Tutti gli esseri umani hanno tre vite: pubblica, privata e segreta.
(Gabriel García Márquez)
Joan Castleman ha passato quarant’anni della sua vita all’ombra del marito Joe, scrittore di successo nella vita pubblica, pessimo padre nella vita privata, è ancora peggio come marito, dalle innumerevoli storie più o meno segrete.
Joan è una giovane e promettente scrittrice. Durante un corso di letteratura conosce il professor Joe Castleman sposato e da poco diventato padre.
L’attrazione tra i due è molto forte, fino a quando il professore oltre che a venir cacciato dall’università, lascia moglie e figlia, e sposa Joan, che per stare con lui lascia anche lei gli studi universitari, rinuncia a diventare una scrittrice e incrina i rapporti con i genitori. L’amore si sa, è cieco e sordo e lei è felice così.
Joe finalmente riesce a scrivere il suo romanzo e diventa famoso.
Per il resto della sua vita Joan si troverà a ruotare intorno a quest’uomo egocentrico che non ha idea di ciò che lei vuole, incapace di mostrare il ben che minimo interesse per qualcuno che non sia sé stesso.
In volo verso Helsinki, in occasione della premiazione del marito al relativo prestigioso premio letterario, Joan capisce che non può più accettare di andare avanti così e decide di lasciarlo dopo un’analisi profonda del suo matrimonio e degli anni passati con lui.
Nel corso del libro si scopriranno segreti, uno direi abbastanza scontato, che faranno capire la personalità dei personaggi, con le proprie paure, le proprie frustrazioni, i propri sogni e le proprie debolezze.
Ho trovato la storia triste, come sono le storie di matrimoni finiti, la sensazione di gelo non mi ha lasciato fino all’ultima pagina, anche quando Joan ricordava momenti teneri tra lei e il marito ho avuto i brividi.
Joe è un personaggio che ovviamente non mi piace, troppo pieno di sé, o per citare una sua frase nel libro “pieno di aria fritta”.
Joan è una giovane e brillante promessa, potrebbe diventare una brava scrittrice, invece per seguire il marito butta tutto.
Solo quando lui ottiene ciò che ha sempre voluto, ovvero, il premio letterario Helsinki decide di lasciarlo.
In tutto il libro si respira questo senso di tristezza e di sconfitta, sentimenti che la protagonista prova e che l’autrice è stata bravissima a trasmettere al lettore.
Allora perché tre stelline? Perché nonostante la storia sia scritta bene, senza errori, presenta numerosi flashback nei quali mi sono spesso persa e ho dovuto rileggere più volte per capire in quale momento fosse fotografata. Tre stelline perché è “pesante”, ho fatto molta fatica a leggerlo, sicuramente l’argomento è impegnativo e l’autrice riesce a trattarlo con le dovute maniere, a me è comunque rimasto un senso di freddo dentro, un macigno sullo stomaco, mentre lo leggevo.
I critici lo hanno definito un romanzo arguto, indimenticabile e sconvolgente, io lo consiglio a quelle persone a cui piace leggere di analisi introspettive.
Ma chi è l’autrice?
Meg Wolitzer nata Brooklyn il 28 maggio 1959, è una scrittrice statunitense. Ha insegnato scrittura creativa all’University of Iowa, Skidmore College. Recentemente è stata ospite alla Princeton University. Al suo attivo ci sono numerosi libri. Quest’opera è diventata un film interpretato da Jonathan Pryce e dalla candidata all’Oscar Glenn Close con sceneggiature scritte dalla pluripremiata Jane Anderson.