Dall’inferno alla salvezza, il percorso accidentato e difficile di Billy Moore, per una vita che rinasce dalle sue ceneri: perchè rinascere si può anche più di una volta.
Quando Pasolini scriveva Ragazzi di vita o Una vita violenta, era il 1950, raccontava il disagio delle periferie romane: ragazzi relegati ai margini del mondo sociale, borgatari, stranieri nella loro stessa città. Accostare Billy Moore a Pasolini è quantomeno arduo, mi rendo conto, e chissà quali saranno stati i meccanismi mentali che mi si sono attivati, ma le tematiche di Una preghiera prima dell’alba, mi hanno richiamato alla mente i personaggi borderline dei romanzi pasoliniani. E sono convinta (con presunzione forse) che, se le sostanze stupefacenti avessero avuto allora la stessa diffusione e facilità di smercio che hanno oggi, Pasolini avrebbe scritto di ragazzi violenti e drogati. Queste però sono soltanto mie elucubrazioni e associazioni mentali, provocate spontaneamente dalla lettura di Una preghiera prima dell’alba.
Billy Moore, in questo romanzo scritto in prima persona, forse per esorcizzare il suo vissuto, racconta la sua storia di ragazzo inglese che ha conosciuto l’emarginazione, l’alcolismo, la droga e il carcere fin da giovanissimo:
Sono stato educato a sentirmi dire che non avevo alcun valore e pensare che non c’era valore nella vita. Mi sentivo solo e mi sono confuso con i ragazzi all’angolo, poi la droga e il crimine erano sulla scena.
Queste parole, riportate dal libro e dette dall’autore a ECHO, danno l’esatta visione di cosa è stata la vita di Moore e di quali siano stati i suoi rifugi ogni qualvolta si sentiva incapace di reagire agli inevitabili schiaffi, reali e metaforici, che l’esistenza non risparmia a nessuno. Annegare in un limbo di alcol o di droga, quando la realtà intorno diventa dura da fronteggiare, è una via di fuga immediata, ma è una via che porta inevitabilmente all’autodistruzione: Billy ne è consapevole, per questo decide per ben due volte di volerne uscire, riuscendoci.
La prima volta, dopo varie entrate ed uscite dal carcere di Liverpool, con l’aiuto di una comunità di recupero, la seconda volta in Thailandia, dove si rifugia per sfuggire alla tossicodipendenza e, invece, ricade: qui trascorre tre anni in un carcere che è un vero e proprio girone infernale, dove la violenza più bieca, in tutte le sue forme, è l’unico linguaggio conosciuto.
La boxe, lo sport che Billy ama, diventa la sua ancora di salvezza. Ed è la boxe che gli da la forza del riscatto, la boxe e la preghiera: nell’inferno del carcere di Klong Prem incontra Dio e non ha importanza se lo si chiami Allah o in un altro modo, è comunque quel Dio di cui Billy ha bisogno.
Il cambiamento radicale arriva alla fine del libro e, a differenza dei personaggi pasoliniani a cui accennavo all’inizio che non conoscono redenzione e finiscono la parabola della vita, spesso, con morte violenta, lancia un messaggio di speranza: uscire dalla tossicodipendenza e riprendere in mano la propria vita, si può.
[amazon_textlink asin=’B07BHBWJMM’ text=’Una preghiera prima dell’alba’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’344aca40-ec22-11e8-8088-f111bb791bd8′] Tradotto in italiano da Giulio Silvano, si presenta stilisticamente non perfetto, il linguaggio povero e scarno deriva probabilmente da carenze strutturali dell’autore ma è una deficienza che viene ripagata dalle tematiche trattate. Raccontarsi, se da un lato può essere liberatorio, dall’altro non è facile, specie se si fa senza nessun filtro, come Billy Moore fa in questo romanzo.
Il romanzo è approdato al cinema, diventando un film che ha riempito le sale cinematografiche e che a breve, arriverà in Italia.
Billy Moore, ex pugile, attualmente vive a Liverpool, nel Regno Unito.