Sottoterra (Elison Paperback) è un giallo che mi ha lasciata perplessa. Il motivo? Potrei cominciare dal titolo. Mi ha fatto pensare al personaggio di turno intrappolato, suo malgrado, da serial killer e cadaveri da riesumare. In realtà, più che di cadaveri la scena del crimine è soprattutto affollata da figure felliniane di tutte le età e di tutte le specie. Si salva Fabio, giovane protagonista della storia, adolescente dall’intelligenza vivace per il quale, ammetto, ho fatto il tifo fino alla fine.
Sottoterra un passato difficile nascosto dietro la periferia romana
Non è facile mettere insieme i cocci di questa avventura surreale e catastrofica, Nel marasma temporale di
Il libro è un grande calderone di esistenze, ognuna segnata da un presente che, in qualche modo, risente di un passato pesante. Il tempo è proprio l’elemento di disturbo, a mio avviso, in tutto il contesto del giallo.
La ricerca del passato, necessaria per comprendere la realtà del momento, diventa alla fine un elemento che inceppa il discorso narrativo, troppi e incessanti i salti temporali ai quali l’autore si affida per descrivere e indicare i tempi di azione di ogni personaggio. Si poteva evitare.
L’atmosfera è invece quella giusta, riconosco i colori di un dialetto di periferia di cui conosco i toni e il significato; riconosco il litorale ostiense, il pezzo di lago che lo costeggia e che dà vita al mistero che, in breve tempo, coinvolgerà tutta la comunità. I primi segni di intolleranza si notano per la presenza di rifiuti davanti al portone di casa di un rissoso quanto indisponente inquilino di un condominio.
I fenomeni si susseguono costanti e questo basta per innescare micce sopite tra gli abitanti del quartiere. A questo si aggiunge uno strano ribollio nelle acque del Vascone.
Lo strano ritrovamento evoca leggende legate a misteriosi succhiapiedi, creature pericolose di cui nessuno vuol parlare ma che attirano la curiosità dei due adolescenti protagonisti della storia.
Sottoterra, Il coraggio di un ragazzo alla scoperta della verità
Chi sono Fabio e Cristina? Sono due ragazzi vivaci, allegri, di una freschezza naturale e molto avventurosi.
Nipote prediletto di una nonna vecchio stampo e di un nonno legato al passato da combattente partigiano, Fabio è un ragazzo speciale. È amante della pesca, intraprendente, intuitivo, molto intelligente, pronto nel momento del bisogno ed eccessivamente coraggioso, aspetto lo porterà a fare scelte discutibili e molto pericolose.
Cristina è più riservata, diffidente, lasciata troppo sola da una mamma distratta e concentrata su stessa, si lascia coinvolgere, suo malgrado, dall’istinto investigativo dell’amico deciso a risolvere lo strano enigma del piede mozzato. Il loro mondo è condiviso da Marco a cui è affidato il compito di dispensare perle di saggezza e di sbrogliare il bandolo della matassa.
La chiave per svelare l’arcano mistero non è semplice da trovare, tuttavia, i tempi narrativi per arrivare alla soluzione del problema sono magistralmente riempiti dall’autore con storie personali e segreti inconfessati.
Cosa mi ha colpito? Il coraggio coinvolgete del giovane e incosciente investigatore, il suo carisma, la consapevolezza di voler mettere la parola fine ad una storia allucinante perché la vita di tutti potesse ricominciare.
Insomma la lettura di Sottoterra mi ha provocato sensazioni differenti. Sono rimasta perplessa per la narrazione frenetica dagli eccessivi sbalzi temporali e per il finale, a mio avviso, troppo fantascientifico. Dall’altro lato, però, restituisce l’atmosfera dei quartieri di periferia, vivaci, simpaticamente collerici, ricchi di contraddizioni ma legati da radici più profonde. In questo Antonio Colacicco è davvero molto bravo.