Che Roberto Vecchioni si sia messo a fare l’istruttore di volo è improbabile, eppure il suo ultimo libro è proprio così che si intitola: Lezioni di volo e di atterraggio. Il professor Vecchioni non ha certo rinnegato il suo mestiere di docente nè tanto meno quello di cantautore, né quello di scrittore, anzi proprio in veste di scrittore è ospite oggi della rubrica Poesia e vita, vita è poesia.
Cosa c’entra il Vecchioni scrittore con una rubrica di poesia? Se te lo stai chiedendo, caro lettore, ti rispondo subito. A parte il fatto che un cantautore del calibro di Roberto Vecchioni entra di diritto nel mondo della poesia perché parecchi dei suoi testi sono vere e proprie poesie in musica, proprio nel suo ultimo libro, Lezioni di volo e di atterraggio, fra gli altri argomenti si parla ampiamente anche di poesia.
Pubblicato da Giulio Einaudi, presente in libreria dal 27 Ottobre 2020, Lezioni di volo e di atterraggio è il viaggio letterario che Roberto Vecchioni ha compiuto e ancora compie con i suoi studenti. Articolato in “15 lezioni” il libro è dedicato non soltanto ai suoi ragazzi ma anche a tutti i lettori disposti ad “imparare a volare”.
Le lezioni che tutti avremmo voluto ascoltare, a scuola e nella vita.
È gioco, sfida, provocazione. È gettare un sasso e contare i cerchi che si allargano sull’acqua. Porte che si aprono su altre porte, senza mai fermarsi alla prima.
E se non potrò correre/ e nemmeno camminare/ imparerò a volare […]/ Se partirai per Itaca/ ti aspetta un lungo viaggio/ e un mare che ti spazza via/ i remi del coraggio./ La vela che si strappa e il cielo/ in tutto il suo furore/ però per navigare solo/ ragazzo basta il cuore./ Qui si tratta di vivere non d’arrivare primo/ e al diavolo il destino/ E se non potrai correre/ e nemmeno camminare ti insegnerò a volare […]
I versi di Ti insegnerò a volare brano di Roberto Vecchioni con la collaborazione del grande Francesco Guccini, sono ispirati da Itaca, poesia del celebre autore greco Constantin Kavafis, per altro già da me trattato in questa rubrica.
Il testo nello specifico è dedicato ad Alex Zanardi notissimo e sfortunato atleta la cui storia di vita colpisce per la straordinaria forza d’animo, ma si può facilmente estendere a chiunque abbia la stessa “tigna e caparbietà”, malgrado la vita non risparmi avversità e dolori.
Probabilmente il brano è propedeutico di Lezioni di volo e di atterraggio, azzardo questa ipotesi dal momento che c’è un filo invisibile ma percepibile che lega le due cose.
Lezioni di volo e di atterraggio: da Roberto Vecchioni per imparare a volare con le parole
Questo nuovo libro di Roberto Vecchioni, diverso da tutti i suoi precedenti, narrativo per certi versi ma che sarebbe difficile definire romanzo o memoir, è il suo più spiazzante, affascinante e coinvolgente e ci racconta il Vecchioni professore di latino e greco, il suo modo di far lezione aldilà dei programmi relativi al suo insegnamento.
Noi siamo le parole che conosciamo, la lingua che riusciamo a usare. Più questa è ricca, più la sappiamo articolare, più saranno ricchi e articolati i nostri pensieri e il nostro essere, più saremo padroni coscienti di noi stessi, più potremo essere liberi e creativi, più potremo capire la poesia e l’amore per e della vita. È questo, direi, che Vecchioni vuol far capire ai suoi ragazzi e su questo che continuamente torna il libro…
Racconta di parole Roberto Vecchioni nel suo libro, le analizza, risale alle loro radici, al loro molteplice uso, alla costruzione che con esse si compie della prosa o della poesia. Le parole sono mattoni di cui i poeti in particolare si servono per le loro architetture in versi. Perché i poeti sanno costruire cattedrali con le parole, scegliendo quelle giuste da incastonare in quel preciso punto della strofa, come piccoli diamanti che brillano nel buio.
Ci si dava appuntamento in un parco, ci si mettevano sparsi, chi in piedi, chi sdraiato e chi in braccio a qualcun altro, dopodiché si iniziava. Questo era il gioco, questa la sfida delle giornate di follia: aggirare l’ovvio, non ripetere il risaputo, bucare il tempo, sondare il possibile, il parallelo, l’alternativo.
Poteva durare anche a lungo questo aggrovigliarsi di nuvole e mondi, ma poi si atterrava, prima o poi si atterrava sempre.
È così che Roberto Vecchioni gestisce le sue lezioni, partendo dalle parole, dalla loro storia, dal variegato uso che un autore, poeta o prosatore, ne può fare per raccontare e raccontarsi. Che raccontino Socrate o il viaggio di Ulisse, la poesia di Alda Merini, di Saffo o di Fabrizio De Andrè, la magia delle parole trasporta altrove, in mondi di luce dove la connessione cuore-cervello è qualcosa di vivo e palpabile.
La poesia, ragazzi, non è una formula chimica, non sintetizza, non chiude, allarga, evade, sfugge, disintegra l’attimo e lo sparpaglia per l’universo: una parola, ogni parola, è un codice di infiniti mondi, fuori del tempo, i tempi tutti li contempla.
Basta solo questa frase per apprezzare maggiormente un “mostro sacro” come Roberto Vecchioni e per stimolare ulteriormente la curiosità su Lezioni di volo e di atterraggio.
Roberto Vecchioni
Roberto Vecchioni nato a Carate Brianza, il 25 Giugno del 1943 è un cantautore, paroliere, scrittore, poeta ed ex professore italiano. Vincitore di vari tra i più importanti premi e festival della musica italiana è considerato fra i cantautori italiani più influenti e stilisticamente eterogenei. Nei suoi testi è frequente il connubio fra la sua interiorità e i più svariati miti della storia, della letteratura o dell’arte, questi ultimi presi in prestito, non tanto per descriverne le gesta, piuttosto come espediente per rappresentare una parte di sé.
Dal 1969 al 2004 ha lavorato come insegnante di scuola media superiore, in diversi licei classici delle province di Milano e di Brescia. Ha tenuto e tiene come docente vari corsi universitari.
Mi piace concludere con lo stralcio di un brano che Roberto Vecchioni dedicò ad Alda Merini di cui è stato amico, Canzone per Alda Merini e giudica tu se e o non è poesia…
Noi qui dentro si vive in un lungo letargo/ si vive afferrandosi a qualunque sguardo/ contandosi i pezzi lasciati là fuori/ che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori./ Io non scrivo più niente, mi legano i polsi/ ora l’unico tempo è nel tempo che colsi/ e qui dentro il dolore è un ospite usuale/ ma l’amore che manca è l’amore che fa male.Ogni uomo della vita mia/ era il verso di una poesia/ perduto, straziato/ raccolto, abbracciato./ Ogni amore della vita mia/ ogni amore della vita mia/ è cielo e voragine/ è terra che mangio/ per vivere ancora…[…]