Tatà è il quarto romanzo di Valérie Perrin, scrittrice francese nota per la sua capacità di intrecciare storie complesse e coinvolgenti. Questo libro non fa eccezione, presentando una narrazione densa di misteri, segreti familiari e temi universali che catturano il lettore fin dalle prime pagine.

La trama di Tatà
La storia ruota attorno ad Agnès Septembre, una regista cinematografica che riceve una telefonata inaspettata: la zia Colette, creduta morta da tre anni, è stata trovata deceduta. Questo evento scatena un’indagine a ritroso nel tempo che porta Agnès a scoprire segreti familiari e storie dimenticate attraverso una valigia piena di audiocassette lasciate da Colette.
Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine ‘rimorire’.
La struttura narrativa è articolata, con un sapiente intreccio di passato e presente che tiene il lettore con il fiato sospeso. Le audiocassette diventano un ponte tra Agnès e la zia, rivelando un lato inaspettato di Colette e creando un legame profondo tra le due donne.
La recensione: temi principali e stile narrativo
Uno dei fili conduttori più intensi del romanzo è il tema della maternità, indagato in tutte le sue sfaccettature. Colette, pur non essendo madre biologica, assume un ruolo centrale nella vita di Agnès, dimostrando che l’amore materno può nascere anche al di fuori dei vincoli di sangue.
Attraverso il confronto tra la figura calorosa di Colette e la madre fredda e distaccata che l’ha cresciuta, la scrittrice Valérie Perrin ci invita a riflettere su cosa significhi davvero essere madre. La maternità, ci suggerisce l’autrice, è prima di tutto un atto di cura e presenza: non è la biologia a definire il legame, ma la capacità di esserci, di amare e di proteggere.
Le donne raccontate in Tatà sono personaggi forti, complessi, spesso in rotta con le convenzioni sociali del loro tempo. Colette, in particolare, incarna il coraggio di chi sceglie l’amore e il sacrificio senza mai perdere la propria dignità. La sua dedizione verso Agnès — e prima ancora verso il fratello — rende evidente come la maternità possa essere una scelta di responsabilità affettiva, non solo un fatto naturale.
Nel ricostruire le vicende familiari, Agnès si confronta con il passato della zia e della madre, ma anche con se stessa, ripensando alle proprie scelte e al ruolo che la famiglia ha avuto nella sua formazione.
Accanto a Colette e Agnès, il romanzo ci presenta altre figure femminili di grande forza e complessità. E non mancano temi profondi e dolorosi, come la pedofilia e la deportazione degli Ebrei, che emergono nel racconto con delicatezza e forza narrativa.
Nel romanzo Tatà, come già accaduto nelle sue opere precedenti, Valérie Perrin intreccia con maestria grandi temi esistenziali: la morte, la memoria, l’amicizia, la famiglia e l’amore si fondono in una trama densa e sfaccettata. La morte, lontana dall’essere soltanto un epilogo, si trasforma in un nuovo inizio, un’occasione per riscoprire se stessi e rinsaldare i legami affettivi.
L’amicizia, come già evidenziato in Tre, si conferma una colonna portante, mentre il concetto di famiglia si amplia, superando la dimensione biologica per abbracciare legami affettivi profondi e storie condivise. La memoria, invece, assume un ruolo guida: è ciò che orienta le scelte del presente e apre nuove possibilità per il futuro.
Un altro elemento centrale è la musica, che accompagna i personaggi lungo il loro percorso emotivo, fungendo da rifugio e sostegno. Allo stesso modo, emerge con forza l’attenzione dell’autrice per il mondo animale: il rapporto tra uomo e animale — tra abbandono, affetto e adozione — occupa un posto significativo nella narrazione, riflettendo l’impegno personale di Perrin, da anni attiva come madrina di un rifugio.
Valérie Perrin dimostra ancora una volta la sua maestria nel creare personaggi complessi e sfaccettati. Agnès e Colette sono figure centrali, ma anche i personaggi secondari contribuiscono a rendere la storia ricca e stratificata
Infine, Tatà conferma l’abilità dell’autrice nel fondere generi diversi: dal giallo all’intimismo, ogni registro narrativo si armonizza in un racconto che conserva sempre la sua delicata sensibilità stilistica.
È un romanzo che affascina per la sua complessità e la capacità di affrontare temi universali con sensibilità e profondità. Sebbene la trama possa essere a volte faticosa da seguire, la scrittura di Perrin è sempre coinvolgente e riesce a trasmettere emozioni intense. Ideale per chi ama storie ricche di mistero e introspezione, è un’opera che lascia un segno duraturo nel lettore.