L’intervista impossibile, ma che tutti avremmo voluto leggere, a Manuel Vázquez Montalbán
A seguito della resurrezione del detective Pepe Carvalho, il suo creatore, lo scrittore Manuel Vázquez Montalbán, morto nel 2003, concede un’intervista esclusiva a Carlos Zanón, autore del nuovo romanzo. Il morto assicura che continua a scrivere, ride spesso e segue anche la politica. Come promesso, traduciamo l’intervista impossibile di Carlos Zanón a don Manolo Vázquez Montalbán. È stata pubblicata su El País del 17 gennaio 2019.
I titoli dei libri li ho lasciati in originale, non perché mi facesse fatica tradurli, ma perché mi pareva che rendessero l’intervista più autentica, poi ormai è facilissimo reperire qualunque ulteriore informazione in rete. Il fu Vázquez Montalbá segue la politica dall’aldilà, ma ho eliminato alcuni riferimenti all’indipendenza catalana, poco attinenti col romanzo e poco significativi per il lettore italiano. Il Carrillo di Asesinato en el Comité Central è Santiago Carrillo, iconico leader del Partito Comunista Spagnolo. Adesso dovresti sapere tutto quel che c’è da sapere e possiamo cominciare. La parola ai due scrittori.
—CARLOS ZANÓN: salve, sono io.
—MANUEL VÁZQUEZ MONTALBÁN: Lo so.
—CZ: Era un modo per cominciare.
—MVM: Immagino che abbia maniere migliori di farlo.
—CZ: Suppongo che lo abbia letto.
—MVM: Cosa? Ah, il libro.
—CZ: Non le chiedo se le è piaciuto.
—MVM: No?
—CZ: Non si offenda, ma credo che questo non mi importi molto. Doveva piacere a me. Quando uno scrive un libro, o lo fa suo o non scrive nulla.
—MVM: Suona un tantino arrogante.
—CZ: Non volevo.
—MVM: Ma credo che abbia ragione. Lo ha scritto in prima persona.
—CZ: Sì, era un modo di mantenere le distanze. Lei non ha mai avuto la tentazione di scriverlo in prima persona? A volte imbrogliava. Utilizzava la terza persona, ma era una prima persona camuffata.
—MVM: Sì, a volte lo pensavo anch’io. Juan Marsé me lo diceva sempre. Ma lei crede che questo importi a qualcuno?
—CZ: Mentre scrivevo il libro mi chiedevo se le sarebbe piaciuta l’idea che qualcuno maneggiasse il suo personaggio.
—MVM: Sono sempre preferibili i mercati ai musei. Si è comportato bene il ragazzo?
—CZ: Carvalho…? Sì, suppongo. Alla sua maniera selvatica, ma sì. A volte mi sfuggiva, qualche volta ero troppo io e altre volte non riuscivo a riconoscerlo.
—MVM: Se la può consolare, credo che questo succeda sempre coi personaggi che hanno coscienza di se stessi. Mi sarebbe dispiaciuto che si beffasse di lui.
—CZ: Non lo ho fatto, ma non ho nemmeno sparso incenso. Nemmeno su di lei.
—MVM: Ben fatto. Per rispettare uno scrittore basta non plagiarlo.
—CZ: O impostare la sua voce e i suoi gesti.
—MVM: Mi hanno detto che si è innamorato.
—CZ: Anche lei lo ha fatto innamorare. Due volte.
—MVM: Vero, ma mai niente di serio.
—CZ: Beh, qui ha dubbi. Sta diventando vecchio e ha paura di essersi protetto troppo.
—MVM: Mi viene quasi la voglia di leggerlo.
—CZ: Lo faccia. Mi importerebbe che lo leggesse e le piacesse.
—MVM: L’ho aperto a caso e lei lo fa tornare al suo ufficio. Mi è venuto un attacco di nostalgia, totalmente inappropriata, lo riconosco. Uno deve stare attento alla malinconia, soprattutto se è morto.
—CZ: Com’è (la morte, ndr)?
—MVM: La morte va a giorni e dipende da chi si incontra. In realtà non cambia tanto da quando si è vivi. Buoni e cattivi sono mescolati. Io non me ne sono sorpreso, ma c’è chi la prende male. Credo, in tutta sincerità, che sia meglio così. È come essere a una festa. Il peggio è che se ti annoi non te ne puoi andare. Ma lasciamo perdere. Mi dica, lo ha fatto mangiare bene?
—CZ: Continua a cucinare bene.
—MVM: Questa non è una risposta alla mia domanda.
—CZ: Lo so. A volte lui la rimpiangeva. Me ne sono accorto.
—MVM: Sono stati tanti anni e 24 libri, secondo le ultime statistiche.
—CZ: Almeno la prima riga l’ha letta.
—MVM: E l’epigrafe. Juan Gelman: gran poeta. Mi rimpiangeva? Non so se Carvalho mi volesse molto bene. A volte pareva molto arrabbiato con me. Talvolta si lagnava dell’eccesso di ironia che gli rovesciavo addosso, del rito di bruciare i libri e di condannarlo a seguire indagini indegne.
—CZ: Conosco le sue lamentele. Ho visto il suo lavoro teatrale qualche tempo fa a Sant Cugat. Carvalho voleva liberarsi del suo autore mentre arrostiva con tutto il suo affetto una zampa d’agnello.
—MVM: Accidenti, si rappresenta ancora. Non lo avrei mai detto. Gli danno sempre incarichi da “annusamutande”? Almeno per i suoi clienti, la crisi deve essere passata e ora Carvalho dovrebbe vivere un po’ meglio.
—CZ: Risposta difficile. È stato abbastanza sveglio da circondarsi di metodi efficaci. Lavoro collaborativo, orizzontale, cose del genere. Puro secolo XXI.
—MVM: Arrivo a immaginarlo.
—CZ: Per il resto, riprende i suoi gesti. È lo stesso essendo altro. Almeno, questo era il mio intento. Sa? Noi ci siamo conosciuti di persona. Non si ricorderà…
—MVM: In effetti, non mi ricordo. Ma, perché non ci diamo del tu? Se è per l’età, lei continua a compiere gli anni, in poco tempo sarà più vecchio di me.
—CZ: Mi rimane difficile. Come a Biscúter con Carvalho. Ma non per l’età; per i galloni. Io in queste cose ci credo.
—MVM: Fa tenerezza la sua vis militare.
—CZ: Le dicevo che ci siamo conosciuti. Quando uscì il mio primo libro di poesie, El sabor de tu boca borracha, volli che me lo presentasse lei. Ho chiamato la redazione di El País di Barcellona. La contattai e mi dette appuntamento al Velodromo, in calle de Muntaner…
—MVM: Il Velodromo… Me ne ero quasi dimenticato. Alla fine ho presentato il suo libro?
—CZ: No, ma fu molto amabile. Io volevo parlare dei libri di Carvalho e lei mi chiedeva solo di poesia. Di cosa scrivevamo noi giovani, chi leggevamo.
—MVM: Chi lo presentò, alla fine?
—CZ: Un amico. Alla fine venne Manolo García. Era, è, un cantante. Le ricorda qualcosa El Último de la Fila?
—MVM: La musica moderna era qualcosa che non mi sono potuto permettere. Per lealtà alle radio dei patios luminosi, ai francesi e a Brigitte Bardot.
—CZ: Ora a Carvalho piace apertamente Charles Aznavour.
—MVM: Aznavour va per qui, ma non ci siamo incontrati. Se ne andrà in giro a cercare la Moreau. So che il libraio, Camarasa, lo ha incontrato. Ma non c’è fretta. Sa, l’eternità e queste cose.
—CZ: Mentre stavo scrivendo il romanzo pensavo di chiederle consigli, se fosse stato possibile, ma la verità è che avvicinarsi molto a Vázquez Montalbán intimidisce. Ha qualcosa di totemico. Bisogna perdere un po’ di paura; altrimenti non si va avanti. E non ascoltare i carvalhiani per poter far qualcosa con quello che è suo.
—MVM: Però dovrebbe chiedermi qualcosa. Se fossi io al suo posto avrei mille domande.
—CZ: Lei era giornalista.
—MVM: E lei no?
—CZ: No. Aspetti… Qualche volta è stato geloso del suo personaggio? Nel senso che fagocitava tutti gli altri libri che aveva scritto.
—MVM: Geloso, no. A volte disturbava, ovvio. L’impatto di Carvalho eclissava qualche altra delle mie opere, ovviamente, ma io facevo quello che potevo. In più serviva perché nessuno – anche maliziosamente – dimenticasse che scrivevo anche altre cose. Libri diversi che senza Carvalho mi sarebbe costato di più pubblicare o non sarebbero arrivati a così tante persone. Io ho una domanda per lei: perché ha accettato di far rivivere Carvalho? Per soldi?
—CZ: No, anche se non trovo sbagliato che ti paghino molto e bene per il tuo lavoro. Semplicemente me lo hanno proposto e mi sono illuso. Era come se ti offrissero di scrivere uno Spiderman. Qualcosa del genere. Non ho intellettualizzato molto i miei desideri. Mi sono ricordato di un amico di L’Hospitalet che mi passava Los mares del Sur o Los pájaros de Bangkok come se ti passasse musicassette o fumetti. Pura cultura popolare. Ricordo i suoi libri e El misterio de la cripta embrujada o El laberinto de las aceitunas di Mendoza. Anche i racconti di Cortázar o El amor en los tiempos del cólera.
—MVM: Mi fa venire sempre di più la curiosità. Mi dica almeno di cosa parla il libro.
—CZ: Dovrà leggerlo. Le posso spiegare il primo argomento che non ho utilizzato.
—MVM: Va bene, è il male minore.
—CZ: Carvalho uccide il suo autore all’aeroporto di Bangkok. Fuster sospetta e incalza il detective fino a quando confessa che lo aveva progettato, ma poi non lo ha fatto. Credevo che quasi nessuno avrebbe riso.
—MVM: Io rido di tutto. Non sarebbe stato male. Da morto ti piace leggere solo la fantascienza. Sa: libri di economia, sociologia e avvistamenti alieni. Quando vogliamo divertirci leggiamo Vite dei Santi. Il libro che ha scritto Aznar su se stesso era molto divertente. Ci abbiamo riso parecchio qua.
—CZ: Della serie Carvalho, quale le piace di più?
—MVM: Asesinato en el Comité Central. Non c’è nulla come uccidere Carrillo.
—CZ: Non dica una cosa del genere, questa parte del libro la brucerei.
—MVM: Eresia! Zanón, comincia a starmi simpatico.
—CZ: Mi incanta come lei sembrava capire la realtà nella sua interezza. Come se avesse tre o quattro chiavi universali che le permettevano di aprire qualsiasi porta.
—MVM: C’era molta intuizione. Sono uno scrittore più intuitivo di quanto alcuni credevano. Non mi avrà fatto un romanzo intellettualoide e pesante, no? Un romanzo ha l’obbligo di divertire. Ancora di più i gialli. E denunciare il sistema che è sempre colpevole, come ha detto qualcuno degli americani.
—CZ: Per questo mi piace molto Quinteto de Buenos Aires. Mi immaginavo qualcuno, un campione di pugilato che torna per dimostrare e dimostrarsi chi è. Sono stato sul punto di prendere Elvis come esempio.
—MVM: Anche a me piace particolarmente Quinteto. In Argentina, in quegli anni, l’ingiustizia faceva male appena camminavi per le strade di Buenos Aires o parlavi con la gente. Il romanzo deve indicare l’ingiustizia, il dolore che non si vede. Poi ognuno tragga le proprie conclusioni.
—CZ: Questo era il profumo Carvalho, dal mio punto di vista. Conoscenza e delusione.
—MVM: Conoscenza e delusione, effettivamente. Piacere, solitudine e qualche donna, meglio eterodosse, con le quali incontrarsi qualche volta. Sono elementi che rimangono in tutti i libri che ho scritto da allora.
—MVM: Che vuol dire? Continua a scrivere anche lì?
—CZ: Certo. Non sono l’unico. Dovrebbe vedere Balzac o Jack Kerouac. Con qualcosa bisogna ammazzare il tempo. Da queste parti c’è anche Bertolucci; e è un po’ disorientato con le norme di ammissione. Il mio italiano di film, di arte e saggi potrebbe essergli di aiuto; poi è un vecchio compagno.
—MVM: Non so se torneremo a parlare.
—CZ: Un giorno, chissà, magari solo per parlare di Messi. Scriverà altro su Carvalho?
—MVM: No.
—CZ: Credo che disprezzi la sua capacità di seduzione.