Si colora di giallo la recensione di oggi. Misteri e delitti da risolvere per un ispettore di polizia che ritorna nel secondo romanzo di Paolo Festa.
Paolo Festa è nato a Matera nel 1980. Scrittore, poeta, esperto in campo editoriale, ha esordito come giallista con il romanzo “Tutto fa paura”, nel quale ha “partorito” l’ispettore Claudio Russo, personaggio principale che incontriamo anche nel suo secondo romanzo, “Poco prima di domani”, uscito il 23 Febbraio 2019, per le edizioni Cinquemarzo che ho letto e di cui oggi ti parlo.
Man mano che procedevo con la lettura, ho avuto l’impressione di assistere, come fossi davanti ad uno schermo, ad un film poliziesco dalle più classiche modalità: quello (per capirci) che esordisce con un morto o più morti ammazzati misteriosamente, da un killer altrettanto misterioso e nel quale, a risolvere il busillis, interviene un similmente sfingeo ispettore di polizia, dal carattere enigmatico, affascinante e immancabilmente tosto.
L’ispettore Claudio Russo, protagonista del secondo romanzo di Paolo Festa, è delineato in Poco prima di domani, proprio con questi tratti caratteriali: un duro fascinoso e solitario che non ha pace ne requie, se non riesce a sbrogliare l’intricata matassa degli omicidi che è chiamato, suo malgrado, a dover risolvere. Un solitario, proprio come i tanti portatori di distintivi e protagonisti di gialli che i piccoli e grandi schermi ci propongono.
Se ti stai chiedendo, perchè sto concentrando la mia attenzione attorno all’ispettore Claudio Russo, accontento subito la tua curiosità e rispondo che un motivo c’è: Claudio Russo è la figura intorno alla quale ruota tutto il romanzo ma non soltanto, è anche il personaggio delineato caratterialmente con più attenzione. Gli altri personaggi presenti nella storia, seppur hanno la loro importanza, fanno solo da contorno, compresi i colleghi che lo affiancano nelle indagini, gli stessi indagati e i morti ammazzati: tutte figure a cui l’autore non dedica molta attenzione nel delinearne i caratteri ma che gli servono semplicemente, a mio avviso, per condire la storia.
Nella prima parte del romanzo si assiste ad una storia un po’ lenta nello svolgimento, proprio come quando le indagini di un delitto si arenano o sono ad un punto morto; nella seconda parte, Paolo Festa si inventa delle chiavi di volta che utilizza per dare un ritmo più serrato alla storia che, personalmente, ho trovato un po forzato.
Malgrado queste piccole mancanze, (ribadisco, è sempre un parere strettamente personale) la storia ha un buon intreccio, un’evoluzione a sorpresa e un finale quasi col botto: finale lasciato aperto volutamente dall’autore e che, a mio avviso, aspetta di essere continuato.