Leggendo Segreti che uccidono ho avuto il piacere di fare la conoscenza di Astore Rossi, un investigatore alquanto particolare oltre a scoprire Riccardo Landini, l’autore di questo piacevolissimo giallo edito da Newton Compton editori. Ammetto che il genere thriller, per trascinarmi nella lettura, oltre alla necessaria scorrevolezza dei dialoghi, deve senza dubbio colpirmi pere la trama, abbandonarmi alla sensazione dell’ignoto da scoprire, È un sintomo con il quale percepisco che la storia mi ha davvero catturata: questo libro è uno di quelli.
Segreti che uccidono, in un biglietto la chiave del nuovo giallo di Riccardo Landini
C’è da dire che l’atmosfera, quasi horror della cover, mi ha fuorviato dalla reale ambientazione della storia che al contrario, per alcuni aspetti, si immerge perfettamente nella realtà quotidiana. Questo non vuol dire che non ci siano improvvisi segreti da svelare e fantasmi del passato da scoprire anzi, tutto gira intorno ad un foglietto su cui sono scarabocchiati otto nomi e alcuni segni che a questi corrispondono. Niente di particolare se non fosse che a scovarlo in un cassetto di un mobile antico sia proprio un restauratore ignaro che dietro alle poche righe si sveli una realtà per nulla piacevole.
Astore è una personalità complicata, incline al vittimismo e alla solitudine, insicuro, in preda a costanti tormenti interiori eppure capace di una straordinaria generosità morale e affettiva. Accade quando un amico, improvvisamente e senza troppe spiegazioni, gli chiede di badare alla figlia per poi scomparire nel nulla o quella di affittare una casa in montagna per aiutare un amico malato.
Segreti che uccidono, chi ha ucciso il vecchio proprietario della casa sulla montagna?
È una storia complicata, a tratti contorta, forse troppo soprattutto nel finale. Un puzzle che Rossi, con titanica pazienza, ricompone per dare un senso agli strani avvenimenti di cui è vittima e al contempo protagonista. Per stemperare i momenti di tensione emotiva Landini pensa bene di rendere più calda l’atmosfera con l’ingresso in campo di una bella mora dagli occhi vivaci capace non solo di risvegliare i sopiti sentimenti quanto di aiutarlo a trovare la verità.
Sembrano di contorno, in verità quasi tutti i personaggi della storia hanno un ruolo decisivo per svelare l’enigma. Dall’amico scomparso alla piccola Silvia, da Anthea al sindaco del paese, dal poeta suicida agli amici di bevuta, nessuno escluso.
Alla caoticità degli avvenimenti Landini compensa con una scrittura molto fluida e comprensibile, anche nella descrizione degli stati d’animo fondamentali per comprendere, alla fine dei conti, che l’apparenza è una brutta bestia.
Se il giallo Segreti che uccidono mi ha colpito? Sì, mi è piaciuto, la risposta è arrivata insieme alla curiosità crescente di capire cosa sarebbe accaduto, quale verità sarebbe saltata fuori. Per un giallo credo sia l’ingrediente fondamentale, almeno per me.
Senza dubbio la scrittura creativa di Landini non lascia indifferenti, spinge ad andare oltre le apparenze, scardina le certezze, è schietta senza remore, scava nel profondo degli illusi, la verità come la vita te la devi conquistare a muso duro e non è detto che tutto sia da buttare, anzi. La luce in fondo al tunnel, in qualche modo, è la giusta ricompensa per gli sforzi fatti per cambiare anche nei sentimenti. Ma questo è il mio pensiero, il resto lo lascio decidere a te!