Ed eccoci ad un altro appuntamento con la rubrica Spazio ai classici: mi piace oggi puntare l’attenzione su un libro che ha aperto più di una finestra sulla conoscenza di un mondo per molto tempo ignorato o relegato dentro confini filosofico-religiosi, a volte inquietante ma pieno di mistero e fascino. Sto parlando di L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, libro che rientra a pieno titolo fra classici, in questo caso classici della psicologia o meglio della psicanalisi.
Certo, di primo acchito si potrebbe obiettare sul fatto che letteratura e psicanalisi non vadano propriamente a braccetto e invece, a volere approfondire ci si accorge che spesso, sia in passato che attualmente, l’una si serve dell’altra in varie modalità. Penso per esempio ai vari gialli a sfondo psicologico, letture che personalmente adoro… Sono tantissime comunque le opere letterarie di fior d’autori che hanno come sfondo la psicanalisi: si può senz’altro dire che, da Freud in poi, è diventata una delle fonti di ispirazione per scrittori e affini.
La psicanalisi, teoria dell’inconscio che si traduce in analisi della mente (la cui definizione deriva dal termine psiche, intesa come anima o più comunemente mente e dal termine analisi più specificamente indagine), nasce come disciplina vera e propria sul finire dell’Ottocento, quando proprio Sigmund Freud, neurologo e filosofo austriaco, traduce e sviluppa in concreto la sua personale teoria dell’inconscio, basandosi su alcune ricerche fatte da due colleghi francesi, medici a loro volta, il primo neurologo il secondo anche filosofo: Jean-Martin Charcot e Pierre Janet.
Nasce quindi come indagine della mente, indagine che, in particolare, viene applicata e sperimentata attraverso la psicoterapia, per la cura di disturbi nervosi. Sigmund Freud, mette in atto una serie di interventi che vanno dalle libere associazioni mentali, all’ipnosi, all’interpretazione dei sogni, tutte terapie volte a curare le nevrosi o i disturbi psichici dei suoi pazienti.
Proprio un precursore ed un innovatore Sigmund Freud, tanto da essere considerato e riconosciuto come il “padre della psicanalisi”. Sulle basi da lui gettate in questo settore, si è in seguito sviluppata ed evoluta la moderna psicanalisi che è diventata una vera e propria scienza.
Spero di non provocare sconcerto in qualche lettore per questo modo alquanto approssimativo e superficiale di trattare un “signor argomento” come la psicanalisi ma questo spazio è riservato ai classici della letteratura e dal momento che Sigmund Freud è stato un medico-psicanalista-filosofo prestato all’editoria, mi consento soltanto di accennare brevemente all’argomento per dedicare uno spazio maggiore a quello che si può considerare un classico della psicanalisi.
Un classico della psicanalisi: L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud
Pur essendo stato pubblicato per la prima volta nel 1899, in tedesco con il titolo di Die Traumdeutung, L’interpretazione dei sogni per volere dello stesso Freud porta la data del 1900, non per un vezzo o una bizzarria del suo autore: Sigmund Freud volle mettere come data il 1900 per sottolineare il punto di svolta epocale, che coincideva con l’entrata del nuovo secolo, nell’attribuzione di un valore importante ai sogni (non ad occhi aperti o ai desideri, quella è un’altra storia), di ogni individuo.
Fino ad allora, l’attività onirica non era considerata importante per la psiche, Sigmund Freud al contrario fu fermamente convinto della grande importanza che essa riveste: nel sogno la psiche sfugge al controllo e si esprime attraverso significati simbolici. Compito dell’analista è quello di interpretare i sogni che l’eventuale paziente racconta.
Per la prima volta si attribuiva ai sogni un’importanza fondamentale per lo studio e la cura di alcune turbe mentali e L’interpretazione dei sogni funse da spartiacque tra il prima e il dopo. Superfluo dire che il saggio ebbe subito un grande successo, una grande diffusione e infinite riedizioni.
Un saggio complesso e articolato, il cui fascino è ancora oggi immutato un classico del Novecento che non smette di incuriosire e sorprendere chi si approccia alla lettura.
Una delle fonti dalle quali i sogni traggono il loro materiale per la riproduzione, materiale che in parte non è né ricordato né usato nell’attività mentale della vita da svegli, è l’esperienza infantile.
Se ho scelto L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, come argomento odierno di Spazio ai classici, il motivo è forse anche banale: lo considero (e sicuramente non sono la sola) un classico della psicanalisi. Un saggio che ha ancora molto da raccontare, se pur molte delle teorie freudiane siano state in seguito rivedute, corrette e in certi casi superate. Lasciami aggiungere infine, caro lettore, che la scelta di un libro da “raccontare” può essere indicativa di retropensieri consapevoli o inconsapevoli. Così, tanto per restare in tema psicoanalitico.
E mi fermo qui… Non è il caso adesso di fare un’analisi in differita né di raccontarti quanto mi affascina e coinvolge il mondo interiore: L’interpretazione dei sogni è stato uno dei miei primi libri letti sull’argomento, uno di quelli che mi ha aperto un’interessante visuale sulla psiche umana, argomento che non ha mai smesso di affascinarmi.