Il giorno dopo la finale di Sanremo ho sempre una sensazione di pienezza che mi assale. Mi sento colmo di emozioni, di musica, di spettacolo, di nuovi versi da cantare, di nuove associazioni da fare tra musica ed emozioni personali, di ricordi e di bello.
Ma allo stesso modo, e allo stesso tempo, vivo la leggera amarezza di un grande evento che è finito. Di un appuntamento che mi ha tenuto compagnia per tutta la settimana (a me come a tantissimi italiani) e di una festa della musica che tornerà solo tra un anno. Si può azzardare che il Festival è un po’ il Natale di chi vive la musica come un bene essenziale? Io credo di si.
Quest’anno poi… per tutti i motivi che sai, tutte le difficoltà e la drammaticità del momento, io credo sia stato importante farlo. E farlo bene. In questi giorni si è letto di tutto e di più sui social e in tutte le salse possibili. La domanda più ricorrente era se fosse il caso di fare il Festival in questo momento? La risposta esatta probabilmente non c’è. Ognuno la pensa, in maniera legittima, secondo la sua sensibilità, ma forse, e ribadisco forse, la motivazione più pertinente sta in un unica parola usata dalla straordinaria Ornella Vanoni: RALLEGRARE.
Sanremo 2021: hanno vinto i Mäneskin
A vincere la settantunesima edizione del Festival sono stati i Mäneskin con la loro potentissima Zitti e buoni. Una vittoria che in molti definiscono di rottura con la tradizione musicale italiana, o per lo meno con i canoni di Sanremo, e che io saluterei con un grande applauso e con un bel “meritatissima”.
Il gruppo guidato da Damiano, venuto alla ribalta musicale grazie al secondo posto nella edizione di X Factor del 2017, ha sempre mantenuto una posizione di rilievo nella classifica che giorno per giorno si aggiornava in seguito al giudizio di questa o quella commissione. Il televoto di ieri è stato decisivo per il balzo necessario a entrare nei tre pretendenti finali al titolo, insieme a Francesca Michielin con Fedez e al favorito della vigilia Ermal Meta.
In molti “parlano”, anche, di vittoria del rock, di un segnale di svolta, ma io credo che si sia premiato, e dunque riconosciuto, il talento di questi ragazzi. I Mäneskin, a mio avviso e secondo un parere del tutto soggettivo, ne hanno da vendere e lo hanno ampiamente dimostrato nel corso della loro giovane carriera. Se penso al brano Torna a casa, quello della famosa Marlena, gli assegnerei di diritto un altro Sanremo.
Non ti nascondo iCrewer, che quando sono usciti i nomi dei BIG, ho subito individuato loro come possibili vincitori: ecco le prove tratte dall’articolo scritto in quell’occasione.
“Palco aperto anche ad alcuni gruppi: su tutti i Mäneskin, anche loro amatissimi dai giovani e non solo. A mio avviso, se già ci si può sbizzarrire in pronostici, chi vorrà vincere questa nuova edizione del Festival dovrà fare i conti con loro”.
Dopo questo picco di orgoglio e di ostentazione del mio pronostico devo fare i complimenti agli altri due artisti finiti sul podio, perché Ermal Meta è una garanzia: quattro partecipazioni a Sanremo e quattro volte a medaglia, bravissimo. Così come la giovane cantante Michielin, anche lei proveniente dal talent col fattore X, già due volte ai piedi del gradino più alto.
In generale devo dirti che tutte le canzoni mi sono piaciute. Se dovessi crearmi una playlist da ascoltare nei prossimi giorni sarebbero cinque o sei quelle che escluderei. La vera prova del nove sarà capire quali resteranno nella memoria, quali ci ricorderemo tra dieci anni… io sono fiducioso.
Scorrendo la classifica finale c’è il quarto posto di Colapesce e Dimartino, come detto il brano che ascolteremo fino a diventare tormentone estivo, il quinto di Irama, che poverino si è dovuto fare Sanremo in smart work, e poi Willye Peyote, Annalisa e Madame. La giovanissima ha anche vinto il premio per il miglior testo e sono sicuro che si tratta di un’artista con tutte le carte in regola per scrivere pagine importanti nella storia della nostra musica.
Contentissimo per il nono posto di Orietta Berti e allo stesso tempo dispiaciuto per il fatto che non si sia potuta godere una standing ovation garantita, qualora ci fosse stato il pubblico.
Tirando le somme ha vinto Amadeus, ha vinto tenendo per mano l’amico Fiorello. Immagino che organizzare e soprattutto portare a termine questo Sanremo non sia stato per niente facile. Ecco, magari avrei accorciato un po’ i tempi, ma ci sta tutto: le canzoni, la gara, il varietà, lo spettacolo e i messaggi importanti da dare.
La serata di ieri, in questo senso, non ha offerto molti spunti di riflessione. La gara ha vinto su tutto e solo la presenza di Ornella Vanoni e Umberto Tozzi hanno distolto realmente l’attenzione dal focus finale. Due grandi professionisti della musica, niente da aggiungere.
Mi è piaciuto il momento in cui a sorpresa, così è sembrato, Amadeus ha fatto consegnare a Fiorello il Premio città di Sanremo, come segno di gratitudine per il contributo fondamentale alla buona riuscita dell’evento. Ci ho letto vera amicizia e grande amore. Credo che i due, ma più in generale il Festival, meriti un grande applauso e un decoroso rispetto. La critica è giusto che faccia il suo lavoro, le opinioni è giusto che siano contrastanti, ma il rispetto per il lavoro svolto non deve mancare.
Sanremo 2021: che cosa leggiamo?
Questa volta, visto che ora è calato il sipario sul Festival, ti propongo un libro che guarda al futuro. Si tratta infatti di una prossima uscita che riguarda uno dei ventisei partecipanti alla gara dei BIG. Una novità.
Si sa che le settimane dopo Sanremo sono per gli artisti quelle più importanti: escono infatti i nuovi album e parte il tour di promozione dei dischi. Gli addetti ai lavori dicono che è a quel punto, cioè quando ci saranno i primi dati di vendita, che si vede chi è il vero vincitore del Festival.
Io dico che in un anno come questo, così difficile, uscire con un disco nuovo, pur sapendo che non ci saranno eventi e concerti, è un gesto di grande coraggio e di grande amore per questo mestiere. Da applausi. Così è per i libri. È davvero una gioia sapere che ogni giorno escono tanti nuovi libri da leggere nonostante non sia possibile per gli autori incontrare i lettori.
Tra i cantanti in gara a Sanremo c’è un artista che nei prossimi giorni farà il bis: prima il disco che conterrà Arnica, la canzone presentata sul palco dell’Ariston, e poi, il 16 marzo, per Rizzoli, Ci siamo fatti mare: il nuovo libro.
Parlo di Gio Evan, il poeta, performer, autore, scrittore, cantante e chi più ne ha più ne metta che, come detto, tornerà in libreria con una nuova raccolta di poesie.
Ecco la sinossi:
Dicono non sia più tempo di poesia gli uomini hanno smesso di guardarsi negli occhi si sfuggono via veloci, inciampano, si ingarbugliano, si urtano e non si chiedono più scusa hanno la testa bassa gli uomini, adesso, come se nelle scarpe ci fosse un tesoro da proteggere un’oasi da salvaguardare o forse è che in alto c’è una paura difficile da affrontare
dicono non sia più tempo di poesia la tenerezza è appassita per colpa di qualche inverno di troppo, primavere con le ossa troppo deboli tramonti visti di sfuggita albe rare boschi bruciati palazzi inaugurati metropolitane pienissime dicono non sia più tempo di poesia che siamo destinati a destini estinti a non baciarci più con gli sguardi e a lasciare la presa della vita ma tu su un angolino di questo piccolo libro ancora ti riempi di versi ancora baci con gli occhi ancora resisti.
Archiviamo dunque anche questa edizione di Sanremo e ora sguardo rivolto all’Eurovision Song Contest di Rotterdam dove l’Italia sarà rappresentata dai Mäneskin.
Speriamo che Damiano e co, si mangino anche quello di palco.
Grazie per aver letto i miei pensieri sparsi dedicata al Festival, spero di non averti annoiato. Qualcuno mi ha chiesto perché non abbia mai scritto di cosa mi ha entusiasmato di meno: l’ho fatto per scelta.
Volevo essere, nel mio piccolo, un appassionato che raccontava le emozioni vissute con il vento a favore, e senza dar contro a nessuno. Credo che stiamo vivendo un mondo dove c’è tanto bisogno di vele spiegate.
A presto.
Ciao, tanto di cappello alle persone sul palco e dietro il palco per il meraviglioso lavoro svolto, credo che la vittoria dei Maneskin sia stata in qualche modo correlata alla presenza “ingombrante” e smisuratamente geniale ma kitch di Achille Lauro