Il 25 giugno 2024 è uscito in tutte le librerie il giallo storico di Andrea Frediani, Delitto al Palatino. La prima indagine di Quinto Aurelio Simmaco, edito da Newton Compton Editori. Mi ritengo fortunata ad aver potuto leggere questo giallo ambientato nella Roma del 357 d.C. Ho scoperto un autore e uno storico molto accurato che ha saputo bilanciare la conoscenza dell’epoca con gli elementi di indagini e investigazione. Inoltre, tra le righe, ho colto quelle sfumature legate al ruolo della donna che in qualche modo sono ancora presenti.
La trama di Delitto al Palatino. La prima indagine di Quinto Aurelio Simmaco
Delitto al Palatino di Andrea Frediani è un affascinante thriller storico ambientato nella Roma del IV secolo d.C., che riesce a mescolare abilmente intrigo, politica e conflitti religiosi. La trama si svolge nell’aprile del 357 d.C., quando Roma, trascurata da tempo dagli imperatori, torna al centro dell’attenzione grazie alla visita del sovrano cristiano Costanzo II, figlio di Costantino il Grande, che celebra i suoi vent’anni di regno.
Durante la sfilata imperiale, una donna aristocratica, Plotina, cerca Memmio Vitarsio Orfito, prefetto dell’Urbe, per denunciare una violenza: lo stimato senatore pagano Vettio Sossiano ha abusato di lei.
Il libro si apre con un’atmosfera festosa che viene rapidamente sconvolta da un atroce delitto a sfondo religioso durante la sfilata trionfale dell’imperatore. La tensione cresce immediatamente, poiché Costanzo II, sconvolto dall’accaduto, concede solo due giorni al prefetto dell’Urbe per risolvere il caso, minacciando di colpire con provvedimenti punitivi il partito pagano se il colpevole non verrà trovato. Questo ultimatum getta la città nel caos, aggravando le già intense lotte tra cristiani e pagani, nonché tra le stesse fazioni cristiane.
Protagonista del romanzo è il giovane Quinto Aurelio Simmaco, rampollo di una delle famiglie aristocratiche pagane più influenti della città. Con l’aiuto del gigante goto Wolfram e della nobile Livia, sua promessa sposa e convertita al cristianesimo, Simmaco intraprende una corsa contro il tempo per scoprire la verità dietro l’omicidio. Le indagini lo portano nei meandri più oscuri di Roma, fino ai bassifondi della Suburra, dove pericoli e sfide sono all’ordine del giorno.
Il quadro storico e i dettagli raccontati da Frediani
Frediani riesce a ricreare con maestria l’atmosfera di una Roma in tumulto, presentando un affresco vivido e dettagliato della città e delle sue complessità sociali e religiose. La descrizione dei luoghi, dei costumi e delle tensioni politiche e religiose è precisa e coinvolgente, rendendo il lettore partecipe delle vicende come se fosse lì, a camminare tra le vie polverose e i magnifici edifici della Roma imperiale.
Ho apprezzato molto le descrizioni particolareggiate e ben dettagliate dei luoghi e dei riti dell’epoca. In questo giallo si evince il carattere di storico dell’autore, infatti si mette in evidenza non solo la contrapposizioni tra pagani e cristiani, ma anche tra cristiani ariani e cristiani niceni. I primi seguivano la dottrina di Ario, che sosteneva che Gesù Cristo, il Figlio, fosse una creatura creata da Dio Padre e quindi non coeterno né consustanziale (della stessa sostanza) al Padre. Contrariamente i Niceni, che prendevano il nome dal Primo Concilio di Nicea, tenutosi nel 325 d.C., sostenevano che Gesù Cristo fosse consustanziale (della stessa sostanza) al Padre, coeterno e coeguale. Il Figlio non è stato creato ma è generato eternamente dal Padre.
Attraverso alcune vicende, come la violenza ai danni di Plotina, fanno emergere le paure dell’epoca, ovvero: mettere in cattiva luce i pagani e abolire il culto delle divinità latine.
Anche la minuziosa descrizione di Roma rende ancor più affascinate il libro di Frediani. È affascinante notare il passaggio dell’insolito trio (Simmaco, Livia e Wolfram) dal Palatino alla rumorosa Suburra, la valle compresa tra i colli Viminale, Quirinale ed Esquilino. La zona separata da Augusto, tre secoli prima, con un muro per dividere la prestigiosa zona dei fori da quella più popolare nella quale scoppiavano spesso degli incendi.
I personaggi di Delitto al Palatino sono ben delineati e complessi. Quinto Aurelio Simmaco si distingue per la sua determinazione e il suo senso dell’onore, rappresentando il dilemma di un giovane che cerca di navigare tra tradizione e cambiamento. Wolfram, con la sua forza fisica e il suo passato misterioso, e Livia, con la sua fede e il suo coraggio, aggiungono profondità e dinamismo alla narrazione.
L’importanza della religione
Ambientare questo romanzo nel 357 d.C. permette di rendere parte fondamentale del giallo la religione, in particolare il Cristianesimo, intesa come nuova religione di Stato e accettata dall’imperatore. Andrea Frediani mette in evidenza gli scontri tra le due fazioni: cristiani e seguaci degli antichi dei, senza distinzioni di classe sociale.
Le differenze di opinione emergono anche all’interno delle coppie. Livia, avvicinatasi alla gente comune grazie alla nuova religione, si sente meno timorosa e più disinvolta. La giovane aristocratica viene colta dal dubbio e dalla gelosia quando nota che il suo fidanzato, Quinto Aurelio Simmaco, sembra insolitamente gentile e premuroso con una timorosa pagana, Rusticiana, la figlia del prefetto Orifto.
L’immigrazione nel IV secolo d. C.
Andrea Frediani affronta con grande sensibilità il tema dell’immigrazione nell’antica Roma attraverso il personaggio di Wolfram. Questo goto, inizialmente cliente del padre di Simmaco e ora guardia del corpo del giovane, rappresenta la complessità e le difficoltà di integrazione che gli stranieri devono affrontare nell’Urbe.
Il goto, proveniente da un mondo diverso e considerato un barbaro e un plebeo, si trova immerso in una cultura e una società che gli sono estranee. La sua estraneità è particolarmente evidente quando cerca di comprendere i complessi discorsi religiosi e politici che circondano l’omicidio su cui Simmaco sta indagando. Per lui, le dispute teologiche e le fazioni religiose che animano Roma sono difficili da comprendere e spesso sembrano prive di senso.