Intervista a Paola Pioppi, ideatrice del Festival “Passione per il delitto” che si svolge il 19 e il 20 Ottobre a Monticello Brianza.
Proprio in questo weekend, probabilmente proprio mentre stai leggendo questa intervista, si sta svolgendo a Monticello Brianza il “Festival Passione per il delitto”: una due giorni dedicata ai romanzi gialli ricca di autori, libri ed eventi collaterali. Come ho già scritto nell’articolo dedicato a questo evento, ho partecipato personalmente alla conferenza stampa di una settimana fa restando incredibilmente affascinato dall’entusiasmo e dalla passione con cui gli organizzatori hanno relazionato su quello che sarà il programma del weekend. Ho così avvicinato, in coda alla presentazione ai giornali locali, l’ideatrice del Festival Paola Pioppi e mi sono accordato per una intervista perchè era forte in me la voglia di conoscere qualche aspetto più profondo di questo Festival, senza limitarmi a conoscerne solamente il programma di questi due giorni.
Quindi se vuoi saperne di più sugli eventi in corso a Monticello Brianza o sugli autori presenti ti consiglio e ti invito di andare a leggere l’articolo che ho pubblicato ieri cliccando qui…Eventi: Festival “La passione per il delitto” a Monticello Brianza.
Altrimenti, o se lo hai già fatto, ti auguro buona lettura e lascio che sia la “mamma” del Festival a saziare la tua curiosità:
Ciao Paola, come detto sei ideatrice del Festival “Passione per il delitto”, ma ci piacerebbe conoscerti meglio. Di cosa ti occupi?
Sono giornalista, mi occupo di cronaca giudiziaria e nera per un quotidiano.
Come ti è venuta l’idea di un Festival “giallo”?
Nel 2002 il genere era ai suoi esordi in Italia, c’erano pochi autori molto differenti tra loro, ognuno fortemente caratterizzato nel suo punto di vista, che mi incuriosivano molto. Ma l’idea e la voglia di invitarli per raccontarsi, credo che mi sia venuta dopo la letture di un numero speciale di Micromega del 2002, e di una raccolta del Giallo Mondadori, dal titolo “14 colpi al cuore” uscita nello stesso periodo. Una vera illuminazione: di colpo tutti quegli scrittori li avrei voluti avere lì davanti a me. E sono andata a cercarli.
Come è nato, quali sono state le difficoltà e quali le soddisfazioni?
Il festival è nato nell’autunno del 2002 invitando 12 autori suddivisi in tre domeniche. Le difficoltà sono state contattare questi scrittori e invitarli: non avevo nessuna esperienza di questo tipo, li avevo cercati uno per uno, andando ai loro incontri di presentazione dei libri e aspettandoli alla fine. La soddisfazione è stata vedere subito che questa idea piaceva al pubblico, che si poteva riproporre.
Perché la scelta di Villa Greppi come luogo per il Festival?
Avevo un’idea ma non un posto in cui realizzarla. Mi sono guardata in giro e una mattina sono andata a suonare il campanello del Consorzio Villa Greppi, che ha sede nella villa. Gli ho proposto di realizzare un progetto insieme: io avrei messo l’idea e l’organizzazione, loro la location. Hanno accettato subito.
Come contatti gli autori?
In tanti modi. Moltissimi ormai li conosco, sono diventati amici. Di qualcun altro cerco il contatto attraverso conoscenze comuni, ma spesso mi affido agli uffici stampa, soprattutto se si tratta di grossi gruppi editoriali. Anche in questo caso si tratta di persone che conoscono il festival, con cui collaboro da anni, e che fanno un ottimo lavoro nel proporre gli autori e fare da tramite.
In questa edizione il Festival diventa maggiorenne, come è cambiato nel corso di questi diciotto anni? E il pubblico?
Il festival è cambiato tantissimo. Durante i primi due o tre anni si è arricchito di iniziative, ma anche di ospiti, arrivando fino a 70 persone per ogni edizione, negli anni in cui ogni editore rincorreva il successo di questo genere e aveva creato la sua collana di gialli. La passione per il delitto durava due settimane, era un carrozzone pazzesco e ricchissimo in cui passava di tutto: scrittori, artisti, forze di polizia che facevano dimostrazioni, bambini che si divertivano a risolvere misteri. Abbiamo fatto edizioni con scrittori che arrivavano da mezzo mondo, come Jeffery Deaver o Joe Lansdale, i thrilleristi dal Nord Europa, i noiristi dalla Francia. Le anteprime nazionali dei romanzi di Giorgio Faletti, con tre o quattrocento copie del libro vendute in una manciata di minuti. Le dirette televisive con la Rai la domenica pomeriggio. Per dieci anni il festival è stato esplosivo. Poi ci siamo spostati a Lariofiere, un centro espositivo a pochi passi da Erba, la manifestazione è stata ripensata e ridotta a un fine settimana, ma contemporaneamente il mondo editoriale stava andando incontro a una sorta di involuzione che è durata alcuni anni, che fortunatamente ora si è conclusa. Si pubblicava di meno, c’erano meno libri da presentare, si faceva quasi fatica a convincere il pubblico che il genere aveva ancora un suo senso. Oggi torniamo a Villa Greppi: da un lato è come sentirsi ancora a casa, ma dall’altro questa edizione sarà una specie di anno zero, che ci servirà per riambientarci in questo luogo bellissimo. Il pubblico non ha mai smesso di seguirci. E’ cambiato, aumentato e diminuito, ma ogni anno mi sorprende e mi commuove trovarmi davanti a volti che ci sono sempre stati.
Nel nostro contesto storico, che io ritengo un po’ avaro di interesse per i libri e per la cultura, che riscontro trova un festival come questo?
Il festival funziona, la gente si appassiona, si interessa. Accorcia le distanze con chi scrive i libri, si lascia coinvolgere ed entusiasmare. Acquista libri, accetta consigli di lettura che porta con sé per mesi. In questo festival ognuno ha la possibilità di sentirsi un po’ protagonista di qualcosa, e lo fa attraverso la condivisione della passione per la lettura.
Ci racconti un aneddoto che più ti porti nel cuore legato agli anni passati del Festival?
Potrei dire molte cose belle, tra cui le amicizie vere e solide che sono nate grazie alla Passione. Sono successe cose indimenticabili, andate anche al di là di quello che mi ero immaginata, rimaste quasi uniche: l’elicottero della Guardia di finanza atterrato nel parco o decine di bambini in silenzio ad ascoltare una lettura. I grandissimi nomi della narrativa, che quando li vedevo entrare quasi non ci credevo. Il gruppo di volontari che si era creato spontaneamente attorno al festival, diventati un pezzo fondamentale. E l’unica fotografia della mia vita in cui ho una faccia simpatica, scattata a tradimento da una finestra della villa da un amico a cui avevo vietato di farmi foto.
Quali sono i tuoi autori di gialli preferiti? Che altri generi leggi?
Amo molto i noir. Non ho bisogno del finale consolatorio, ma voglio che il libro mi sorprenda, che non sia banale o assurdo. Questo vale anche per gli altri generi narrativi. Mi piacciono le storie che vanno nel profondo, anche quando rimangono incomplete, perché sono le più vere e interessanti. Mi piacciono Caryl Ferey, Guillermo Arriaga, Helen Humpreys, Antonio Dal Masetto, Claudia Pineiro. Ma poi leggo un po’ di tutto.
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro per questo festival?
Non lo so nemmeno io: che continui a esistere e a piacere. Che diventi sempre di più un pezzo di territorio, capace di creare radici e coinvolgere persone. Di generare idee e amicizie, come avvenuto in questi anni. E di formare lettori.
Ringrazio Paola per la disponibilità e per la pazienza, e invito te, lettore che magari leggi dalla Brianza, a non perdere altro tempo e correre a Monticello a immergerti nel parco di Villa Greppi e lasciarti catturare dal “giallo“. Hai tempo fino a domani sera (domenica 20 ottobre) alle 18.00.