Nell’inchiesta di Stefano Venditti, l’intenso ricordo di Giovanni Picciano, disperso sul Don.
La storia di Giovanni Picciano è una delle tante storie dimenticate dalla memoria di chi la guerra non l’ha vissuta e fa male pensare a quanto i proverbi siano portatori di verità, “occhio non vede, cuore non duole”, ma non è stato così per altri. Le guerre in genere lasciano dietro loro i dolori più grandi ma non poter piangere sulla tomba del proprio marito o del proprio figlio, perchè all’oscuro di ciò che può essere accaduto, allora sì, questo lacera l’anima.
Molte le famiglie che distrutte dal dolore si sono messe l’anima in pace, rivolgendo ai loro dispersi, i loro pensieri e le loro preghiere ma la famiglia di Giovanni non si è mai fermata all’immaginazione, ha continuato a lottare per capire, scrollando le coscienze di chi non si è più preoccupato di cercare, di mettere una dignitosa fine alla vita di chi, con amore aveva servito la patria. Da soli, purtroppo, non si va da nessuna parte, lo si sa molto bene, la burocrazia e, forse, la vergogna per non aver fatto di più, ha creato ostacoli alla ricerca, ma il documento inchiesta di Stefano Venditti, in qualche modo rappresenta il loro modo di alzare la voce per non dimenticare Giovanni e tutti gli altri, di cui, come lui, non si è saputo più nulla.
Nel labirinto di una ricerca difficile, l’aiuto del giornalista molisano, incuriosito dalla insolita richiesta della famiglia, in nome della pronipote Irene Picciano, anche a distanza di 76 anni e privata ormai di alcuni componenti della famiglia stessa, ha certamente aggiunto un tassello importante per individuare il passaggio e gli ultimi momenti di vita del soldato italiano. Più che raccontare solo i fatti, quello del giornalista è il preciso intento di farsi portavoce di una famiglia che non ha mai voluto dimenticare. Viaggio di sola andata è un vero e proprio documento di ricerca storica del passaggio del soldato Picciano dalla partenza fino all’ultimo giorno di presenza al campo militare e dal quale poi si sono perse le tracce. Un’inchiesta breve ma scritta con novizia di particolari e correlata da foto che danno l’idea della situazione bellica dell’epoca. Un saggio da usare come cassa di risonanza per tutte le famiglie dei dispersi sepolti con le loro speranze sotto il fiume dell’indifferenza