Amore amaro, di Stefania Guerra
Ecco a te la seconda e ultima parte del racconto pubblicato ieri alle 14. Ogni giorno alla stessa ora mettiamo a disposizione i racconti scritti da noi e presenti nel libro Quando il fine non giustifica i mezzi.
>>SECONDA PARTE<<<
14 febbraio
“Maicol che bella sorpresa! Il babbo è ancora in negozio? Vieni, ti faccio un caffè. Allora, come vanno le cose? Come sta Margherita? Non dirmi che sei passato per darmi LA bella notizia!” “Dai mamma, fammi entrare almeno in casa! E no, niente bella notizia, come la chiami tu… ma ci stiamo provando. Sono passato per fare due chiacchiere, ultimamente sono un po’ stanco e annoiato.” “Beh caro, lavori così tanto! Però potresti uscire ogni tanto, mi dicono in paese che ti vedono solo con Margherita, non ti fai mai una birretta al Circolo, insomma, magari hai solo bisogno di svagarti un po’.” “Certo, e con chi dovrei uscire? Con questa marmaglia di contadini rifiniti? Lo sapevo che era un errore parlarti, non capisci niente. Non hai mai capito niente, aveva ragione il babbo quando diceva che dovevi solo ringraziare il cielo che non ti avesse lasciata in mezzo ad una strada. Siete tutte uguali.”
“Ma smettila, lo sai che io e il babbo ci siamo sempre voluti bene! Anzi piuttosto dimmi, come vanno le cose con Margherita? Racconta, su. E stasera, dove la porti di bello?” “Mamma lo sai che la amo con tutto me stesso, sto facendo di tutto per farla felice, le ho donato tutta la mia vita, ma lei… lei è un’ingrata, mamma. Vuole cercare un lavoro, vuole uscire con le amiche, vuole comprarsi i vestiti da sola… capisci? Faccio ogni cosa che ogni donna vorrebbe da un uomo e lei che fa? Mi dice addirittura che forse abbiamo sbagliato, che forse lei non è adatta a me, che forse sarei più felice con una donna migliore di lei. Pazzesco!”
“Oh, non ti devi preoccupare, siete solamente giovani! Ascoltami, l’altro giorno ero al Dico’s e ho incontrato Lucia e Roberto. Mi hanno detto che sono preoccupati, che hanno visto Margherita un po’ giù di morale; lei gli ha confessato di essere triste perché non riesce a rimanere incinta. Non dovete stressarvi troppo, altrimenti non succederà mai. La Natura ha bisogno dei suoi tempi. Vedrai che sistemerete tutto. Siete giovani, avete ancora tutta la vita davanti. Và ora, e portale un bel mazzo di rose, fate l’amore, e vedrai che tutto il vostro nervosismo si scioglierà come neve al sole”.
14 febbraio – Ore 20.00
“Brutta stronza, io arrivo a casa con dei fiori per te, e invece di trovarti distesa sul letto pronta ad accogliermi… come ti vedo? A piangere e a parlare al telefono con quella cretina della tua amica zitella! Incredibile. Ti amo come non ho mai amato nessuna in vita mia, faccio di tutto per renderti felice, ti compro i più bei vestiti, non esco a fare il cretino con gli amici e tu che fai? Ti fai trovare in questo stato.” “Tesoro scusami… io… non volevo, è lei che mi ha chiamata e poi…”
“Ma stai zitta, che è meglio. Mi sa che domani cambierai numero, vero a m o r e? Così non ti scocceranno più con tutte quelle chiacchiere inutili e potrai finalmente dedicarti a fare quello per cui ti ho sposata. Sfornarmi tanti bei piccoli Maicol! Spogliati dai, che ho voglia di festeggiare, visto che ho speso anche un mucchio di soldi per questi fiori”. “Maicol io… scusami ma ho bisogno di qualche giorno per pensare… vorrei stare una settimana dalla mamma, non mi sento molto in forma ultimamente e ho bisogno di lei. E poi mi ha detto che voleva portarmi su a Castello Vecchio, dove c’è una sua amica che ha un negozio e io potrei, qualche volta, aiutarla… insomma, lavorare pochi giorni alla settimana, uscire un po’ di casa mi gioverebbe, ha detto anche il babbo che…”
“Ma sei impazzita?! Mi spacco in quattro tutto il giorno a lavoro per non farti mancare nulla e tu che fai?? – p o t r e i l a v o r a r e o g n i t a n t o – dice lei! Come se andando a lavorare ti potresti occupare meglio di me, del nostro amore! Stupida stronza ingrata!”
“Maicol non fare così, pensavo… ti prego perdonami, io…” Ma le parole non escono più. Un pugno le blocca lì, dentro la bocca, che scopre improvvisamente un sapore amaro, metallico, pungente, caldo. “Ma cosa…” è solamente un pensiero spezzato, stordito dagli altri colpi che arrivano alla testa, veloci, feroci, forti, sempre più forti. Dio aiutami, e altre sferzate arrivano sui fianchi, nella pancia, sulle cosce, alle ginocchia ormai piegate e piantate in terra, forse come inutile speranza di poter sprofondare più in basso dove lui non può raggiungerla.
“Ti prego… fermati… ti prego…”
15 febbraio ore 8.00
“Buongiorno, mi scusi per fare…, per fare…, una denuncia?” “Buongiorno signorina, intanto lei è?” “Mi chiamo Margherita Michele, abito qui a Castello, vorrei denunciare…” “Se ha smarrito i documenti deve presentarsi con un testimone che confermi la sua identità; la seconda porta là in fondo a destra.” “No, ecco, io in realtà vorrei denunciare mio marito.” “Pecché, scomparso è? Comunque sempre seconda porta a destra.” “Senta, non ha capito, mio marito mi ha picchiata ieri sera e… cosa devo fare… insomma, lei mi può aiutare?” “Signorina (… minchia camurrìa… un’altra??) mi scusi, forse non ho capito bene; intanto si sieda e mi dia un documento d’identità per favore.” “Ecco. E come le dicevo, ieri sera io e mio marito abbiamo discusso e….” “Aspetti, aspetti, ma che ci pare che è un centro di consulenza matrimoniale?!.” “Ecco, adesso che mi sono tolta gli occhiali da sole riesce a capire?? E il labbro, qui. E poi… poi addosso…”
“Signora, mi deve peddonare ma qui vedo soltanto un occhio un po’ gonfietto, ché sarà mai. E poi lei doveva andare al Pronto Soccorso, cosa sono medico io?? E… scusi signorina, da quanto mi ha detto che siete sposati?” “Ma che c’entra… comunque cinque mesi. E quindi?” “Stia tranquilla signora mia; a chi non è capitato di litigare col consorte, ogni tanto? Se tutti si facesse denunzia staremmo pieni di lavoro! Ah, sapesse io e mia moglie in trent’anni di matrimonio! Ormai ho perso il conto di quante ciabatte mi tirò! Su su, vada a casa, faccia pace con suo marito e si faccia portare a cena fuori stasera, tutto a posto andrà.”
Ore 8.30
“Calmati Margherita, ti prego smetti di singhiozzare e dimmi che è successo. Oh mamma! È stato lui? Maledetto bastardo! Vieni, andiamo dai Carabinieri, subito!” “Sara io sono appena uscita, dall’ufficio dei Carabinieri! Mi hanno detto che non è niente, che capita a tutti di litigare… e poi c’era il Pronto Soccorso… lui non era medico… e io… santo cielo, ma cosa devo fare, aiutami ti prego.” “Senti, intanto vai da sua mamma, o parla col Giovanni, digli quant’è stronzo il loro figlio e se non lo fanno smettere lo farai marcire in galera! E anche Lucia e Roberto devono sapere. Ma non hai parlato con tua mamma? Oh amica mia, quanto mi dispiace! Adesso stai qui con me, dico a lavoro che sono malata, vieni, ti preparo una tisana e tu mettiti qui sul divano d’accordo?”
Ore 13.00
“Buongiorno Giovanni, io… vorrei parlarle un attimo… sua moglie c’è?” “Hey, buongiorno cara, vieni, vieni. No, Linda è a casa, non sta molto bene oggi. Aspetta che finisco di servire Luigi e vengo subito da te. Ah, Maicol è uscito dieci minuti fa, non l’hai incrociato?” “Io…” “Tutto a posto, tesoro? Ti vedo un po’ giù. Eh, c’è pieno d’influenza in giro!” “Ecco no, io… io starei benissimo, Giovanni, se solo… se solo… suo figlio smettesse di picchiarmi.” “Ma che stai dicendo? Santo cielo, meno male Luigi è andato via, ma che ti salta in testa!? Vuoi farmi chiacchierare da tutta Castello?” “Guardi. Ecco cosa mi ha fatto ieri sera suo figlio!! Io non ce la faccio più, sono mesi che va avanti così, lei deve aiutarmi!”
“Aspetta, aspetta, intanto abbassa il tono della voce. E poi dimmi, non è forse vero che Maicol ti ama da impazzire? Ma che avete in testa, voi giovani?! Guarda che non fa altro che parlare di te qui al negozio eh, di quanto si dà da fare per farti felice, di quanto ti adora, e tu che fai? Lo fai incazzare. Ascolta, dai retta a un uomo che ne sa più di te della vita, sfornagli un figlio e vedrai che sarete felici come non mai. Certo che è nervoso, povero ragazzo! Non fa che lavorare per darti una vita dignitosa! E soprattutto non tornare qui al negozio a farmi certi discorsi, io nelle vostre cose non voglio entrarci, capito? Và a casa, và, e rifletti su quello che mi hai detto.”
13 maggio
Il paese è in festa. Ricorre la XX edizione di “Castello in fiore” una serie di eventi organizzati dall’Amministrazione
Comunale atti a promuovere la tipicità dei prodotti toscani provenienti dalle aziende locali ma soprattutto creare occasioni d’incontro fra gli abitanti, incitare le collaborazioni e godere delle meraviglie della natura che Maggio elargisce ai fortunati abitanti del luogo. “Lucia guarda, là c’è Margherita, vai a chiamarla così la salutiamo prima che cominci il concerto. C’è così tanta gente che se lo sapevo prenotavo i posti tutti vicini.” “Sì Roberto, vado. Aspettami qui.” “Margherita, tesoro, eccoti finalmente. Io e tuo padre vorremmo passare un paio d’ore con te almeno stasera, visto che è tanto che non vieni da noi. Sara mi ha detto un po’ di cose; come stai?” “Mamma! Sì, arrivo, aspetta che avverto Maicol che sono con voi, altrimenti mi perde e va nel panico, non vorrei che si arrabbiasse e…”
“D’accordo, ti aspetto.”
“Eccomi. Allora, che mi racconti? Scusa hai ragione, non mi sono fatta vedere molto spesso ultimamente, è che… ho
avuto un po’ da fare… sai, le analisi…” “Analisi? Dimmi, stai male? O forse… sei incinta?” “Sì mamma, l’ho saputo qualche tempo fa, ma avevo paura e così ho aspettato di essere sicura, insomma sai anche tu che a volte le prime gravidanze riescono difficilmente ad andare avanti…” “Ma certo, ma certo!! Bambina mia, sono così felice per te! Però vieni qui, devo dirti una cosa prima che raggiungiamo tuo padre.” “Sì, dimmi pure mamma” “Ecco, voglio che tu sappia che ti amo più della mia vita.”
“Certo che lo so. Anche io mamma, anche se non te l’ho detto spesso, ultimamente.” “Sì, ma… so che magari non comprendi adesso, ma vedrai, diventare madre ti farà capire. Che una mamma quando diventa tale è pronta a fare qualsiasi cosa per suo figlio. Ci si trasforma e le priorità cambiano, e niente e nessuno da quel momento in poi potrà tentare di fare del male a colui che abbiamo tenuto in grembo, e poi partorito, e poi cresciuto; capisci?” “Sì, cioè credo, insomma mamma, dai, anche io ti voglio bene!”
“Tesoro guarda, ti ho portato una cosa: uno dei vasetti di chiodini preparati dalla zia Ilaria. A Maicol piace tanto il ragù di funghi, vero? Ecco, domani preparaglielo. Ma tu, ecco… tu sei incinta, no? – Che Dio ti benedica, questa gravidanza è un dono del Cielo – Ecco, tu non dovrai mangiare questo ragù, mi capisci, perché non fa bene alle gestanti… Guardami negli occhi e dimmi CHE MI CAPISCI.”
“Mamma io…”
“Tu domani avrai tanta nausea, capito? E andrai a letto bevendo solamente una camomilla. TE LO HA ORDINATO IL MEDICO, capisci. Maicol lo sa che sei incinta?” “Sì, sì. Gliel’ho detto qualche giorno fa… mamma io… oh mamma, sei sicura? io… non credo di capire bene…” “Non aggiungere niente figlia mia, amore della mia vita. Abbracciami forte. Così. Ti amo più di ogni altra cosa al mondo, lo sai. E adesso andiamo da tuo padre, che ci aspetta.”
14 maggio ore 20.00
“Insomma, ma dove diavolo sei finita? Vuoi venire in cucina oppure devo prendere un appuntamento?!” “Tesoro scusami, non mi sento molto bene, ho la nausea… lo sai che i primi mesi della gestazione possono dare dei fastidi, perdonami, arrivo subito. È tutto pronto, siediti che ti porto i ravioli al ragù”. “Accidenti, guarda di non fare troppe storie eh? E menomale che sei riuscita a rimanere incinta, cominciavo a pensare di dover trovare un’altra moglie.” “Eccomi.”
“Embè, tu non mangi?” “No amore, scusami, ho troppa nausea. Il dottore dice che è normale, ma che se mi succede devo prendere una camomilla e tutto passa. Vedrai, fra poco starò meglio.” “Speriamo! Guarda non credere che ti lascio dormire eh, anzi, mentre mangio vai a darti una sistemata che quest’aria di festa mi ha fatto venir voglia di scopare.” Dio aiutami a sopportare tutto questo, Dio ti prometto che sarò una buona madre, Dio fa che mia madre non dicesse il vero, è la preghiera che Margherita ripete a sé stessa mentre Maicol la possiede, come sempre, col fare di un animale. Sei ore, soltanto sei ore, forse anche dieci… Dio aiutami…
Ore 3.00 AM
“Ma che cazz… Margherita!!! Margherita svegliati! Cristo santo, vammi a prendere un bicchiere d’acqua! Non mi sento bene… Ma che ci hai messo in quei funghi, il veleno?? Che cuoca di merda che sei! Non ho mai sentito un sapore amaro in bocca come adesso. E sbrigati, accidenti!” “Ma che… Maicol calmati, vado a prenderti l’acqua… ma
che ore sono…?” “Ma che ne so che ore… oddio mi gira la testa… sto sudando, ma che diam… chiama un medico, cristo! Non respiro bene… sto per…” Va tutto bene Margherita, va tutto bene. Prendi l’acqua… con calma… mettiti due dita in gola così vomiterai e lascerai le tracce nel bagno… ecco, aspetta ancora un po’… getta il bicchiere in terra, fingi di essere disperata, sorpresa… così… è passata mezz’ora, dovrebbe bastare… controlla… non respira più… ha la bava alla bocca… ecco, ora sì, chiama il 118… un po’ di sapone negli occhi, così si vede che hai pianto… sì… la voce deve tremare…
“118 risponde il distretto Regione Toscana. Come possiamo aiutarla?” “Vi prego venite subito! Mio marito! Sta male! Lui… correte vi prego, io sono incinta, aiuto!”
Ore 5.00 AM
“Signora Michele?” “Sì… eccomi, sono io.” “Sono il Dottor Martini, responsabile di turno del reparto chirurgia. La prego si sieda, le ho portato un tè caldo. Tenga. Ecco… io devo purtroppo darle la notizia: suo marito non ce l’ha fatta. Mi spiace moltissimo. Pensiamo sia stato colpito dal Clostridium botulinum, cioè un batterio presente in alimenti non correttamente conservati. L’esame autoptico poi confermerà di certo l’ipotesi. Mi scusi ma le devo chiedere cosa avete mangiato in queste ultime 24 ore.
Capisco il dramma signora, e la sua condizione, so che è in attesa di un bambino, ma noi dobbiamo stabilire con certezza cosa è successo, riferiremo noi ai Carabinieri, stia tranquilla, comprendo il suo stato emotivo dato anche dalla gravidanza.”
“Ommioddio no!!! Dottore cosa mi sta dicendo?? Io, noi… insomma… io stavo male, avevo la nausea, ho vomitato molto in questi giorni… il medico diceva che… i funghi erano fatti da mia zia ma… ho preparato il ragù come sempre, io… ommioddio…” “Ascolti, per stanotte può rimanere qui, così sarà sotto osservazione, viste le sue condizioni. Può chiamare qualcuno, se le fa piacere. Domani procederemo alla compilazione dei documenti di routine.”
Mamma. “Sì, chiamo mia mamma. Non mi sento molto…” Finge di perdere i sensi, Margherita. Chiude gli occhi. Con un senso di leggerezza che non prova da un’eternità, si accascia a terra; vede gli eventi degli ultimi mesi scorrere come un film al rallentatore, come se potesse prendere ogni singola immagine e manipolarla a suo piacimento. Sente il freddo del pavimento sulla testa. Forse le verrà un piccolo bernoccolo. Nulla, in confronto alle botte che Maicol le riservava sempre più spesso. Nulla.
“Libera” è la parola che echeggia nella sua mente.
“Libera!” è la parola che avverte fin nel profondo il suo cuore.
“Libera!!” è la parola che vibra e scuote tutto il suo corpo.
28 gennaio
“Ci siamo! Vedo la testa. Un’altra spinta, signora, forza, ce l’abbiamo quasi fatta!” “Ommioddio… ommioddio…” “Eccola! Complimenti signora Giuliani, ha appena dato alla luce sua figlia, una splendida femminuccia! La stringa a sé, poi provvederemo a farle un bel bagnetto mentre lei sarà sistemata in reparto. È stata bravissima, una leonessa, congratulazioni!” “Quanto è bella! Oddio, quanto sei bella tesoro mio!” “Quale nome ha deciso, signora?” La tiene delicatamente sul petto, Margherita: annusa l’odore di placenta, di sangue che sa di vita, accarezza la sua creatura, la fragile testolina poggiata sul suo cuore che ancora batte all’impazzata: eccolo il suo amore, il suo Vero Amore.
“La chiamerò Viola – come Franca Viola, chissà se l’infermiera ha presente chi è – Viola Innocente”.
>>FINE<<<