Accabadora di Michela Murgia è stato il mio primo audiolibro e devo dire che è stata un’esperienza interessante. Ero diffidente nell’iniziare ad ascoltare gli audiolibri, perché pensavo di perdere molto della lettura o peggio, avevo paura di addormentarmi. Invece, grazie alla voce di Michela Murgia, ho apprezzato moltissimo questa esperienza.
Accabadora di Michela Murgia, un viaggio nelle antiche tradizioni sarde
Conoscevo già la figura dell’Accabadora ed è proprio questa mia piccola conoscenza che mi ha spinto ad addentrarmi nell’ascolto del romanzo della Murgia.
Bonaria è la sarta del paese, una donna dura e pratica. Maria la osserva mentre confeziona abiti su misura e guarda con curiosità gli uomini intimoriti, vergognosi di fronte a Bonaria. Il perché lo scoprirà solamente anni dopo. Tra le due c’è un rapporto di affetto ma Bonaria è una donna dura, quasi fredda. Si lascia andare poco e racconta solamente a tratti del suo passato. Maria si sente finalmente voluta, amata. Intorno alle due donne ruotano diversi personaggi tra cui Nicola e Andrea Bastiu, due fratelli che cambieranno radicalmente la vita di Maria.
Nicola, appiccando un incendio per vendicarsi di un torto, rimane ferito gravemente a una gamba. Quando gli verrà amputata deciderà di invocare l’accabadora, dallo spagnolo colei che finisce.
Sono tanti i temi affrontati. Il principale è sicuramente il tema, molto attuale, dell’eutanasia. In maniera delicata descrive una pratica, per il Continente considerata aberrante, ma che ha aiutato famiglie e persone malate ad andare avanti. Michela Murgia, attraverso Tzia Bonaria, descrive con una metafora il compito dell’Accabadora: come le ostetriche aiutano i bimbi a nascere, lei aiuta le persone a morire.
Il premio Campiello 2010
Non è un caso che il romanzo di Michela Murgia abbia vinto il Premio Campiello nel 2010. Con semplici descrizioni e con linearità descrive una regione e le sue tradizioni. Un romanzo che potrebbe essere anche un utile sostegno storiografico.
La sua voce dà ancora più risalto alle vicende raccontate che ci offrono uno spaccato della tradizione sarda antica ma poco conosciuta. Con un ritmo veloce, la Murgia ha saputo bilanciare con grande maestria la lingua italiana e la lingua sarda.
Chi è l’accabadora
Il termine sardo femina accabadora, femina agabbadòra o, più comunemente, agabbadora o accabadora (s’agabbadóra, lett. “colei che finisce”, deriva dal sardo s’acabbu, “la fine” o dallo spagnolo acabar, “terminare”) denota la figura storicamente non comprovata di una donna che si incaricava di portare la morte a persone di qualunque età, nel caso in cui queste fossero in condizioni di malattia tali da portare i familiari o la stessa vittima a richiederla.
In realtà non ci sono prove di tale pratica, che avrebbe riguardato alcune regioni sarde come Marghine, Planargia e Gallura. La pratica non doveva essere retribuita dai parenti del malato poiché il pagare per dare la morte era contrario ai dettami religiosi e della superstizione.