Intervista a Marta Morazzoni, autrice de Il Dono di Arianna
Caro iCrewer come ti dicevo, presso Scrittori & Giovani, evento letterario che ti ho illustrato qualche settimana fa, ho potuto incontrare Marta Morazzoni, autrice de Il Dono di Arianna, romanzo che ho avuto il piacere di leggere e recensire.
Durante l’evento letterario l’autrice, vincitrice del Premio Campiello alla carriera nel 2018, si è dimostrata molto disponibile e ha risposto alle numerose domande che gli studenti hanno a lei rivolto. Ho pensato quindi fosse interessante riportarti qui quanto è emerso da questo evento.
Marta Morazzoni in un’introduzione ci ha confessato di non aver sempre desiderato scrivere, ma che questa sua ambizione è nata grazie alla sua tesi laurea; un testo che si dovuta costruire da sola e che le ha fatto apprezzare il percorso della scrittura, della ricerca, dello scrivere e dell’immaginare qualcosa di suo.
Durante il suo percorso di studi ha avuto molte suggestioni, ma un’opera più delle altre l’ha ispirata, si tratta di La Ricerca del Tempo perduto di Marcel Proust, dopo queste suggestioni ha iniziato a scrivere e lo ha fatto con un racconto, a cui ne sono seguiti altri. Quando è riuscita a crearne un buon numero ha pensato di far valutare quello che aveva prodotto, ha scelto una persona a lei lontana, così da ricevere una certa imparzialità di giudizio e quando questo critico letterario le ha risposto positivamente ha fatto editare i suoi racconti da un editore.
L’autrice ci ha poi confessato di non considerarsi propriamente una scrittrice, lei infatti si considera un’insegnante. Scrivere è un’esperienza un po’ avventurosa, una messa alla prova, è un viaggio che non sai come andrà a finire e se finirà quindi ha sempre avuto paura a considerarsi una scrittrice, perché se quello fosse stato il suo mestiere nei periodi di secca chi sarebbe stata?
Lei è una scrittrice per il piacere di esserlo, considerandosi questo non sente così traumatico il pensiero di non scrivere più, perché ha altro di valore nella vita.
È per inventare che scrive ed è la passione ciò che la spinge a farlo, nella vita ha scritto anche per un giornale, ma non è la stessa cosa, in questo caso non si scrive per inventare.
Attualmente ha scritto 13 libri che comprendono un arco temporale che va dal 1984 al 2019, ci sono stati momenti piacevoli, ma anche delle criticità e l’ultima esperienza è avvenuta grazie a un viaggio fatto in Grecia che l’ha portata nei luoghi che aveva sempre studiato e in cui Il Dono di Arianna è ambientato.
Questo viaggio le ha permesso di toccare con mano ciò che aveva studiato in particolare durante gli anni trascorsi al liceo Classico, camminando per questi luoghi ripercorre i suoi studi sul Mito, tema che è entrato nella sua vita a partire dagli studi classi, per poi intromettersi grazie ai suoi viaggi nel nord Europa e la letteratura degli scrittori di quei luoghi in cui il tema del Mito è sempre molto presente.
Le storie de Il dono di Arianna questo uniscono: lo studio, la dedizione, il viaggio e l’immaginazione dono con cui lo scrittore plasma la sua arte.
Ma veniamo ora a qualche domanda…
Qual è la storia de Il dono di Arianna che sente più vicina?
La storia che sento più vicina è Creta. È quella che ho fatto più fatica a creare, è la storia che più distorce la realtà. In Creta si narra della vicenda di Teseo e Arianna, l’abbandono di Arianna da parte di Teseo, ma anche di come Arianna sia la sorellastra del Minotauro.
Questo racconto è partito come un gioco, ho fantasticato su un protagonista che avesse perso la memoria per via di un trauma e con un viaggio introspettivo dovesse recuperare se stesso e l’accaduto.
Il problema è poi stato come far uscire la figura di Teseo da questo labirinto letterario che infine è confluito nella leggenda del Minotauro.
Perché il titolo: Il Dono di Arianna?
Il titolo è un elemento che solitamente non scelgo io, ma l’editore. Solitamente viene scelto un titolo che sia d’impatto per il lettore e questo è un compito dell’editore.
Arianna è tuttavia una figura molto importante nella mitologia, come dicevo è la sorellastra del Minotauro, è colei che salva Teseo, viene da lui abbandonata, ma si riscatta grazie al dio Dionisio o Bacco per i romani che la trova sull’isola di Nasso e la libera dalla sofferenza dell’amore perduto e l’editore voleva evidenziare questo legame con il mito e con il dono che Arianna fa a Teseo.
Perché i finali dei vari racconti sono aperti?
Per lasciare una maggiore libertà d’interpretazione nei lettori.
Qual è il suo autore preferito e i romanzi che preferisce leggere?
L’autore a cui mi sento più legata è Alessandro Manzoni, è una parte importante della mia esperienza da lettrice, ma anche per via della mia attività d’insegnante.
Da citare c’è Proust con il testo di cui vi ho già parlato e poi la narrativa degli scrittori nordici che adoro per la loro asciuttezza e in Italia vengono pubblicati dalla casa editrice Iperborea.
Concludo, infine con un’ultima interessante domanda: Come è nato Il Dono di Arianna?
Devo fare una suddivisione tra le cause remote e le cause prossime. Per quanto riguarda le cause remote devo inserire quello di cui ho già raccontato, ovvero l’interesse per il Mito, il viaggio in Grecia e la mia curiosità verso questo mondo.
Abbiamo poi le cause prossime: l’editore mi ha offerto un’occasione, si trattava di fare qualcosa che andasse un po’ controtendenza, voleva dei racconti che avessero come protagoniste delle donne assassine, lo ha chiesto a otto donne Italiane e personalmente ho voluto accettare e mi è subito venuta in mente la figura di Clitennestra e da qui è partito il tutto.
Qui si conclude il mio resoconto di questo simpatico evento, ringrazio Marta Morazzoni per averci portato in questo mondo così affascinate e ti saluto caro iCrewer alla prossima.