Caro iCrewer, ho appena terminato la lettura del romanzo di Elisa Venticinque Storia di chi ama sottovoce (Bookabook, 2019). È la storia di Edo, un ragazzo che ama in silenzio il suo migliore amico, Matteo, e che pensa di mettere a tacere il suo cuore con Sofia, la sua ex ragazza che, dopo essere scomparsa per qualche anno, ritorna da lui.
Ti è mai capitato di amare sottovoce?
Edo, protagonista di Storia di chi ama sottovoce, è un ragazzo confuso: non solo è indeciso sulla persona da amare ma ha anche paura di accettare e far conoscere al mondo la sua vera identità e soprattutto il suo orientamento sessuale. Ama e soffre in silenzio. La sua è una mancanza di coraggio che non credo porti a qualcosa in amore e nella vita. Amare vuol dire rischiare e se ti chiudi nel tuo silenzio magari riesci a difenderti da rifiuti e delusioni ma non proverai mai ad essere felice. E il dolore che ti porti dentro potrebbe lacerarti a vita mentre quello di un secco rifiuto prima o poi porta inevitabilmente alla rassegnazione.
Magari, però, nel caso di Edo, il timore di una confessione era legato al troppo amore che lui provava per Matteo. Quella rivelazione avrebbe messo la persona amata in una situazione non particolarmente facile. Per cui forse ha preferito essere infelice e amarlo a distanza piuttosto che creare in lui e in chi l’avrebbe saputo stupore e disagio. Era già sufficiente l’imbarazzo che provava ogni volta che la fidanzata di Matteo, Elena, sottolineava infastidita lo stretto e strano rapporto che esisteva tra i due.
“L’amore è sapersi mettere da parte, se necessario. È desiderare la felicità dell’altro anche se implica mettere da parte la tua. È anche nascondere i nostri demoni all’altro, per paura di infettarlo con il nostro male. mostrandogli solo il nostro lato migliore. Ma soprattutto, l’amore è fare la scelta più difficile, anche se nessuno la capisce”
Un personaggio che ha assunto un comportamento che non condivido affatto è Sofia, la fidanzata storica di Edo, che ad un certo punto lo lascia senza spiegazioni e poi, dopo qualche anno, ritorna per riprendere la loro storia da dove l’aveva lasciata. Si definisce innamoratissima di lui e si accontenta di stare con lui pur sapendo perfettamente di essere sempre al secondo posto nel suo cuore. Forse l’amore spinge a fare anche questo? Per me no. Se amo, lo faccio con tutta me stessa e pretendo di essere ricambiata allo stesso modo. Come non credo sia possibile amare contemporaneamente due persone. Se accade, vuol dire che non ami nessuna delle due o vuoi semplicemente mentire a te stesso.
La storia è abbastanza toccante ma purtroppo ho riscontrato diversi errori grammaticali, di distrazione e di battitura che non sono concessi nella stesura di un libro. Innanzitutto perché non rendono scorrevole la lettura e distolgono non poco l’attenzione. Inoltre, mostrano mancanze da parte della scrittrice riguardanti le sue conoscenze di grammatica e le sue capacità di scrittura. In alcuni tratti ho avuto la sensazione di leggere qualcosa scritto di fretta e non riletto.
La mia diventa storia di chi corregge sottovoce…
Ecco alcuni degli errori che hanno catturato la mia attenzione: puglie invece di pugile; ladre invece di ladro; mestrina in pensione invece di maestrina; ha l’occasione di parlaci invece di parlarci; guancie invece di guance; frequentare un università dimenticando di apostrofare l’articolo indeterminativo dinanzi a università che è un sostantivo femminile; ci stacchiamo l’uno da l’altra invece di dall’altra; in mancanza di una bell’aspetto con un articolo indeterminativo femminile invece di quello maschile; mi accorgo di quanto il mondo in cui vivo non è migliore dei miei incubi invece di non sia migliore dei miei incubi (indicativo al posto del congiuntivo); domenica scritto con la d maiuscola; infondo invece di in fondo.
Infine, alcune frasi formulate male: arrivare in ritardo a contrasto con la mia lentezza cronica; il bancone di marmo spende, vissuto ma sfavillante, e fa venir voglia di passarci una mano sopra; impaurita alla possibilità di perdermi da non accorgersi che con io nutro la stessa preoccupazione.
Peccato per questi errori, perché in fondo il titolo è piuttosto accattivante e la storia ben costruita e portatrice di temi e valori significativi quali quello dell’amicizia, dell’amore, della famiglia, della violenza e dell’accettazione di se stessi.
Brava Maria Grazia!