Caro iCrewer oggi ti parlerò di Settima Onda. Un appartamento, gli artisti e un quartiere. Storia di un progetto relazionale di Silvia Petronici.
Il Rio edizioni porta in libreria a maggio un breve racconto sul progetto Settima Onda, che nasce dal dialogo tra la storica dell’arte Aurora Di Mauro e Silvia Petronici, filosofa, curatore e studiosa di pratiche di partecipazione socially engaged.
Cuore della storia e uno dei valori cardine dell’arte è proprio la relazione, come spiega Aurora Di Mauro nel testo:
La relazione è un motore di cui si è persa consapevolezza e che invece potrebbe muovere una crescita culturale più democratica e dinamica, un’economia solidale orientata al benessere intellettuale e spirituale.
Da dove viene il nome Settima onda
Per spiegare con completezza quest’opera è necesario fare qualche passo indietro, partendo dal perchè del nome Settima Onda.
Tutto parte da Papillon la storia vera di di Henri Charrière, raccontata nell’omonimo romanzo autobiografico dello stesso Charrière, pubblicato a fine anni Sessanta e diventato anche un film.
Il protagonista con una farfalla tatuata sul petto, viene condannato ai lavori forzati per un omicidio che non ha commesso. Charrière viene imprigionato sull’Isola del Diavolo, oasi naturale e luogo di detenzione francese dalla quale il venticinquenne Papillon, tenta di fuggire diverse volte.
Le onde arrivano in serie di sette. La settima onda è grossa abbastanza da riuscire a portarci fuori vincendo la forza delle altre.
La settima onda è quella ribelle, quella in grado di riportarti rovinosamente a riva o favorire la fuga e la libertà.
Il progetto Settima Onda
Sulla base del concetto di onda ribelle in grado di cambiare tutto, la museologa Aurora Di Mauro ha ideato un progetto e avviato una profonda ristrutturazione di un immobile sito in un anonimo condominio dall’architettura anni settanta nel quartiere Guizza.
Settima Onda è il nome del suo appartamento privato, all’ultimo piano di un palazzo in una via periferica a sud di Padova, aperto al pubblico nel 2012.
Le opere attualmente presenti sono il pavimento in ceramica firmato da Pino Castagna, la porta con l’onda fluo in marmorino veneziano di Valerio Bevilacqua, la finestra in plexiglass Aurora nel tempo di Francesco Candeloro, il neon Lite Plot di Arthur Duff, la decorazione in zucchero di Marco Chiurato, l’onda sonora in nylon cromato di Michelangelo Penso e le due sculture ceramiche di Paolo Demo.
Ciò che caratterizza questo immobile va oltre il concetto di un museo al di fuori del museo, si tratta di uno spazio esperenziale e soprattutto relazionale all’interno del quale l’arte crea arte, attraverso l’aggregazione e l’interazione.
Dalla sua apertura, questa casa ha ospitato gratuitamente esposizioni, rassegne teatrali ed incontri culturali come degustazioni, conversazioni, presentazioni di libri, incontri di fotografia analogica, progetti relazionali sul cibo. Incontri che hanno dato vita anche a nuove idee e nuove pubblicazioni.
Un luogo che non viene semplicemente visitato ma vissuto, una casa dove l’arte si vive e si fa.
Pensare alla propria casa come la Settima Onda tanto attesa dal galeotto Papillon permette di intendere l’appartamento come uno spazio libero in cui le relazioni sono libere di fluttuare e le “regole”che imprigionano alla quotidianità restano fuori dalla porta.
Silvia Petronici
Ha curato mostre e progetti culturali presso enti pubblici, musei. Ha svolto attività didattica e formativa con artisti e curatori all’interno di seminari, conferenze e percorsi residenziali di sperimentazione e studio della pratica e dei linguaggi artistici contemporanei in un’ottica situata e comunitaria.
Ha pubblicato A piedi nudi ballano i santi. La relazione artista-curatore nelle pratiche artistiche site specific, un saggio sulla sua personale esperienza come curatore indipendente e Arte pubblica e progetti socialmente impegnati, un manuale teorico-pratico che disciplina un approccio specifico alla pratica artistica e curatoriale.