Riccardino di Andrea Camilleri edito da Sellerio, è il romanzo postumo ovverosia pubblicato dopo la morte dell’esimio Maestro, avvenuta alla veneranda di 93 anni il 17.7.2019. Questo libro racchiude l’ultima indagine del commissario più amato, più seguito, più benvoluto e fuoriuscito dalla penna dell’Autore. Quindi, era assolutamente plausibile che attorno a questa ultima storia aleggiassero, come nuvole nel cielo, sentimenti quali aspettativa, trepidazione, curiosità, emozione.
Tanti sono stati gli interrogativi – quasi dovessimo essere noi lettori a condurre l’indagine – su cosa sarebbe accaduto all’amato commissario: “Cosa accadrà al commissario Montalbano?”, “Morirà? Passerà il testimone? Scomparirà?”
Io, personalmente o per dirla alla Catarella di pirsona pirsonalmente, mi sono approcciata a questo romanzo con somma devozione, quasi avessi tra le mani una reliquia: inutile dire la commozione che ho sinceramente provato dinanzi a quest’opera e non solo perché avrei scoperto cosa sarebbe accaduto al commissario dell’Isola, ma perché, appunto, si trattava dell’ultimo romanzo dell’esimio Camilleri. L’ultimo davvero.
Riporto fedelmente le parole dell’editore che scrive «È la magia di Camilleri, che trasforma non solo le trame ma anche ogni moto del sentimento e della ragione in un racconto capace di coinvolgere totalmente il lettore.»
La cover di Riccardino
Osserviamo la copertina: da consuetudine lo sfondo è blu scuro, in cima il nome dell’autore e appena sotto il titolo del libro. In un riquadro vediamo quello che è il classico giocoliere da circo: abiti colorati, testa all’
Come mai si è scelta questa illustrazione per questo romanzo? Forse perché ci indica l’abilità di Montalbano a destreggiarsi con la medesima abilità di un giocoliere nel cercare e raccogliere prove, l’arte di saper fiutare un uomo che mente anche a distanza considerevole, nel mantenere in perfetto equilibrio tra loro tutti gli elementi? Probabilmente sì. E lo vedremo proprio in questa indagine.
Preciso che vi sono due versioni di questo libro: una è quella classica, l’altra, invece, più corposa, vede inclusa anche la prima stesura di Riccardino, quella del 2005. Questa prima versione fu consegnata alla amica Elvira Sellerio, alla quale è interamente dedicato il romanzo: Camilleri usava rivolgersi alla stessa con affetto usando l’appellativo di amica del cuore. L’opera avrebbe dovuto essere pubblicata solo dopo la sua dipartita. Accadde però che nel 2016, l’Autore riprese tra le mani questo suo capolavoro e decise che nulla avrebbe mutato della trama ma si premurò solo di aggiornare la lingua; per quel che riguarda il titolo, sebbene inusuale, dato che oramai ci si era affezionato decise di lasciarlo così com’era.
Riccardino… ma chi è costui?
Sarebbe semplice per me, adesso, raccontarti per filo e per segno cosa accade, chi è Riccardino, chi sono i suoi inseparabili amici, cosa nascondono e quali personalità di spicco si vedono coinvolte in questo romanzo; sarebbe facile per me dirti cosa ne sarà del nostro commissario Montalbano, quali saranno le sue elucubrazioni, come si cataminerà – muoverà – nelle indagini… ma non lo farò, non lo farò per una semplice ragione: è giusto che tu, lettore, legga d’un fiato questo libro, che ti goda pagina dopo pagina, che assapori ogni parola, che sorrida, che ti commuova, che esclami “Camilleri è proprio un artista: un artista della scrittura”, che scopra all’ultimo rigo cosa ne sarà del nostro commissario.
Montalbano si troverà ad affrontare un caso periglioso, delicato e capace – se portato a galla – di scomodare personalità influenti, ma al contempo in questo romanzo troveremo un qualcosa che negli altri non vi era mai stato, ti stai chiedendo cosa? Be’, un qualcosa di veramente originale e che in fondo mette a nudo il nostro personaggio.
«Lei non crede alle apparenze commissario?»
«È proprio il mio mestiere che mi obbliga a non crederci. Se ci credessi, sarei un pessimo poliziotto».
« E a cosa crede, allora?»
«Mah… Per esempio, a quello che c’è ma che non riusciamo a vedere».
Proprio in questa indagine si vorrà indurre Montalbano a credere alle apparenze ma lui, da bravo poliziotto, andrà oltre, si dirigerà alla ricerca proprio di quel qualcosa che non si riesce a vedere o che vorrebbero, in tutti i modi, lui non vedesse.
La conclusione è veramente… un tocco d’Autore come pochi ve ne sono, inimmaginabile, alla quale non avresti mai pensato, tra tutte le scene conclusive da me considerate, sulle quali avevo fantastico, questa non l’avevo proprio messa in conto, e so che ovunque sarà Andrea Camilleri se la riderà di gusto dinanzi alle nostre espressioni che si palesano stupite sì ma consapevoli che un’idea del genere non avrebbe potuto che appartenere solo a lui.
Per tutta la lettura scene vivide dinanzi ai miei occhi, mi è parso che la storia mi venisse raccontata dall’Autore, dalla sua voce roca e profonda, con quella sua cadenza e le sue esclamazioni. Ti senti talmente immerso che inizi a pensare come il commissario, intuendone le mosse.
Leggere Riccardino è come leggere i pensieri di Camilleri e quindi di Montalbano
Ho trovato molto di Camilleri in questo suo romanzo, quest’opera aveva un tocco in più, segno che, a ben guardare, quando l’Autore lo ha scritto ha realmente pensato di fare le cose a regola d’arte; leggendo questo libro, in ogni pagina, in ogni frase, ti rendi conto di come l’esimio Maestro voglia comunicarci qualcosa, non solo a noi ma anche al suo personaggio, al suo commissario, e lo ho fatto in un modo a lui consono: quella scrittura.
A mio avviso questo è stato un regalo prezioso che lui ha voluto fare a ciascun lettore. E per questo non posso che ringraziarlo.
Il libro è composto da una nota dell’Editore, venti capitoli ciascuno di diversa lunghezza e, infine, una nota che racchiude due personalissime considerazioni di Camilleri: una scritta al momento della prima stesura, nel 2005, e l’altra nel 2016 al momento della revisione della stesura definitiva. La parte più emozionante dopo la conclusione? Proprio questa. Leggere quello che Camilleri ha scritto è stato come averlo accanto, mentre ti spiegava tutte le ragioni che lo hanno spinto a realizzare questo romanzo.
Il linguaggio è quello usuale dell’Autore: quella sicilianità intercalata così naturalmente, quelle frasi così argute, quella ironia così sapientemente dosata, quello stile fluido, pulito che ti cattura, quei ragionamenti così lineari, quel filo conduttore di ogni indagine che corre senza interrompersi o senza creare nodi.
«Liotta non avia cuntato che erano acchiamati i quattru muschitteri? E il motto dei muschitteri non era uno per tutti, tutti per uno? O forsi, nel caso specifico stavano jocando a futti compagno?
Avrei letto questo libro in un solo giorno, sarei rimasta incollata alle pagine giorno e notte, ma ho voluto trattenermi, assaporare ogni pagina, godere di quella curiosità che non faceva altro che farmi pensare a cosa sarebbe accaduto da un momento all’altro, e poi, senza essermene resa conto eccomi giunta alla fine: il cuore gonfio di malinconia, gli occhi velati.
Ciao Andrea! Grazie per ogni tua parola regalataci…
La tua recensione è piena di passione, davvero molto bella🤩. Ti confesso che non ho mai letto nulla di Andrea Camilleri ma mi hai fatto venir voglia di leggere questo libro.
Cara Anna, grazie per le tue parole piene d’affetto… in effetti, in questa recensione, c’era molto cuore e tanta passione!
Mi mancano pochissime pagine per finire questo ultimo capolavoro di Camilleri. Ho letto tutti i libri che hanno come protagonista il nostro caro commissario. Ho in mente un finale, chissà se sarà come l’ho immaginato oppure sarà diverso. Cara Ale, la tua recensione è meravigliosa, come sempre!