Le ricette di “Pasta fatta in casa”, la graffiante raccolta di racconti di Luca Munaro
Saranno quelle giuste, ? E’ l’unico modo per “curare” i fallimenti, a suo dire, quotidiani? e ancora, c’è un modo per guardare avanti e sperare di poterla osservare con occhi più benevoli? Chiuso il libro me lo sono chiesto e, al contrario di ciò che pensa Mister Munaro, autore di questa raccolta di racconti, la vita non può essere affrontata con cosi tanto cinismo. Forse è per questo che la lettura di “Pasta fatta in casa” mi ha lasciata, leggermente, “con l’amaro in bocca” come un bel piatto di lasagne a cui hanno volutamente aggiunto troppe spezie, tanto da renderlo difficile da digerire.
E’ indubbia l’intenzione dell’autore di osservare e descrivere la realtà quotidiana, cosi com’è, nuda e cruda, senza remore di alcun genere, a tratti, a mio avviso, eccessiva, forse perchè è diventata la realtà dell’assurdo? è un modo di tradurre il cinismo ormai diffuso e serpeggiante nella nuova generazione? Mi è sembrata una scelta esagerata, anche l’estrema ricerca di alcuni virtuosismi, a mio avviso, si poteva evitare. Nel rispetto dell’altri pensiero ho, comunque, seguito speranzosa, la voce narrante che, in prima persona o come osservatore esterno, mi ha fatto entrare nelle vita e in qualche caso nelle ” cucine” dei vari personaggi, (meno male) uno dei pochi luoghi in cui le tensioni delle diverse storie si allentano, in cui si ha la capacità di guardare ” gli altri ” con più leggerezza.
18 storie, una diversa dall’altra, ognuno col proprio vissuto e in qualche modo, specchio della fragilità che alberga nell’animo umano.
“Per terra, a pochi centimetri della mia gamba destra, giace privo di conoscenza quel gran maleducato. Con il gomito sul banco dello sportello, mostro il numero sul bigliettino. Quello rimane impietrito poi emette un suono che assomiglia a un ” Mi dica?” “Si salve dovrei pagare questa bolletta” Fuori intanto il caos.
Nel calderone dei sentimenti, Luca Murano racconta l’intolleranza, le contraddizioni degli amori malati e senza futuro, i contrasti famigliari, l’anomala sofferenza per il figlio perduto, le conseguenze dell’incomunicabilità all’interno dei ruoli genitoriali. Tutto le scene scorrono come fotogrammi di un film, specchio di una realtà che l’autore identifica come inadeguata, priva di valori, e in questo, per alcuni aspetti, non posso che dargli ragione.
” Ricette” è il prologo con cui Munaro apre la lettura, come se, ogni storia si presentasse in qualità di spaccato quotidiano di cui prendere atto e da cui trarre le proprie conclusioni. Personalmente ritengo, senza nulla togliere alla presunta veridicità delle situazioni, sintomi, senza dubbio di una forte instabilità dell’animo umano che, a legare invece i racconti sia la consapevolezza che tutto, nella vita, sia ormai scontato e definito e che, senza speranza, a tutto ci si debba preparare.
Esiste la ricetta giusta per osservare la vita con occhi diversi? Munaro mi sembra molto scettico a riguardo. Io, da ottimista cronica, ritengo che l’ affidarsi ad un buon libro di ricette è un buon modo per imparare a far bene le cose, poi, una volta lette, siamo noi, in modo libero e autonomo, a scegliere gli ingredienti giusti per renderla ” migliore , saporite ma soprattutto digeribili ” come una “semplice pasta fatta in casa”!
A buon intenditor poche parole !