INTERVISTA ALLA POETESSA LORENZA AUGUADRA
Caro iCrewer con questo articolo ti porto alla scoperta di Lorenza Auguadra, una scrittrice della provincia di Como, che nel mese di settembre del 2019 ha pubblicato il suo ultimo libro Sbagliare è umano.
Lo farò nel modo che preferisco, parlandone direttamente con l’autrice, in questa interessante intervista che gentilmente Lorenza Auguadra mi ha concesso, in modo da lasciare che sia lei a raccontarsi attraverso le sue parole, la sua storia e i suoi versi.
Buona lettura.
CHI È LORENZA AUGUADRA?
Ciao Lorenza, benvenuta su libri.iCrewplay e grazie per aver accettato di fare questa chiacchierata. Ci racconti un po’ di te?
Io sono persona che ha avuto per Liceo la strada e per Università la fabbrica e da lì sono partita a costruire la mia vita. Da anni milito in un’organizzazione sindacale e da tempo mi occupo della tutela dei diritti dei lavoratori, di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche attraverso l’attività di formatrice. Scrivere è la mia seconda “occupazione”.
E noi di questa vogliamo parlare. Quando hai iniziato a scrivere? Ricordi un aneddoto legato alla scintilla che ti aperto le porte alla nobile arte della carta e della penna?
Ho iniziato a scrivere in età adolescenziale. Non ricordo un aneddoto ma, credo, la scintilla sia stata la necessità di provare a vivere senza che la vita mi soffocasse. Dalle periferie del tempo alla nobile arte della carta e della penna, come tu dici: non fu un pensiero consapevole e razionale, ho capito più tardi su quale sentiero ero approdata!
Ti ho presentato come poetessa. Scrivi solo poesie? O ti cimenti anche in racconti, romanzi o qualsiasi altra forma di scrittura?
Non scrivo solo poesie: il mio esordio editoriale avvenne nel 1997 con una raccolta di fiabe Gelato a colazione . Con il tempo ho scoperto in me la passione storica, ma con un’attenzione particolare rivolta a volti e persone che non finiscono nei libri di storia, né nelle pagine dei giornali.
Mi riferisco a miei lavori che sono diventati altrettanti libri: Ho visto sorgere il sole a Sarajevo, uscito nel 2015 per Àcàrya di Como e I francescani secolari a Cermenate, pubblicato nel 2017 da Dominioni di Como. Nel primo libro racconto dell’esperienza che ho vissuto a Sarajevo, alcuni anni dopo la conclusione del conflitto bellico nei Balcani alla fine del secolo scorso; nel secondo libro parlo dei laici di san Francesco nella realtà di Cermenate, paese della provincia lariana, nell’arco di tempo che va dal primo convento francescano della fine del XV secolo ai giorni nostri.
Perché la poesia?
Perché tocca corde che altre forme di scrittura non riescono a far vibrare, almeno non per me e in me.
Quali sono i tuoi poeti preferiti?
Ti faccio qualche nome, provando a staccarmi dal genio che ho amato da subito: Giacomo Leopardi. Vittorio Sereni, Giorgio Caproni, Alda Merini, Mariangela Gualtieri, Roberta Dapunt, e il fondatore del Realismo Terminale Guido Oldani.
Cosa ispira le tue poesie? Quanto c’è di Lorenza Auguadra in quello che scrivi?
Sicuramente quello che vivo nella quotidianità, sì lo stare in situazione e, in questo, c’è molto di autobiografico.
SBAGLIARE È UMANO: IL LIBRO
Veniamo al tuo libro Sbagliare è umano, ce lo presenti in poche righe?
E’ un viaggio nella realtà carceraria, tra Bollate (MI) e il Bassone (CO). E’ quanto io ho visto e sentito nelle occasioni che ho avuto di entrare in quelle due realtà di detenzione, da “visitatrice” non da detenuta: la differenza è abissale! L’ho strutturato come fosse un calendario, un ipotetico anno, da gennaio a dicembre, a indicare lo scorrere del tempo che, per alcuni, si declina in tre parole pesanti come pietre: “fine pena mai”.
Nel libro, mese per mese, ho fatto parlare i diversi punti di vista che abitano la dimensione carceraria: del detenuto, certo, con uno sguardo particolare rivolto alla condizione femminile e dal poliziotto penitenziario alle vittime di crimini efferati. Solo con la poesia potevo realizzare questa narrazione!
Cosa ti ha spinto a scrivere delle poesie, addirittura un libro, sul tema delle carceri?
Soprattutto dopo essere stata a Bollate ho sentito il bisogno di “liberarmi” da quella esperienza che in me pesava come un macigno: solo la poesia avrebbe potuto liberarmi e far uscire una narrazione che ho poi deciso di pubblicare. Riprendendo in mano quel dattiloscritto mi sembrava doveroso arrivare al cuore di più persone con il tema della realtà carceraria, con il suo carico di peso, di dolore e di condanna, sia per le vittime che per chi ha commesso reati.
Dal momento che la poesia e la realtà carceraria sono due mondi non proprio leggeri, ho pensato al linguaggio musicale e alla recitazione quale formula che, a mio avviso, potesse arrivare meglio agli uditori. Il libro, infatti, è dotato di un QR code, grazie al quale è possibile l’ascolto sia dei testi sia di alcune poesie che sono state musicate dai Poeticanti (Roberta Turconi, attrice e Paolo Provasi, musicista) e che sono diventate delle vere e proprie canzoni.
E’ un elaborato pensato anche per non vedenti. Insieme ai Poeticanti – Coronavirus permettendo – proseguirò nella presentazione di questo lavoro.
A proposito di questo, la cronaca, in questi tempi di pandemia ha fatto emergere questa tematica delle carceri, che idea ti sei fatta di quello che è successo, e che sta succedendo?
Quello che sta succedendo realmente nelle strutture carcerarie, al di là di quanto ci viene raccontato, lo dovremmo chiedere direttamente a chi il carcere lo abita: i detenuti, ma anche chi lì lavora, come il personale di Polizia Penitenziaria. L’idea che mi sono fatta è che il Coronavirus ha portato alla luce e all’evidenza di tutti molte tematiche che stavano esplodendo, fra esse quella delle carceri.
Il sovraffollamento è un problema che viene da molto lontano e che, in questo Paese, non è ancora stato risolto, così come l’applicazione dell’articolo 27 della nostra Costituzione, sul recupero della persona che ha commesso sbagli. In Italia non c’è la pena di morte – e dico, giustamente -, ma non possiamo letteralmente lasciare marcire in pochi metri quadrati di galera degli esseri umani. In questo tempo di Coronavirus in quelle realtà è difficile mantenere la distanza necessaria fra le persone, per ora unico antidoto a questo virus mortale.
Rimanendo in tema di Coronavirus, tu come stai vivendo questi giorni? Come per molti altri artisti, questa epidemia e il nostro stile di vita che cambia sono fonte di ispirazione. Hai già scritto qualcosa a riguardo?
Sto vivendo questi giorni agli arresti domiciliari come molte persone, in Italia e nel mondo: ed è già un privilegio, se consideri che molti non hanno una casa. Sto lavorando in Smart Work, ma non vedo l’ora di riprendere pienamente l’attività professionale. Scrivo meglio quando sono libera di vivere il mio tempo, non quando mi trovo in cattività, comunque ho scritto e sto scrivendo qualche poesia.
Tornando al libro, di recente è stato selezionato come finalista al Premio Internazionale Alda Merini di Brunate, Como. Che emozioni prova Lorenza Auguadra a riguardo?
Aspettiamo! Vediamo cosa deciderà la giuria, poi richiamami e vedremo come articolare meglio la risposta. E’ solo per dirti che preferisco parlare a cose fatte. Certo, considerata la particolarità dell’argomento trattato, non ti nascondo che mi ha fatto piacere ricevere la comunicazione che Sbagliare è umano si trovi nella rosa dei finalisti.
Como, o meglio la provincia di Como, che è il territorio dove vivi. Come influenza, e quanto è presente nelle tue poesie, la tua terra?
La mia terra è il tempo che vivo e dove si posa il mio sguardo, in questo c’è la realtà geografica in cui mi trovo. Credo che se abitassi in una realtà diversa dall’Occidente il risultato della mia scrittura sarebbe differente, perché condizionato da volti, luoghi e realtà sociali diversi.
Ti faccio una domanda in riferimento al momento in cui scrivi, ti lasci trasportare dalla tua ispirazione senza condizionamenti o pensi a come poi il lettore andrà a percepire le tue emozioni?
Quando scrivo ci sono io, ci mancherebbe. Il lettore non ha ancora violato la mia stanza interiore, poi, quando l’elaborato viene reso pubblico, mi metto in disparte e ascolto le reazioni o emozioni che suscita. A volte mi sorprendo nel vedere quanto è stato colto dal lettore, quasi sempre vivo la sensazione dell’abbandono: il figlio che lascia la madre, che vive di vita propria. Forse è proprio questo senso dell’abbandono che mi porta a cercare e a partorire un altro figlio: una continua maternità. Spero che la menopausa della scrittura tardi ad arrivare.
Hai già pensato a cosa farai non appena si potrà tornare alla normalità? O meglio, hai dei nuovi progetti che al momento sono per forza di cose “congelati”?
Considerata la precarietà dell’esistenza meglio non fare progetti a lunga scadenza, anche se vorrei riprendere a presentare il mio ultimo libro e a toccare menti e cuori sulla realtà carceraria e la cultura della reclusione. Quello che ti posso anticipare è che quando si riaprirà il tempo della normalità aspetterò ancora un giorno prima di uscire dalla dimensione domestica, semplicemente perché fuori ci sarà troppo affollamento.
Io sono un’anima di solitudine piena di silenzio: meglio passare con prudenza, senza strappi violenti, dalla propria casa – fisica e interiore – allo spazio debordante delle città inquiete.
CONCLUSIONI
Ringraziando nuovamente Lorenza Auguadra per la disponibilità e l’accuratezza della risposte, spero, caro iCrewer, di averti presentato una autrice che abbia stuzzicato la tua curiosità.
Non solo, per gentile concessione della poetessa, ho anche il piacere e l’onore di chiudere questo articolo con una poesia scritta dall’autrice proprio in questi giorni di quarantena:
LA CYCLETTE
Come un programma fisico di esercizio
senza destinazione se non immediata
dentro la distanza di sosta forzata,
è la fatica di smart working sul divano
sgranchire i polpacci sulla via del Calvario,
è il triduo dell’umano battuto dal virus coronato.
Certo che presto lo inchioderà sulla croce
la scienza moderna fra due ladroni:
spirerà in un tempo non lontano,
risorgerà un uomo nuovo.
Lorenza Auguadra