Quello che non siamo diventati è il secondo romanzo di Tommaso Fusari
Io c’ero quel 9 luglio a Milano, faceva un caldo pazzesco e tu, Tommaso, te ne stavi seduto dietro quel tavolo con il tuo amico editor Frank e ci intrattenevi parlandoci di come è nato questo romanzo. Io ho avuto la fortuna di intervistarti un attimo prima e di carpire dalle tue parole e dai tuoi sguardi qualcosa in più rispetto al rapporto che hai con questo romanzo.
Non mi soffermerò sulla trama, caro iCrewer mi conosci e sai che non lo faccio quasi mai. Ti parlerò di Sara e di Michael, due vite spezzate da uno stesso dolore, due fratelli che vivono sotto lo stesso tetto, due giovani che sopravvivono come riescono, due che non si parlano più. Entrambi i personaggi sono descritti in modo splendido, sì, splendido perchè anche nelle brutture di alcuni passaggi loro emergono per quello che sono diventati e per quello che non sono diventati. Lei è fragile ma cerca in ogni modo di combattere anche quando le viene fatto il male più grande, il peggiore che si possa fare ad una giovane. Lui è l’anello debole di una catena già spezzata. Sono i cocci di quella tazza che puoi vedere sulla cover di questo libro e che un elastico tenta di tenere uniti, ma quella tazza non potrà mai più svolgere la sua funzione perchè alcune crepe, così come le ferite dell’animo, non si rimargineranno mai.
Quanto può pesare sullo stomaco quella sensazione che si prova quando ritrovi qualcosa dopo tantissimi anni e non è per niente come la ricordavi?
Passiamo all’ambientazione: Roma così come l’ha vissuta da sempre Tommaso Fusari e come l’ha ripercorsa a piedi per trovare gli scorci adatti a questo romanzo. L’esperimento dell’autore di tentare di rivivere i luoghi che ha descritto è ben riuscito, le emozioni, gli odori, il calore si percepiscono durante la lettura.
Perchè 4 stelle? Ho avuto l’impressione che a volte si dilungasse troppo su alcuni passaggi e la lettura perdesse un po’ di vigore.
Bravissimo Tommaso!