“Non è importante ciò che si fà, ma ciò che si pensa…
Linda a questo non ci aveva mai pensato, d’altra parte la sua era una vita di quelle un pò strane, fuori dal normale, diversa dalla vita delle sue compagne di scuola, è una vita senza una vera regola, vive tra i boschi, in solitudine, soprattutto mentale, lega più con gli animali che con i suoi coetanei, non è facile parlare con lei, troppo schiva e troppo sensibile per la superficialità degli altri. Linda non è solo Linda, è anche Madeline per sua madre, la Comunista per gli anziani, la Stramba per gli estranei, quasi un pericolo, un pò come i suoi adorati lupi che lei ama più di qualsiasi cosa e questo, in qualche modo, la mette al riparo, l’aiuta a difendersi dalla cattiveria degli altri, quelli che non si sforzano di conoscerla davvero.
Emily Fridlung, autrice di questo complesso libro sulla solitudine e sull’importanza dei sentimenti, ci disegna con grandi capacità descrittive, la vita, non sempre facile, di questa quindicenne, molto più adulta della sua età, alle prese con la stupidità dei suoi coetanei, la prepotenza degli adulti, quasi incredula di fronte alla “buona azione” del professor Grierson, quando le propone di scrivere un testo ufficiale per la scuola, ma che poi la lascerà senza parole quando scoprirà la sua tendenza pedofila. Nello scorrere del tempo, tra il passato e il presente, Linda ripercorre tutti i momenti della sua adolescenza mai dimenticati e in questo, la Fridlung, a mio avviso, si dilunga in maniera eccessiva
Per buona parte del libro, infatti, l’attenzione dell’autrice è rivolta all’ambiente particolare in cui si svolge la vita di Madeline, una casa rimediata sulle rive del lago e molto precaria in cui vive con il padre assente, una madre lunatica e anaffettiva con la quale è in eterno conflitto, l’isolamento dalla comunità e il suo anacronistico concetto di giustizia quando si ritrova a giudicare il bene e il male delle situazioni.
E dalle situazioni scomode Linda scappa appena può, con la sua canoa scivola sulle rive del lago che per lei non ha segreti come il bosco che lo circonda, con i suoi lupi, a lei molto cari e con i quali, più che con altri, empaticamente, riesce a comunicare. Sarà in una di quelle fughe dal mondo che la giovane adolescente si accorgerà della presenza della nuova famiglia sull’altra parte del lago, una “novità” troppo forte per non alimentare la sua curiosità e cercare di capire da chi e perchè, improvvisamente, quella casa, così sperduta nel bosco e sempre vuota, si riempe di vita. E’ qui che il romanzo prende finalmente colore; al di là dell’indubbia capacità descrittiva e narrativa della scrittrice americana, la prima parte del libro è, in fondo, una lunga attesa di qualcosa che è percepibile nell’aria. La Fridlung ne approfitta per analizzare, forse troppo, fin nei minimi particolari, tutte le sfaccettature psicologiche che Linda si ritrova a provare, dall’avvicinamento alla casa, all’amicizia con Patra, la giovane ricercatrice universitaria mamma di Paul, il bimbo di quattro anni che la giovane studentessa accudirà in veste di babysitter per un estate e l’avversione spontanea e immediata verso Leo, il padre del piccolo, dalla personalità controversa ed enigmatica.
Per Linda, sarà un estate difficile da dimenticare. Paul e Patra diventano la “nuova famiglia” di Linda, quella famiglia che l’accoglie con amore, un nuovo sentimento di cui si “ciba” e che cerca quasi in modo ossessivo ma che le impedirà di prendere la giusta decisione quando,… bè… questo lo lascio scoprire a voi cari amici di icreplay!
Posso solo dirvi che il libro, scritto con eccessiva accuratezza, va letto con attenzione e senza distrazioni; se, all’apparenza, vi potrà sembrare complicato e non sempre facile seguire Linda nel suo raccontarsi, mi raccomando, non fatevi prendere dall’insana voglia di chiuderlo, fareste un grosso errore perchè quello che accade a Linda, nel bene e nel male, potrebbe accadere ad ognuno di voi…
Parola di lupo…