Caro iCrewer oggi con piacere ospitiamo Elena Giulia Montorsi coautrice di Soltanto mia.
Elena Giorgia Montorsi è una psicoterapeuta che spesso segue vittime di stalking. Dal 2009 collabora con SOS Stalking, supportando le vittime di abusi e molestie.
È anche specializzata in Psicologia dello Sport e Performance Coaching. Ha uno studio a Milano e uno a Roma oltre a fare consulenze online.
Mi sembrava doveroso presentarti l’autrice Elena Giulia Montorsi per farti capire il lavoro importantissimo che svolge tutti i giorni e quanto della sua esperienza abbia messo nel suo romanzo.
Elena Giulia Montorsi la ringrazio per essere qui con noi oggi. Ho letto il suo romanzo Soltanto mia, mi ha colpito molto, soprattutto l’evoluzione del personaggio di Federica. Quanto delle donne che aiuta c’è in Federica?
C’è molto, perché moltissime donne e ragazze anche giovani subiscono ciò che è successo a Federica, ma per chiarezza è bene sottolineare che ciò che le è accaduto non è dovuto a come lei si è posta o per le scelte che ha preso o per il carattere che ha. Subire una violenza non è mai colpa di come è una vittima.
In Soltanto mia si racconta una storia che si potrebbe purtroppo leggere ogni giorno sui giornali. Con tutti i retroscena. Leggendo non mi è mai venuto l’impulso di colpevolizzare Federica per quanto successo, mentre lei ad un certo punto è proprio così che si sente. Ci vorrà molto tempo perché possa perdonarsi. Quale messaggio avete voluto dare con questo romanzo?
L’obiettivo dell’Avv. Puglisi e mio era quello di portare alla luce proprio questo bias sociale in cui sono i comportamenti di una donna a giustificare le azioni di uomo. La famosa sentenza in cui se una donna indossa i jeans allora non può essere stupro è attuale più che mai, sono passati anni, eppure siamo ancora qui a giudicare le vittime piuttosto che capire come riabilitare chi ha davvero commesso il reato.
Ogni vittima di violenza ha i suoi personali tempi per affrontare il trauma profondo che ha subito perché si sentirà giudicata sia internamente che da una società che ancora oggi non è pronta ad aiutare le vittime e attivare valide detenzioni riabilitative per chi davvero commette il reato.
Il personaggio di Gabriele è controverso, nelle sue parole sembra dolce e premuroso, solo molto sfortunato. Il romanzo inizia con lui in carcere che racconta la storia dal suo punto di vista. Poi si passa al punto di vista di Federica. Ho notato che Gabriele parla per ovvi motivi al passato mentre Federica parla al presente. Come mai questa scelta?
Con il mio co-autore ci siamo divisi i capitoli, solo alla fine ci siamo resi conto di ciò che era successo, abbiamo deciso di lasciarlo così e successivamente la nostra editor in Mondadori ha voluto mantenere questa involontaria scelta stilistica. Ho scritto di Federica al presente perché il dolore è sempre vivo in una donna che ha subito le peggiori brutalità, ci tenevo che il lettore potesse sentirlo e comprenderlo.
Il lavoro è una vocazione per Elena Giulia Montorsi
Il suo lavoro la porta a contatto con realtà dure e terribili. Quanta forza ci vuole per portare avanti questa vocazione?
Ammetto che non è sempre facile e che spesso arrivo a casa stremata. Mi pongo spesso domande su come io possa essere all’altezza. Per questo continuo a formarmi e a studiare, non solo in ambito di psicoterapia, ma anche seguendo le mie passioni come ad esempio scrivere. Ho anche altre “anime” professionali che porto avanti e mi aiutano a mantenere la mia mente sempre fresca e attiva come la psicologia della performance di cui mi occupo sia in ambito sportivo, artistico che aziendale e la psicologia del marketing che mi porterà a breve e rimettermi nei panni della studentessa universitaria. Continuo a evolvere con costanza e questo mi aiuta ad aiutare.
La frase Dopo la più buia delle notti arriva sempre la luce, è una frase che mi ha colpito molto, è un messaggio di speranza per le persone che stanno affrontando questa situazione. Ha qualche consiglio per loro?
Credere in quello che ho scritto perché la mia professione me lo mostra da anni, ho avuto l’onore di seguire donne che sono uscite da traumi terribili e pur conservando le loro cicatrici, sono riuscite a riprendere in mano la loro vita, provare sentimenti, credere nell’amore e nel potere dell’amicizia, non è stato un percorso privo di sofferenza, ma è stato un percorso fondamentale per la loro vita. Il consiglio che posso dare è che si è forti nel chiedere aiuto e che condividere con i giusti professionisti è il primo passo verso questa ripresa.
Ringraziamo Elena Giulia Montorsi per aver risposto alle nostre domande e per essere stata con noi oggi. Inoltre un grazie speciale per il lavoro che svolge ogni giorno di supporto alle vittime di abusi e violenze. Che il suo messaggio possa arrivare forte a tutte le persone che vivono questa situazione terribile, che possano comprendere di non essere sole e che possono uscirne con l’aiuto di persone proprio come Elena Giulia Montorsi.