Romane di Paolo Geremei, uscito lo scorso ottobre per Golem Edizioni, è l’ultimo libro che ho letto. Una lettura molto interessante che mi ha fatto volare con la fantasia a Roma, la città che ospita i venti racconti che compongono il testo.
Venti racconti con protagoniste venti donne. Ognuna delle quali rappresenta nel suo modo di fare, nel suo modo di pensare e nel suo modo di apparire, il quartiere della capitale in cui vive. Una bella idea, originale: raccontare i quartieri di Roma identificandoli con il ritratto di una donna che li abita. Missione ben riuscita, anche grazie a un notevole talento nella scrittura, che si aggiunge a quello di regista, visto che l’autore Paolo Geremei è conosciuto principalmente per il suo lavoro dietro la telecamera.
Romane è un libro che si legge in pochi giorni, sia per la sua lunghezza che si concentra in un centinaio di pagine, sia per la qualità di scrittura che invoglia a conoscere una dopo l’altra le protagoniste di questo o quel racconto.
Romane: il libro di Paolo Geremei
Prima di entrare nello specifico, credo sia utile ribadire ancora una volta due caratteristiche che regolano la mia lettura: mi piace centellinare i racconti, senza divorarli uno dopo l’altro, e, credo che quando il lettore conosce le ambientazioni che fanno da sfondo al testo la lettura ne guadagna in emozioni.
Perché queste due premesse?
Perché come detto, Romane è una raccolta di racconti che pone il lettore davanti a una serie di donne che vengono narrate attraverso la loro esistenza. Mi è molto piaciuto fermarmi, dopo ogni identikit, per immaginarle attraverso le mie capacità di pensiero, guidato dalle parole scritte dall’autore. Non ho mai voltato pagina immediatamente alla ricerca di una nuova personalità da scoprire. Ho lasciato che ogni protagonista potesse decantare nel mio immaginario.
Invece, purtroppo, non sono riuscito a respirare tutta la romanità contenuta nel testo, visto che non posso affermare di conoscere bene la città. Ci sono stato tre volte soltanto, e tutte e tre le volte non sono andato oltre al più classico dei giri turistici seguendo l’itinerario più scontato: Piazza Navona, Piazza di Spagna, Via Del Corso, Fontana di Trevi, Altare della Patria, Fori Imperiali e Colosseo. Certo quanto basta per poter dire che Roma è, tra quelle che ho visto, la città più bella in assoluto.
La sensazione che ho provato entrando nel Pantheon la prima volta è ancora dentro di me che soffia sui polmoni.
Mi piacerebbe tantissimo poter passare del tempo alla scoperta della vera Roma, quella di chi ci abita e di chi la vive, non solo girando per i luoghi da cartolina, ma addentrandomi nel vivo di una città che al suo interno raccoglie diverse realtà. Realtà raccontate benissimo in Romane attraverso la vita delle donne che le vivono in prima persona.
È un gioco che tutti abbiamo fatto da sempre: quello di trovare tratti caratteristici delle persone a seconda dal quartiere di provenienza. Succede anche nei piccoli centri, figurarsi se queste particolarità non emergono in una metropoli come la vecchia regina dell’Impero.
Ho letto qualche intervista in rete a Geremei, il quale ha dichiarato che questo libro è il frutto di un lavoro di osservazione e ricerca durato anni.
Mi è molto piaciuta questa immagine. Uno scrittore è prima di tutto un grande osservatore. Saper mettere nero su bianco il mondo che passa davanti ai nostri occhi è un dono. E poi, questo girare la città studiandola, è un segno di grande amore per le proprie radici, per il luogo che ci ospita e per la realtà che si vive.
Anche per questo Romane è un libro che promuovo.
Non potendo vivere con la fantasia i luoghi, anche se attraverso la buona scrittura di Geremei il lettore riesce a farsene un’idea, mi sono concentrato sui profili delle donne. Figure di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali e molto diverse tra loro. Raccontate dall’esterno, appunto dal punto di vista di chi le osserva vivere, con il massimo rispetto e sempre mettendo in risalto più i pregi che i difetti.
Non è mica un lavoro da poco ideare venti personalità diverse e affidare ad ognuna di loro una storia fatta di un passato, di un presente e di un futuro che spetta al lettore immaginare. Paolo Geremei ci è riuscito, anche aiutato dal fatto, secondo me, che descrivere le donne è molto più complesso che descrivere gli uomini. Nel senso che sono straordinariamente più complete e quindi più ricche di sfumature e spunti di ispirazione.
Mi è molto piaciuto anche, venendo alla tecnica della scrittura, l’utilizzo delle note a piè pagina. Utilizzate sia come implementazione del racconto principale che come commento personale dell’autore a quel che si leggeva. Bella idea anche questa.
In conclusione, quindi, come già lasciato intendere, reputo Romane un buon libro. Da consigliare a chi prima di tutto ama o, meglio ancora, conosce molto bene Roma e i suoi quartieri. Un libro che racconta le donne attraverso la loro capacità di esistere e di prendere di petto la vita. Un connubio tra l’universo femminile e gli angoli della capitale che fa veramente sognare.