L’ultimo abbraccio di Napoli a Luciano De Crescenzo
A pochi giorni dalla scomparsa di Andrea Camilleri, questa volta è Napoli a piangere la scomparsa di Luciano De Crescenzo, il “suo figlio prediletto”, ricoverato da qualche giorno al Gemelli di Roma per una polmonite.
Nel silenzio degli ultimi anni, segnati da una malattia neurologica invalidante, se ne va, a 91 anni, uno degli scrittori più amati in Italia. Se ne va così, alla chetichella, senza avvisare. Come era nel suo stile partenopeo, con quel sorriso tra il serio e il faceto che ha contraddistinto la sua vita.
Il caro Bellavista ha detto addio al mondo terreno lasciando in eredità i suoi libri e una raccolta impressionante di aneddoti e segreti del suo vivere e sapere filosofico, quasi un testamento per coloro che della vita hanno scelto di assaporare i gusti più insoliti. Un ingegnere prestato alla letteratura con la sua macchina fotografica sempre al collo, pronto ad immortalare le mille facce della sua Napoli, vissuta, raccontata ma soprattutto amata.
Cosi Parlò Bellavista del ’77, Il dubbio, Ordine e disordine, Storia della filosofia greca dell’80, Panta Rei, il Tempo e la felicità del 2002, questi alcuni dei romanzi pubblicati dallo scrittore in cui è forte la convinzione che la normalità e la scontatezza della vita non fossero poi il traguardo da raggiungere.
“La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano” scriveva De Crescenzo in uno dei suoi libri (Panta Rei) e su questo non ha mai avuto dubbi… “Sono degli imbecilli non hanno dubbi!” “Ne sei convinto?” “Non ho alcun dubbio!” ripeteva convinto. Ironico, satirico, un uomo senza filtri, capace di svelare le pieghe più strane del vivere, di raccontare l’amore senza ipocrisie “Io non sono te e tu non sei me, ma tutte e due siamo noi” raccontava Bellavista, e non c’è verità più grande.
Con Napoletitudine, uno degli ultimi libri, pubblicato nel marzo scorso, scritto insieme al comico Alessandro Siani e presentato qualche settimana fa a Positano, nei suoi ultimi pensieri scritti, celebra l’amore sconfinato per la sua città, “La napolitudine è un tipo di nostalgia inspiegabile perchè a me Napoli manca sempre, persino quando sono lì” e la sua Napoli, come si conviene, lo onora con un giorno di lutto cittadino nel giorno dei funerali.
Con De Crescenzo scompare il poeta dell’arte del vivere, il sognatore capace di raccontare l’amore ironico ma vero, l’amore universale che solo un filosofo come lui poteva vivere.
“Gli uomini sono angeli con un’ala sola. Possono vivere solo abbracciati”
TI ABBRACCIAMO…