Bentornato nella rubrica dedicata ai classici, amico lettore. Oggi valichiamo la linea di confine che c’è tra il classico della letteratura e quello del teatro, parlando de Il malato imaginario di Molière. A dire il vero si tratta proprio di una delle più conosciute commedie teatrali del grande drammaturgo francese, però, essendoci anche la trasposizione letteraria, posso azzardare che in questo caso le due nobili arti vadano di pari passo.
Ho scelto di dedicare un pezzo a questa opera sulla scia dell‘articolo scritto dalla collega Ileana qualche giorno fa, in occasione dell’anniversario dei 400 anni dalla nascita di Molière, visto che proprio lo scorso autunno mi è capitato di leggere il libro che riporta nero su bianco il testo dell’opera teatrale Il malato immaginario.
Il malato immaginario: un classico del teatro e della letteratura
Ho trovato un’edizione de Il malato immaginario, uscita per Giunti Editore nel 2004, per caso, sistemando delle vecchie scatole a casa dei miei genitori. Non ho potuto fare a meno di impossessarmene e, di conseguenza, leggerla.
Si tratta di uno di quei volumi inseriti in qualche collana speciale, con la copertina rigida e una ricca introduzione di Arnaldo Colasanti, curatore dell’opera. Uno di quei testi con le pagine a sinistra scritte in lingua originale, in questo caso il francese, e sulla destra con il testo tradotto in italiano. Lavoro a cura di Patrizia Valduga.
Apro una piccola parentesi: ho iniziato a innamorarmi delle note tecniche dei libri. Mi piace leggerle, cercarle, apprezzare il lavoro di chi contribuisce a rendere il manoscritto dell’autore un volume bello da tenere in mano.
La commedia Il malato immaginario è andata in scena per la prima volta il 10 febbraio del 1673. Fa impressione l’idea di essere ancora qui a parlarne, ma, come scritto da Ileana, Molière è tremendamente attuale! Si tratta di una commedia a tre atti, intervallati da altrettanti intermezzi riempiti con balletti. Andando a cercare informazioni sulla rete, sembra che i balletti siano stati inseriti per compiacere il gusto del Re Luigi XIV.
La trama di questo capolavoro può essere considerata una sorta di autobiografia dell’autore, che, curiosità, è morto il 17 febbraio del 1673 poche ore dopo la messa in scena dello spettacolo. Il protagonista è Argante, interpretato proprio da Molière, un capofamiglia ipocondriaco alle prese con diversi medici che approfittano delle sue paure. Attorno a lui ruotano diversi personaggi, tra i quali spicca l’irriverente serva Tonietta: il mio personaggio preferito.
Vanno in scena intrighi di famiglia, storie d’amore e di invidia spesso accompagnate da una buona dose di comicità.
L’opera, infatti, è una sorta di satira verso la classe dei medici di quel tempo, considerati da Molière avari ed egoisti. A loro vengono affidati nomi grotteschi che spesso inducono il lettore, o lo spettatore, alla risata. Il tema che però più mi sta a cuore è quello dell’ipocondria, un vero e proprio freno a mano per chi ne soffre.
Ti svelo una piccola curiosità: qualcuno mi ha battezzato con il soprannome Molière, e non per le mie capacità di scrittura, ma per quel pizzico di ipocondria che mi fa compagnia ormai da diversi anni. Mi prendono in giro dicendomi che sono il malato immaginario.
Ci rido e ci scherzo, ma mi rendo conto che soffrirne gravemente potrebbe essere un vero e proprio sabotaggio della propria esistenza.
Il malato immaginario è un testo che si legge con piacere, anche se non sempre facile e scorrevole. Del resto bisogna tener conto che si tratta di un’opera che ha quasi quattro secoli di vita. Mi piacerebbe molto andare a vederla rappresentata a teatro, chissà, magari quest’anno…
Intanto mi congedo augurandoti buone letture e riportando la breve sinossi che accompagna il volume che ti ho segnalato qualche paragrafo sopra:
Artefice e vittima della sua malattia immaginaria, Argan è un personaggio vivo e umanissimo che fingendosi morto riesce a smascherare coloro che danzano intorno al suo capezzale scoprendo i loro segreti. L’ultimo capolavoro di Molière ha conservato intatta nei secoli la sua comicità irresistibile e scoppiettante.