Ci sono libri che ti sorprendono. Libri che quando finisci di leggere ti rimangono incollati addosso e ti seguono quando vai a dormire. Libri che ti fanno tornare a sognare i sogni di quando eri bambino, sogni surreali e allo stesso tempo così tangibili da poter essere scambiati per veri.
Per chi è la notte ti trascina con sé fin dalle prime righe, portandoti in una Garfagnana del ’43, che, come tutto il resto di Italia, soffriva gli strascichi di una guerra durata fin troppo e di un regime ormai agli sgoccioli. Il protagonista è Francesco, un bambino di quasi dodici anni che osserva e descrive il mondo attorno a sé come solo i bambini sanno fare, riempiendo di significato anche le cose non dette o gli sguardi celati. Intorno a lui ci sono gli abitanti di Bosconero: c’è la mamma, che appare distaccata, persa dietro a un segreto difficile, troppo grande, da tenere nascosto a tutti i costi; c’è la nonna, che pela patate e racconta di leggende e superstizioni; c’è un padre assente, un disertore, la cui non presenza però grava su tutta la famiglia; c’è Secondo, sedici anni e fervente sostenitore del regime; c’è Don Dante, un “prete comunista“, di cui si dice che nasconda bambini ebrei; c’è Tommaso, il misterioso amico con i capelli rossi e gli occhi verdi, “che ha visto la guerra” e che è più adulto e più maturo di quanto dovrebbe essere. E poi c’è il bosco. Il bosco e i suoi abitanti, l’orripilante e spaventosa Gatta Marella che rapisce i bambini e gli streghi.
“Anime cattive. Morti, forse. Vanno dopo il tramonto, in processione al lume di candela e, se li incontri, ti chiedono: “Per chi è la notte?”. Se sai la risposta, puoi andare. Sennò, fingono di riaccompagnarti a casa, ma in realtà resti con loro per sempre”. “Qual è la risposta?”. “È un segreto”.
“Per chi è la notte?” è la domanda che ci guida per tutto il libro e che troverà risposta soltanto alla fine. Gli streghi invadono l’immaginario di Francesco, che n
“Forse ho capito quale speranza è nascosta nella tua paura” disse Tommaso. Finsi di non essere interessato. Ma lui continuò, sapendo che ero tutt’orecchi. “Speri che tua nonna e il tuo babbo e il paese e tutti i discorsi sugli streghi possano proteggerti: che basta stare alla larga dai pericoli per non cascarci dentro”.
Aldo Simeone dà vita a un romanzo che torna difficile considerare d’esordio
Come soltanto i veri scrittori sanno fare, l’autore diventa un tutt’uno con il suo personaggio e bastano poche righe per dimenticare che dietro a Francesco si nasconde in realtà un adulto. Il fascino delle leggende e delle tradizioni popolari garfagnine, le figure sinistre degli streghi, alimentano la leggera tensione che serpeggia per tutto il romanzo e risultano ancora più efficaci grazie al linguaggio, a tratti infantile, di cui il bambino fa uso nelle sue spiegazioni, il linguaggio di chi ancora ci crede e vuole crederci.
Per chi è la notte
è la guerra raccontata da un bambino, un bambino che, perdendosi dietro alle sue fantasie e alle sue leggende, cerca di dare un senso a quello che un senso non ha. È il fascismo visto con gli occhi di chi, rincorrendo infantili paure, cerca di dimenticarsi di quelle vere. Un romanzo d’esordio incredibilmente ben scritto e da cui è impossibile staccarsi del tutto; l’immagine di due ragazzini che insieme, mano nella mano, affrontano il grande e spaventoso bosco ti accompagnerà ben oltre la fine del libro e se prima di addormentarti chiuderai gli occhi forse sentirai anche tu il richiamo degli streghi che, alla fine, non sono poi così cattivi…