Il tè è una bevanda diventata irrinunciabile per moltissime culture. Che sia quello delle cinque inglese, l’ice the gustato nelle giornate di sole intenso, la bevanda calda che accompagna serate di lettura, la scelta prediletta per accompagnare momenti di socialità o un rituale, ciò che davvero conta è il fatto che l’origine di questa pianta è una sola: la Cina.
Quante parole ci sono per dire tè?
La vera particolarità che circonda questa bevanda, al di là di berla con il latte, con il limone o in purezza, è l’etimologia del termine. Infatti, in tutte le lingue del mondo ci sono soltanto due modi per in cui questo particolare infuso viene chiamato, ed entrambi derivano dal cinese – visto che quella cinese è stata la prima civiltà, e quindi lingua, a entrarvi in contatto e a esportarla nel resto del mondo.
Il carattere cinese che significa tè è soltanto uno, 茶; ciò che varia è la lettura che a esso può corrispondere. La prima lettura possibile è tê (pronuncia tei), tipica dei territori della Cina meridionale e in particolare nel sud del Fujian, nel dialetto min settentrionale e a Taiwan. Dalle regioni meridionali, questa particolare pronuncia è stata esportata lungo le rotte marine, e quindi i Paesi raggiunti dai mercanti via mare adottarono termini simili a tè per denominare la bevanda. In particolare, portare la parola in Europa e in Africa furono gli olandesi.
La seconda lettura del carattere di tè è stato esportato via terra, lungo le rotte commerciali percorse dalle carovane e interessa tutti i territori collegati alla Cina settentrionale. Nelle province del nord e in cantonese, infatti, il carattere 茶 viene letto chá o chah.
Interessante notare come ci sia un’eccezione alla distribuzione del termine: oltre a Giappone, Corea, Persia, Tibet, Uzbekistan e molti altri, anche il Portogallo ha adottato una parola molto simile a questa pronuncia chá, piuttosto che tê, sebbene saremmo portati a pensare il contrario. Questo perchè i mercanti portoghesi si rifornivano direttamente nel loro avamposto commerciale nella città di Macao, dov’era in uso la pronuncia chá.
Un altro Paese a confine tra Europa e Asia che pronuncia tè alla maniera settentrionale è la Russia con il suo чай, čaj, che non solo si può appunto far risalire a traffici commerciali via terra, ma potrebbe anche essere un lascito della dominazione mongola dei territori slavi, durata per ben due secoli, dal 1200 circa al 1400 circa. La grande importanza del tè, servito in samovar (un contenitore metallico tradizionalmente utilizzato per scaldare l’acqua), e il persistere di capi d’abbigliamento come il caftano fino all’età moderna sono segni di questa influenza, che fu anche culturale.
In italiano, oltre alla grafia tè sono presenti anche le varianti thè o the, derivanti dal francese thé. In giapponese, invece, il carattere – che è sempre 茶 – si legge cha, anche all’interno di nomi propri di specifiche qualità di tè come il macha o il genmaicha.