la sottoscritta non ha di certo le competenze per poter affrontare l’argomento Bibbia dal punto di vista teologico e probabilmente neanche da quello letterario: posso solo parlarne da un punto di vista personale, ossia da semplice lettrice e credente.
Una cosa è importante e da sottolineare: la parola Testamento traduce il latino testamentum che a sua volta traduce il greco antico diatēkē, che a sua volta ancora traduce l’ebraico bĕrīt, termine che ha significato di patto, accordo e anche promessa. Quindi, la Bibbia per i credenti sarebbe il libro delle Vecchie e Nuove Promesse o Patti o Accordi, quelli cioè, che Dio stabilisce con il suo popolo.
Tutte le Scritture sono state scritte per questo: perché l’uomo capisse quanto Dio lo ama e, capendolo, s’infiammasse d’amore verso di lui.»
Bibbia, un approccio controverso
Raccontare dettagliatamente il libro più classico dei classici non è certo impresa di ogni giorno, forse neanche di ogni mese nè di ogni anno: dalla notte dei secoli fior di menti eccelse, credenti e non credenti, hanno scandagliato i settantatrè libri, il termine specifico è canoni, di cui si compone la Bibbia cercando risposte a domande da sempre inesaudite. Perché è ovvio che dipende dalla Fede in Dio considerare o meno la Bibbia un libro sacro.
Innumerevoli e più o meno fedeli, sono state anche le traduzioni del testo biblico nel corso dei secoli, la cui origine si perde nella notte dei tempi: se è grossomodo possibile stabilire la data del Nuovo Testamento, facendola coincidere con la nascita di Cristo, è invece impossibile risalire alla data di inizio di quello Antico: esistono tesi e scuole di pensiero ma non esiste una certezza assoluta. Di una cosa invece si può essere “certamente certi”: la Bibbia è uno di quei libri che affascinano da sempre l’uomo, qualsiasi sia il modo di approcciarvisi.
Capire o interpretare la Bibbia?
E qui sta il busillis, caro lettore, capire o interpretare il testo o meglio i testi più controversi della storia del mondo. Da qualsiasi angolatura ci si approccia alla Bibbia non è di certo una passeggiata comprenderne i significati intrinseci. In primo luogo occorre conoscere le vicende e i fatti storici narrati in molti dei suoi libri: la Bibbia è anche la storia di un popolo e delle sue vicissitudini. Assolutamente non semplice è penetrarne il mistero più mistero di tutti: Dio che si manifesta agli uomini e stabilisce patti e accordi con lui.
La comprensione del significato della Bibbia, il modo in cui viene letta e la sua interpretazione, disciplina detta anche ermeneutica della Bibbia, è un fatto teologico, dipendente cioè dalle varie confessioni religiose.
Perciò la prima grande differenza nell’ermeneutica della Bibbia è quella fra ebrei e cristiani: sebbene ci sia una parziale affinità fra le due religioni (e certe forme di dialogo), dal momento che condividono una parte del canone delle scritture, esse hanno sviluppato diverse tradizioni di fede e quindi diversi metodi interpretativi ed ermeneutici.
Inutile girarci intorno: non si può leggere la Bibbia senza tenere conto di ciò che rappresenta. Neanche il più agnostico fra gli agnostici può leggerla come un libro qualsiasi. Una mente pensante è sempre aperta al dubbio e se fior di intelligenze, santità, poeti, scrittori, scienziati e chi più ne ha più ne metta, hanno perso il sonno sulle sue pagine non è certo per hobby. Il rapporto della creatura con il Creatore, i dubbi e le ragioni, le domande e le risposte, le verità accertate e quelle incerte, risiedono fra le pagine di quel libro che è il più controverso di tutti.
Bibbia e fede
Se la motivazione più urgente che spinge a tuffarsi fra i libri che costituiscono la Bibbia è la ricerca di Dio o il bisogno di approfondirne la conoscenza, non è improbabile restare completamente spiazzati da quanto si legge, specialmente all’inizio: alla luce del progresso e delle conoscenze umane, molti dei fatti narrati nelle prime pagine della Bibbia potrebbero apparire come favole belle per bimbi scemi. Da qui la necessità, almeno all’inizio, di una guida spirituale seria e preparata, un santo sacerdote dalle idee aperte e libere per capirci, che introduca alla lettura della Bibbia, specie nella parte che riguarda l’Antico Testamento.
La natura altamente simbolica del testo biblico può sconcertare in certi passaggi e non ti nascondo, caro lettore, che i miei primi approcci con l’Antico Testamento non sono stati dei più felici: pur sentendo come bisogno primario la volontà di approfondirne la conoscenza, non riuscivo a capacitarmi del fatto che Dio fosse descritto come vendicatore implacabile e apparisse di una crudeltà estrema in certi racconti contenuti nella Bibbia. Un Dio feroce e vendicativo che detta legge e non ha pietà per chi disobbedisce. Niente a che vedere con quel Dio morto in Croce per amore che aveva smosso le mie certezze di atea convinta e abbassato le difese di laica anticlericale.
Per questo è necessaria una guida spirituale seria e preparata: per spiegare il messaggio intrinseco e far capire simboli, allegorie e metafore di cui l’Antico Testamento è pieno. E inoltre, per far comprendere al neofita che tutte le vicende contenute non sono che la lunga preparazione a ciò che sarebbe venuto e che avrebbe segnato il tempo in prima e dopo. Uno spartiacque tra il vecchio e il nuovo, un altro accordo, un altro patto, un’altra eredità: la venuta di Dio sulla terra, Gesù e il suo messaggio d’amore e di salvezza raccontato dagli Evangelisti nel Nuovo Testamento.