Sogni di carta ospita oggi Lodovica San Guedoro autrice di S’io fossi foco, Felix Krull Editore, romanzo di cui ho curato la recensione qualche mese fa.
Saluto e ringrazio Lodovica per la disponibilità e come di solito, la prima domanda è quasi prassi: una prassi che vuole rispondere alla legittima curiosità di conoscere più da vicino gli autori nostri ospiti.
Chi è e cosa fa, oltre a scrivere, Lodovica San Guedoro?
Chi sono? La risposta a questa domanda non può averla da me, si trova nei miei libri, che sono numerosi, si trova in Requiem di Arlecchino, ne L’ultima estate di Teresa Tellez, ne Gli avventurosi Simplicissimi come in Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé… e Amor che torni…, si trova ne Le memorie di una gatta e anche in S’io fossi foco.
Oltre a scrivere, cosa faccio? Vorrei poter rispondere: scrivo! O almeno: giro i pollici! Ma sarebbe menzogna… Quella che, nel 2006, è nata sui tetti di Neuhausen, leggiadro quartiere liberty di Monaco, ed è stata battezzata col nome dell’eroe dell’ultimo romanzo di Thomas Mann, quella che nel panorama contemporaneo è più che una casa editrice, è un atto di accusa alle case editrici, la conduco infatti io insieme allo scrittore tedesco Johann Lerchenwald, da sempre mio amico, consigliere, compagno di avventura e Musa.
Capirà che non è lavoro da poco essere grafici, impaginatori, correttori di bozze, curatori, prefatori, ufficio stampa e pubblicizzatori, non ultimo attraverso circa sessanta video di letture, fuse con immagini e musiche… E occuparsi, come se non bastasse, della promozione delle nostre opere, farle concorrere al Premio Strega (cosa avvenuta, tra il 2016 e il 2020, cinque volte di seguito), quando lo sforzo creativo sarebbe di per sé più che sufficiente a impegnare tutte le energie morali e fisiche. In margine non va dimenticato che ci occupiamo anche di tradurre in italiano o tedesco alcuni dei nostri libri usciti in lingua originale. Felix Krull è un editore bilingue!
Lodovica San Guedoro: dalla Sicilia al mondo
Le origini di Lodovica San Guedoro sono siculo-campane, quindi fortemente meridionali: sente ancora in qualche modo il legame con le sue radici? Non si stupisca di questa domanda, è una mia curiosità, essendo la sottoscritta una siciliana legata a filo doppio con la sua terra…
Le origini di Lodovica San Guedoro sono nel Sud e nel Nord, sono a Siracusa, dove nacque sua madre, e a Palazzolo Acreide, dove nacque suo padre, sono in grandi città come Napoli, dove ha visto la luce ed è vissuta fino ai tredici anni, Roma, dove ha fatto il Liceo e alcuni semestri di Università, Parigi, dove suo padre era vissuto da ragazzo, Vienna e Dresda, da dove provenivano i genitori di Johann, le sue origini sono nel giardino di aranci dei suoi nonni e ovunque lei abbia conosciuto cose belle e persone significative.
Rispondendo in modo sintetico, potrei invece dire: nella Letteratura. Sì, Lodovica nacque nei libri. La Sicilia, dove fino al ventesimo anno d’età trascorse le estati e le feste natalizie, dividendosi tra la casa della nonna materna ad Ortigia (stirpe marinara) e la campagna dei nonni paterni (stirpe fornaia) nei pressi del verde/azzurro mare siracusano, appartiene ormai a un’altra vita, è per lei ormai una chimera, un fantasma che riprende corpo talvolta, improvvisamente, attraverso l’indicibile bontà, il calore, lo spirito effervescente e l’ironia di quei pochi Siciliani, consanguinei o no, con cui viene in contatto.
Cambiamo argomento e ci spostiamo su un terreno a lei più confacente. Ho sempre pensato che un autore, scrittore o poeta che sia, scrive per il bisogno di raccontare e raccontarsi. A volte la scrittura può anche essere una quasi terapia… Come e quando Ludovica San Guedoro ha scoperto l’urgenza di comunicare attraverso la scrittura?
Nell’età, per così dire, biologica di uno scrittore classico: a ventidue-ventitré anni. Quando creare diviene un bisogno di sopravvivenza primario, fido mezzo per superare il trauma inferto dalla convivenza umana. È allora che Arte e Letteratura sorgono allo spirito e gli vengono in aiuto.
S’io fossi foco tra denuncia e ironia
Entriamo nello specifico di S’io fossi foco, premetto che è l’unico libro che conosco fin’ora tra quelli a firma Lodovica San Guedoro, quindi non so se il suo stile di scrittura è una costante fissa (diciamo così) o è mutato nel tempo, come può accadere nella normale evoluzione di uno scrittore: di sicuro è personalissimo, anticonformista e non di “facile acchiappo”… La domanda è: a che tipo di lettore si rivolge S’io fossi foco?
Mi dispiace, non corro dietro ai lettori, sono loro che devono correre appresso a me… Come ogni buon autore universale, mi rivolgo all’umanità in senso lato… In verità, non vedo linee di evoluzione nella mia opera, che è piuttosto proteiforme. Ogni mio libro si configura in uno stile diverso, non perché lo voglia io, ma perché lo impone la sua natura diversa.
La denuncia di un certo tipo di visione stereotipata dell’universo femminile è il filo conduttore di S’io fossi foco: a suo avviso la letteratura può e deve svolgere una funzione anche sociale?
La Letteratura non “deve” nulla! Può essere solo se stessa, essere il più possibile libera e spontanea… Quando ha fatto questo, ha fatto tutto, perché ha inevitabilmente condotto sotto gli occhi distratti la verità, ricordato ai cuori spenti il sentimento della vita e dissepolto il bello e il grande che giacciono sotto strati di detriti e di ciarpame in molti esseri umani.
Fra le peculiarità stilistiche di Lodovica San Guedoro c’è sicuramente l’ironia: a suo avviso quanto è importante, se non vitale, affrontare le problematiche e le controversie esistenziali con quel pizzico di ironia (e autoironia) che permette all’essere umano di non prendersi mai troppo sul serio?
Ecco, l’ironia mi riporta in Sicilia. L’ironia era una volta la più splendida risorsa dei Siciliani per sopportare la realtà, e i Siciliani ne erano maestri. L’ironia è già letteratura. Nei miei libri è il cardine. L’autoironia si rivela invece troppo spesso una forma manierata di ipocrisia, impiegata per prevenire le critiche altrui…
L’originalità di S’io fossi foco
Leggendo S’io fossi foco si è colpiti dell’abbondanza di personaggi che ruotano intorno a Gennarina: non pensa che la trama risulti sovraccarica e la lettura meno scorrevole?
Non lo penso, l’originalità del libro risiede proprio nella sua sfrenata sostanza fantasmagorica e a ruotare intorno a Gennarina più che dei personaggi sono delle apparizioni… La lettura scorre, se ci si abbandona al gioco… Perché S’io fossi foco è innanzitutto un gioco, anche se della più profonda serietà, parafrasando Thomas Mann…
E non è un caso che sia stato definito “umoristico” e “satirico”. Quando rileggo questo e quel passo, io per prima mi sganascio dal ridere, benché conosca tutto il testo a memoria, avendo impiegato ben cinque mesi a limarlo e correggerlo. Che devo dire? Malgrado descriva la fine del mondo, è un libro che mi mette allegria!
Mi consenta una curiosità del tutto personale, il titolo S’io fossi foco ha un più che evidente legame con il famoso sonetto di Cecco Angiolieri. Lodovica San Guedoro vuole essere fuoco?
Nata e cresciuta come sono all’ombra di due vulcani, non potrei non averne trafugato un po’…
La sua opera trova spazio e comprensione all’estero, come spesso accade nessuno è profeta in patria. Cosa pensa dell’attuale situazione editoriale italiana? (So che si potrebbero riempire pagine e pagine…)
In confidenza, penso che sia schifosa! I lettori per i buoni libri ci sono, come hanno dimostrato l’amore, l’affetto, l’entusiasmo e la gratitudine di quelli che si sono espressi sui nostri. A non esserci sono gli editori, loro sono delle vere mummie, che non vedono, non sentono, non pensano…Non fanno che inseguire il bestseller e collezionano invece un flop dietro l’altro, come si meritano… A volte mi viene il dubbio che vivano di fondi neri e non di libri.
Un’ultima, inevitabile (e scontata) domanda finale: quali sono i suoi progetti futuri?
Mi sto divertendo a scrivere un volumetto di racconti su… esperienze fatte in giovane età (ma non solo) per la strada, sui bus, nei cinema e nei cimiteri… No comment per ora. Salvo che parteciperà allo Strega 2022…
Ancora grazie Lodovica e… Ad Majora!
Un’intervista coi fiocchi! Se ne leggesse una così su Corriere o Repubblica…