Dopo la segnalazione dei giorni scorsi, ecco finalmente anche la recensione di Nigeria, la prosecuzione della vicenda noir iniziata nel precedente romanzo di Andrea Monticone, ovvero Carne mangia carne, in cui aveva fatto apparizione il boss della mafia nigeriana Magic Ugbalo come nuovo villain dell’eroe della saga, il Colonnello della Dia Gabriele Sodano. Entrambe le opere sono edite da Buendia Books.
Lo stile di Nigeria
Lo stile paratattico e incisivo di Nigeria, unitamente ai dialoghi intrisi della volgarità tipica del quotidiano, portano il lettore, anche da un punto di vista puramente formale, all’interno di un immaginario da romanzo noir. La terza persona con cui è raccontata la storia spesso assume un tratto da indiretto libero, come se fosse la voce dei personaggi e non l’autore a far procedere la narrazione. Un testo breve, scorrevole e piacevole da leggere, in cui ben si alterna il registro drammatico con quello comico.
Il mondo e le atmosfere di Nigeria
Si percepisce una certa cura dell’autore nella costruzione del mondo narrativo in cui agiscono i personaggi, sia da un punto di vista socio-antropologico (nel delineare le fazioni e le gerarchie della mafia nigeriana), sia da quello del contorno paesaggistico (nella prima parte Torino, nella seconda la Nigeria). Pur l’autore ci avverta nel preambolo che per alcune procedure d’indagine si è concesso qualche libertà creativa, agli occhi di un profano non emerge nulla di così anomalo da far venir meno il mediato realismo dell’opera. A Torino è anche il mondo della fase finale della pandemia, con le scanzonate discussioni tra i ragazzi della Dia su gusti musicali e questioni vaccinali.
Se, quindi, nella prima parte a farla da padrone è un’atmosfera da allegra goliardia tra commilitoni, i toni pian piano mutano, dapprima con la comparsa in scena di Magic Ugbalo nell’aula di giustizia, fino alla durezza vera e propria dei giorni di Sodano in Nigeria alla ricerca del suo nemico mortale.
I personaggi di Nigeria
Tipico personaggio dalle sfumature hard boiled, il Colonnello Sodano risulta essere tratteggiato in modo convincente, sia nella sua psicologia individuale (l’insofferenza alle regole e ai formalismi), sia nel rapporto con gli altri. Innanzitutto con i colleghi, come si è già detto, ma è poi nel rapporto con la Dottoressa Ambra Laurenti, formalmente il suo capo, in realtà anche la donna con cui condivide il letto, che si richiama, anche se non in tutti i cliché, il rapporto uomo-donna tipico di questo filone narrativo. I personaggi che scopriremo nella seconda parte del romanzo, anche se alcuni avranno poco spazio, sono per la maggior parte funzionali e aderenti alla realtà, seppur finzionale, della Nigeria.
Voglio però spendere qualche parola su Magic Ugbalo. Se a volte appare ancora come un efferato e psicopatico, ma valido boss narrativamente parlando (lo stesso che si può già apprezzare in Carne mangia carne), altre sembra solo un supercattivo da cartoni animati, e quindi parodia di sé stesso, non consono al tentativo di verosimiglianza che l’autore cerca di costruire nel resto del romanzo.
Per la verità ci sarebbe un altro personaggio totalmente anticlimatico, ovvero Fra Cristoforo, con i suoi fucili a pompa tirati fuori nei momenti più impensabili. Tuttavia questa forzatura, a differenza di alcune scelte fatte su Magic Ugbalo, oltre a risultare in sé divertente (“Anche i santi si incazzano”), ha il merito narrativo di alleggerire la crudezza dei capitoli ambientati in Nigeria, dando un maggiore equilibrio di registri alla storia. Quindi assolutamente implausibile, ma approvato. E, mi raccomando, non citategli Manzoni se lo incontrate in giro.
I temi di Nigeria
Le tematiche del romanzo spaziano, come si sarà già intuito, dall’insofferenza per le regole, alla ricerca della vera Giustizia, fino, forse, al bisogno di una nuova stabilità nella vita.