Buon lunedì caro iCrewer, negli ultimi giorni mi sono spesso trovata in dubbio e la domanda che mi sono posta è: meglio resistere o lasciare andare?
Come ogni settimana, ti consiglio quindi di dedicarti cinque minuti e prendere con me un caffè motivazionale, giusto il tempo di leggere l’articolo e magari partire ispirato per la settimana a venire.
Se come me sei appassionato di crescita personale di certo avrai letto moltissimi libri che suggeriscono spunti e strategie per coltivare la resilienza, portare le cose fino in fondo, non procrastinare e non arrendersi. In linea generale questo atteggiamento è sicuramente positivo e produttivo, ma non è sempre la scelta giusta.
A volte restare aggrappati a qualcosa, fa più male che lasciare andare.
In determinati momenti si prova un malessere indefinito, magari perché al lavoro non riusciamo più a trovare un modo di essere felici, le persone che abbiamo nella nostra vita sembrano diventate estranee o perché le situazioni che viviamo non sembrano essere in linea con quello che proviamo. Una sorta di insoddisfazione di cui è difficile individuare l’origine e a cui non sappiamo dare un diverso orientamento. Che fare in questi casi?
Resistere o lasciare andare: il primo passo è fermarsi
La prima cosa da fare è fermarsi. Se siamo arrivati a questa confusione senza sapere come, è necessario prendersi del tempo e osservare con calma e senza giudizio ciò che accade nella nostra vita. Osserviamo come spendiamo il nostro tempo.
Ovviamente fermarsi non significa non fare quello che devi. Fare binge watching o scrollare compulsivamente i social non dà nessuna risposta, anzi avrai anche un secondo problema da risolvere: l’aver buttato del tempo prezioso della tua giornata inutilmente.
Prenditi mezz’ora per te, trova un posto tranquillo, stacca il cellulare e ascoltati. Quasi sempre in queste situazioni tutto ciò che ci turba, semplicemente affiora ed è più facile vedere con chiarezza.
Osserva in quale momento il disagio si affaccia alla mente, magari appena prima di andare al lavoro, prima di uscire con una determinata persona o prima di affrontare una determinata situazione. Osserva tutte quelle situazioni che ti provocano fastidio e domandati: cosa ci faccio qui? Cosa sto facendo? Cosa sento? È davvero quello che voglio?
Resistere o lasciare andare: è davvero quello che voglio?
Mi sembra quasi di immaginare la tua faccia sconvolta e i pensieri che ronzano nella tua testa. Ma io devo lavorare… Non posso evitare determinate persone… È necessaria la mia presenza in una determinata occasione…
Sono risposte di questo tipo ad auto imporci i nostri limiti. La verità è che non dobbiamo nulla, anche se non è facile ammetterlo.
Se è il lavoro il centro delle nostre preoccupazioni possiamo pensare di cercarne un altro, nessuno ci obbliga realmente a fare ciò che non vogliamo. Non ti sto consigliando di licenziarti con effetto immediato, ma il solo fatto di valutare questa possibilità e renderti conto che esiste, spesso riesce a smuovere qualcosa. Immediatamente non siamo più in gabbia, almeno mentalmente.
Immaginare una situazione tanto lontana dalla normalità ci spinge a creare nuovi pensieri e arrivare a nuove conclusioni. Il più delle volte un semplice cambio di approccio verso il lavoro, può essere sufficiente a modificare in meglio l’intera situazione.
Guardare al lavoro da un’altra prospettiva è davvero un passaggio necessario. Se non facciamo un passo nel cambiare il nostro modo di pensare e di approcciarci, ci ritroveremo dopo pochi mesi nella stessa situazione e semplicemente in un posto diverso. Se anche il cambio di mindset non basta, possiamo valutare cambiamenti più profondi.
Se è una persona a provocarci turbamento magari è opportuno parlarle apertamente. Mi rendo conto che suona spaventoso, ma scegliere di “non dire”, di rado è una buona strategia. In fondo che può succedere? Il rischio più grande è interrompere un rapporto che non ci porta benessere, nel migliore dei casi si chiarisce e si cresce entrambi. Direi che è una situazione da cui non si può uscire sconfitti.
Per le situazioni che eviteremmo volentieri, l’approccio è molto simile al lavoro. La domanda da cui partire è: è davvero necessaria la mia presenza? Se la risposta è un secco no, il problema è già risolto. Se la risposta è si, allora è il caso di lavorare sull’approccio e capire qual è il miglior modo di affrontare la cosa.
Se la risposta è una delle infinite scuse o possibilità che stanno nel mezzo, del tipo non è necessario ma dovrei/sarebbe il caso/è opportuno, allora fermati e domandati ancora quello che vuoi. A volte siamo tanto presi dal trovare risposte e soluzioni che ci dimentichiamo che possiamo scegliere. Bastano 30 secondi di riflessione per evitare ore di tormenti mentali e immense perdite di tempo.
Resistere o lasciare andare: l’assertività è la chiave
Quindi se vuoi iniziare a dare risposte diverse e non sai d dove partire ti consiglio di leggere Comunicazione Assertiva: Come comunicare in modo efficace, esprimersi senza timore e farsi rispettare in ogni occasione di Giulia Nobili. Un testo che insegna come esprime realmente te stesso.
Questo manuale di self help è una vera e propria palestra per l’assertività. Magari smetterai di essere uno “Yes man”, ma sarai più sereno e felice. Direi che ne vale la pena!
Al prossimo lunedì, con un nuovo caffè motivazionale insieme ad Anna Francesca Perrone.