Oggi amico iCrewer ti parlo dell’ultimo libro che ho letto: Mine vaganti. Trentotto racconti esplosivi scritto dall’autore romano Corrado D’Angelo e uscito lo scorso mese di gennaio per la casa editrice brianzola Edizioni Convalle.
Come puoi intuire dal titolo si tratta di una raccolta di racconti, per l’esattezza trentotto, che si avvicendano uno dopo l’altro lasciando il lettore incantato dalla tanta capacità di voltare pagina e inventare storie da parte dell’autore. Autore, Corrado D’Angelo, che con questo libro arriva al suo secondo lavoro, dando seguito al già apprezzato 47 secondi, edito sempre dalla già conosciuta Stefania Convalle.
Mine vaganti è un libro che ho sorseggiato ogni sera come se si trattasse di un buon vino. Senza sprecarne una goccia e godendolo pienamente fino all’ultimo sorso.
Mine Vaganti: il libro di Corrado D’Angelo
La premessa è sempre la stessa: io quando mi relaziono con un autore che ha fantasia da vendere rimango affascinato. La capacità di inventare storie una dopo l’altra mi conquista più del talento espresso nello scriverle. Non voglio certo dire che Corrado D’Angelo non sia talentuoso, anzi, ma la fantasia e la creatività sono una virtù che secondo me va oltre la bravura. Per farla breve: ho il sospetto che l’immaginazione potrà salvare il mondo, quindi avanti tutta con autori che permettono di vivere innumerevoli storie e situazioni inimmaginabili.
Con Mine vaganti se ne vivono trentotto. E non sono certo poche.
Racconti che l’autore definisce esplosivi, credo per la velocità con cui nascono, brillano e poi si diradano. La lunghezza dei testi, infatti, ad eccezione di qualcuno, non va oltre le quattro o cinque paginette; il che sta a significare che Corrado D’Angelo ha il dono della sintesi molto sviluppato. Perché scrivere storie brevi non significa mettere poco condimento nell’insalata, ma saperla rendere gustosa con pochissimi ingredienti. E se non sbaglio agli chef che ci riescono vengono assegnati importanti riconoscimenti.
Dunque restando in tema, potrei definire questa raccolta un buonissimo minestrone, ma, come già detto, preferisco fare l’analogia con un gradevole calice di vino. Da sorseggiare lentamente senza farsi vincere dalla gola e dall’ingordigia di vivere storie su storie come se non ci fosse un domani.
Io ho fatto così. Mi sono preso qualche sera più del solito ma, ogni volta che un racconto mi regalava una bella emozione, mi sono fermato e ho lasciato che le parole raggiungessero tutte le mie papille gustative, senza interrompere quel flusso magico che unisce da sempre chi scrive e chi legge. Ho pensato fosse stupido, una volta vissuta una bella storia, abbandonarla per passare subito su un altro palcoscenico. Ho preferito tenerla stretta e lasciarla decantare dentro di me per tutta la notte, per tutto il sonno.
È probabile che sia nascosta in queste sensazioni la differenza tra un romanzo e una raccolta di racconti.
La penna di Corrado D’Angelo è consapevole. La sensazione che ho avuto è stata quella di un autore che ha in mano la situazione, che per scelta attinge alla semplicità e alla normalità pur avendo ampi sprazzi virtuosi da percorrere. Possibilità evidenziata in diversi passaggi dei racconti che assumono davvero espressioni che lambiscono il territorio della poesia. L’autore, in certe situazioni, ha una capacità descrittiva che suona nell’aria.
L’ispirazione dei racconti, o meglio, le trame delle storie, arriva dal quotidiano. Dalle vicende che ci girano intorno senza che noi ce ne accorgiamo. Indice questo che l’autore è un ottimo osservatore? Glielo chiederò nella imminente intervista. Si passa da un campo di calcio a un circo soltanto voltando pagina, da un viaggiatore a un prete fino ad arrivare a una stilista. Tante storie ben scritte.
Personalmente ho molto apprezzato Smargiasso, il racconto che ispira l’immagine che c’è sulla copertina disegnata da Simone Mostacci. Uno dei più lunghi della raccolta. Il diario di viaggio di un figlio che a bordo della sua moto attraversa un pezzo d’Europa per ricongiungersi dopo molti anni col padre. Davvero molto bello.
E poi Cinquanta centesimi, divertente e ficcante allo stesso tempo, Signorino un piccolo e trascinante giallo… insomma, come avrai capito, un libro che mi è molto piaciuto.
Concludendo, quindi, suggerisco Mine vaganti a chi ha voglia di vivere tante storie. A chi piace guardare una fotografia immaginando di tuffarcisi dentro e di viverla. Una lettura che, per definizione del genere racconto, è giusta da infilare nei momenti morti della giornata ma che, come detto nello sviluppo dell’articolo, andrebbe consumata preferibilmente dilatando il tempo. Questo è il mio consiglio.