Pitti Duchamp di nuovo Pitti Duchamp… e quanto scrivi mia cara Pitti.
Sabbia bianca è un romanzo che ha avuto diverse disavventure, diciamocelo, prima di trovare casa alla Words edizioni; io avevo avuto il piacere di leggerlo e recensirlo nella primissima edizione, forse ancora prima! Qualcosa nel frattempo è cambiata ma non la magia di questo libro.
C’è la bella Olimpia Borromini, c’è l’avvocato Leopoldo Carsini e c’è Firenze.
Facciamo un passo indietro: conosci, caro iCrewer, Pitti Duchamp? Vai a leggere qualcosa della sua biografia e intanto io scrivo questa recensione e ti spiego.
L’ultima volta che ho incontrato Pitti a Firenze era una sera di fine estate e avevo da poco letto Sabbia Bianca, abbiamo preso un aperitivo, nemmeno a dirlo di fronte a palazzo Pitti, e poi ci siamo dirette verso un ristorantino tipico fiorentino a Borgo San Frediano (almeno penso di ricordare!). Lei e la sua bambina camminavano davanti a me… no, no… non era lei… era Olimpia Borromini. Ecco Olimpia è Pitti, con le gambe chilometriche, i lunghi capelli neri e un fisico da modella. Olimpia e il suo appartamento disordinato, il suo essere sempre di corsa nella sua Firenze, l’amore per il Mugello, la sua parlata… è un po’ come la nostra autrice. Pitti non dire che non sei disordinata…
Il centro del romanzo è lei, Olimpia con le sue insicurezze, con i pochi punti fermi che crollano uno dietro l’altro come le pedine del domino, con i suoi affetti che si perdono tra ricordi che oltre a essere lontani sembrano essere così sbagliati.
A sostenere questa giovane donna che dall’essere un’impiegata diventa tutt’altro chi c’è? C’è lui, il bel avvocato Carsini, descritto benissimo, in modo preciso e dettagliato potresti chiudere gli occhi e vederlo nel suo completo sartoriale o a petto nudo con in mostra i tatuaggi che riflettono l’amore per la sua città. Un uomo che è diventato ciò che voleva nonostante l’ambiente in cui è vissuto, che vive d’istinto, che non lascia nulla di incompiuto. Che ha paura d’amare.
Grande, grosso, silenzioso e gentile, con l’aria solida di una persona per bene, il cranio rasato e un tatuaggio indefinibile che gli saliva tra il collo e la nuca.
Altro protagonista indiscusso è lei, Firenze. La città di Pitti Duchamp
Bella come sempre, maestosa, ruffiana quanto basta, con tanta storia e comunque sempre al passo con i tempi: Firenze. Attraverso le vicende narrate veniamo accompagnati per le vie e le piazze, a conoscere anche ciò che di questa superba città non sappiamo, i costumi, il vissuto, qualcosa che solo i fiorentini se vogliono ti fanno trovare.
L’aria gelida della sera, profumata dell’acqua d’Arno che permeava il selciato insieme a quell’umidità che entrava nelle ossa. Firenze così chiusa su se stessa, così orgogliosa del passato da non dare importanza al futuro. Firenze fiera e superba, scolpita dall’ambizione prepotente dei Medici e dall’amore austero dei Lorena, che seppure austriaci, erano più fiorentini dei topi sotto il Ponte alle Grazie.
Olimpia e l’avvocato Carsini a Firenze sono il filo conduttore del romanzo; attorno a loro diverse figure, tra amici e familiari, che entrano con prepotenza con il loro vissuto per alcuni molto complesso. Pitti Duchamp in questo romanzo riesce a far crescere in modo esponenziale la personalità di Olimpia che dopo tante traversie trova un equilibrio con l’aiuto di una donna che mai avrebbe pensato potesse esserle così vicino. Leopoldo invece ha una crescita personale diversa, lui non riuscirà mai a mettersi alla finestra a vedere ciò che succede, deve agire sempre, ma forse (forse) ha capito che il mondo non gira solo attorno ad un uomo sporco di sabbia bianca.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, scritto molto bene, le pagine scorrono veloci mentre si è alla ricerca di quello che potrà succedere. Perchè di eventi ne succedono parecchi e non solo a Firenze.