Che bello essere un principe… però….
Amici di iCrewplay, nei giorni scorsi, mi è capitato di ricevere un invito per una riunione culturale con ospite, e fin qui tutto nella norma, se non fosse che, guardando meglio, mi sono resa conto che l’ospite non era un ospite qualsiasi, tutt’altro… secondo voi, potevo farmi scappare la possibilità di conoscere Antonio Caprarica, scrittore, inviato RAI, corrispondente da Londra, amico della Regina Elisabetta? E allora mi sono messa in macchina, mi sono sciroppata un bel pò di km ma credetemi ne è valsa la pena, perchè ascoltare Caprarica, nell’intervista a noi dedicata, è stato un piacere… ascoltate…
Arrivo in questa chiesetta, molto intima, dove tutto è stato preparato a dovere dall’Associazione FIDAPA, io come al solito, trafelata e, lo ammetto, molto emozionata, faccio segno che ci sono, la sala è piena di gente e lo intravedo, giacca celeste turchina con profili bianchi, molto British, accompagnato dalla sua bellissima moglie russa. Per un attimo ho avuto il timore di non riuscire a realizzare nulla poi, ho preso il coraggio a due mani e l’ho trascinato in un angolo riservato… e la nostra intervista, dopo i convenevoli di rito, ha avuto inizio…
Scrittore, saggista, più di diciotto libri dall’ 86 fino ad ora, ma soprattutto, inviato, prima in Medioriente, Francia e Russia poi nove lunghi anni in Inghilterra, uno dei maggiori conoscitori della famiglia Windsor…
Si, è vero, soprattutto come osservatore delle cose, della società, della cultura del mondo anglosassone; onestamente, non ho una grande vocazione monarchica, tutt’altro, sono profondamente repubblicano, tuttavia, naturalmente, chiunque voglia capire l’Inghilterra, la sua civilizzazione, il suo modo di essere, il modo in cui ha costruito la sua cultura, una ricognizione di quello che i Windsor significhino per il paese, è indispensabile. Si può certamente capire l’Italia ignorando i Savoia, impossibile comprendere l’Inghilterra ignorando la Casa Reale.
Dopo la pubblicazione, nel 2015, del libro su Elisabetta, e poi, in successione, quello su Londra, le ultime settimane di Diana, esce nelle librerie, il libro dedicato ai Royal Baby, con un dietro le quinte, non sempre piacevole, come dire, che non è tutto oro quello che luccica?
No, non è mai tutto oro quello che luccica, soprattutto non lo è, nel caso, delle famiglie reali. Effettivamente, io ho dedicato all’Inghilterra buona parte dei libri che ho scritto, il cui numero lei rammentava, e di questi, ho dedicato ai Windsor, più della metà… [amazon_textlink asin=’8820054868′ text=’il romanzo dei Windsor’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’7ffa8d0c-b677-11e8-a373-65d4fe515769′], [amazon_textlink asin=’8820060027′ text=’Intramontabile Elisabetta’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’75c63ee8-b677-11e8-ae7a-7ba86a48fc60′], [amazon_textlink asin=’8820062704′ text=’Ultima estate di Diana’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’67f9aeab-b677-11e8-88b7-4995aa12ded6′], [amazon_textlink asin=’8820063328′ text=’Royal Baby’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’5f04498d-b677-11e8-8a0d-5561f9dade39′]“e il libro dedicato a Londra, perchè è impossibile capire lo sviluppo di questa capitale e la sua crescita, senza tenere conto dell’importanza decisiva che la monarchia ha esercitato sul suo sviluppo.
Nella vita di corte, oltre agli splendori, parla della severa impostazione educativa… inchini, galateo e guardie del corpo, è questa la vita di un Royal Baby?
Nei libri precedenti ho raccontato tante vicende difficili, complicate, vite infelici, ma ho anche raccontato gli splendori della monarchia e del trono e non mi riferisco solo alle paillettes o ai luccichii delle armature; parlo degli splendori nel senso politico, degli obiettivi raggiunti, di contributi alla crescita del Paese. In questo libro, invece ho puntato i riflettori sulla vita privata e personale di queste persone che sono al contempo, esseri umani ed istituzioni. Racconto anche molte esistenze dei principi di oggi, a cominciare da Carlo, dei suoi nipoti, ma anche di principi di ieri, di monarchie che non ci sono più e mi soffermo sulla grande quantità d’infelicità personale che al tempo stesso fa da corredo alla magnificenza e allo sforzo delle loro esistenze pubbliche.
Lei ha dichiarato che, nascere in una famiglia reale, è vivere senza genitori…
Un grande saggista e giornalista inglese, l’unico che ha scritto un tentativo di sistematizzare il sistema costituzionale inglese, diceva che” la genialità della costruzione istituzionale britannica, stava nel fatto di porre, in cima allo stato, una famiglia come tante, in modo da limitare l’aspetto solenne e quasi ierocratico, della massima istituzione del Paese, con l’aspetto personale di una vita familiare…”, un’osservazione molto corretta, tuttavia una famiglia reale va analizzata sotto tanti aspetti, e cioè, se un istituzione è resa più umana dal fatto che, al suo apice, ci sia una famiglia con tutti i suoi rapporti affettivi, e quindi funziona benissimo se la famiglia funziona bene, dall’altro punto di vista, il fatto che la famiglia sia un’istituzione, la trasforma in qualcosa che ha poco a che fare con gli elementi costitutivi della famiglia, parlo di amore, affetto, la cura… Quindi la vita dei principi e i rapporti dei principi con i genitori è un rapporto anaffettivo, per la ragione stessa della monarchia ereditaria, un principe ereditario cosa fa dopo tutto? Qual’è l’attività di un principe ereditario? Aspetta che muoia mammà!! … insomma, come può nascere un rapporto affettivo in un contesto in cui, genitori e figli sono contrapposti da interessi che sono divergenti? Questo è, certamente, uno degli aspetti che rende, sin dall’inizio, più complicata la vita dei principi ereditari.
Stiamo ancora ridendo al pensiero del mammà, quando, le padrone di casa, organizzatrici dell’evento, ci fanno segno che il pubblico sta aspettando e dobbiamo interrompere. Ci lasciamo con la promessa di continuare la nostra conversazione, alla fine della presentazione del libro e senza fare rumore, mi seggo anche io ad ascoltare.
Caprarica, con il suo stile fluido e avvolgente, ci ha, in qualche modo, fatto salire sul suo autobus, rosso inglese, dei ricordi, svelandoci, con la sua proverbiale simpatia, aneddoti ed esperienze vissute alla corte reale, e non è stato difficile immaginarsi tra le stanze di Buckingam Palace, a braccetto con il maggiordomo di Sua Maestà, o, improvvisamente, ricomporsi per il doveroso inchino al passaggio della Regina. Non solo, sollecitato dalla moderatrice e giornalista, Flavia Pankiewicz, il giornalista si è espresso, sull’evoluzione della figura femminile durante i secoli, un archetipo di donna che, nonostante il predominio maschile, più evidente nelle dinastie reali, nel tempo, esce dagli schemi tradizionali, restituendo alla donna, un posto, sempre più rilevante a livello politico, un’evoluzione che in Inghilterra trova la sua massima espressione prima, con la regina Vittoria e poi con la Regina Elisabetta, a cui il giornalista dichiara di sentirsi particolarmente legato.
Ed è proprio su Elisabetta che si concentra la sua attenzione, svelandoci gioie e dolori di una giovane ragazza di 27 anni che, nel ‘53, senza paura, siede sul trono più difficile d’Europa, con coraggio e determinazione, capace di licenziare un primo ministro come Churchill, per non aver saputo tutelare l’impero britannico, e che nei 64 anni come regina, ha scelto di “abrogare le emozioni”, pur di rispettare austere regole della corona e la più necessaria coerenza istituzionale.
Alla domanda se la regina si fosse adeguata al cambiamento rispetto all’educazione imposta a corte, Caprarica risponde raccontando come, il Principe Carlo, laureatosi a Cambridge, avesse comunque subito da giovanissimo, episodi di bullismo, dopo la decisione della Regina di fargli frequentare una scuola pubblica. Una contraddizione che la dice lunga sul ruolo reale degli eredi al trono che Caprarica indica come “accettare di esercitare un vero e proprio lavoro” con obblighi reali da cui non ci si può sottrarre, dove la “normalità finisce” per la presenza dei media.
Ed è proprio la ricerca di una normalità che avvicini l’istituzione reale al popolo che porta, inevitabilmente, la famiglia reale, costantemente sotto i riflettori, ad accettare di esibirsi quasi come in un Reality Show. La presentazione finisce raccontando qualche indiscrezione, come il forte legame di Carlo con la madre più che con il Principe Filippo, reo di continui tradimenti, così come il rapporto stretto di Filippo con la figlia Anna, con la quale, il Principe ereditario, ha sempre condiviso la passione per i cavalli.
Autografi e congratulazioni si sprecano alla fine della riunione, ma io non mi dò per vinta e lo richiamo all’ordine, lui sorride e, da vero gentleman, si avvicina dicendomi, “allora continuamo?” non me lo faccio dire due volte…
Ci siamo lasciati con il retroscena di questa famiglia che lei ha ritenuto essere, quasi, indispensabile per l’ identità dell’Inghilterra, l’ultimo nato che lei ritiene più fortunato, come mai?
Luis sarà il più fortunato perchè è quello più lontano dal trono; la verità è che il trono e la corona sono un peso grandissimo per chi è destinato a portarli e a esserne responsabile, mentre, la vicinanza al trono per i principi che non sono destinati alla corona rende la loro vita molto più semplice e meno impegnativa. I cadetti, nella storia monarchica inglese, vengono chiamati “The heir and the spare”, l’erede di scorta, come la ruota di scorta, diventa utile solo quando c’è la foratura di quella principale, ma siccome ci sono gli antibiotici, il problema non si pone. Davanti ad Henry, per esempio, ci sono cinque eredi, davanti a Luis ce ne saranno quattro, pertanto, saranno sempre lontani dal trono, godranno di una vita comoda, segnata dal rispetto della differenza altrui e da una grande disponibilità economica, quindi, del mestiere reale lucreranno i privilegi senza doverne condividere i doveri.
Lei dichiara di essere molto legato ad Elisabetta, ritiene che la Regina sia in qualche modo cambiata dopo la morte di Diana?
Elisabetta e la monarchia sono cambiate profondamente, così com’è cambiata l’Inghilterra dopo la morte di Diana. E’ stata una tragedia che ha sconvolto lo spirito del Paese, uno di quegli eventi che segnano la storia delle nazioni, un evento in cui gli inglesi si sono riconosciuti diversi da come erano stati sino allora, insegnando ad Elisabetta, il valore politico e rivoluzionario dei sentimenti. Su quei sentimenti la Regina, in quei giorni, si è giocata veramente il trono, è stata intelligente abbastanza da comprendere che, per sopravvivere, nell’affetto e nella stima dei sudditi, aveva bisogno anche lei di diventare più vicina e più simile a loro, di aprire la strada del cuore ai sudditi.
Quanto l’Inghilterra ha cambiato Elisabetta e quanto, invece, la Regina può aver legato a sè l’Inghilterra?
Non c’è dubbio che i cambiamenti della società si siano riflessi nel mutamento della regina in tarda età, è diventata anche lei più umana, più sorridente, in qualche modo, oggi la sentiamo tutti quanti, anche noi che non siamo inglesi, un po più nonna di quanto i suoi figli l’abbiano mai sentita madre.
E’ proprio l’ultima domanda, ci salutiamo ricordando le sue origini tutte salentine (ha frequentato la mia stessa scuola), gli chiedo un autografo non prima di averlo infinitamente ringraziato per il tempo che ci ha dedicato.
Grazie Sua Maesta!