Maledizione Gonzaga è l’opera più recente del prolifico G. L. Barone che nel giro di un decennio ha pubblicato, soprattutto con Newton Compton Editore, ben diciassette libri!
Barone è specializzato nel genere del thriller storico e può essere inserito nel filone narrativo che ha raggiunto il suo picco con le opere di Dan Brown. Sebbene sia il seguito di Cospirazione Gonzaga, uscito nel 2023, questo nuovo romanzo può essere apprezzato anche senza aver letto quello precedente.
La vicenda narrata si svolge nella Mantova del 1591, un anno dopo i fatti raccontati in Cospirazione Gonzaga, e ne riporta in scena i protagonisti: la seducente dama Bianca Donati, il pittore di corte Giulio De Tatti e il saggio notaio Ranuccio Gallerani. La trama ruota attorno al ritrovamento dei cadaveri di due emissari del duca Vincenzo Gonzaga, accompagnati da un dipinto inquietante, che danno avvio ad un’indagine intricata e piena di mistero.
Lo stile di scrittura di Barone è semplice ma suggestivo, l’ambientazione riesce a trasportare il lettore in un’Italia, quella del XVI secolo, suddivisa in diversi regni, ducati e città-stato autonome, e i personaggi, tanto i principali quanto i secondari, sono ben definiti e faranno presto a conquistarsi un posto nel cuore del lettore. Eppure devo ammettere di aver avuto qualche difficoltà a finire il libro.
Il problema della trama in Maledizione Gonzaga
Il romanzo, come molti altri del genere, lega l’indagine di un delitto a degli elementi di mistero. Il problema che mi sembra di aver riscontrato risiede proprio nel metodo in cui queste indagini vengono raccontante.
Barone utilizza vari metodi per avvicinare il lettore alla soluzione, spesso fornendogli maggiori informazioni rispetto a quelle di cui i protagonisti stessi sono a conoscenza. Questa tecnica viene spesso utilizzata anche in altri gialli e racconti di mistero e dovrebbe aiutare il lettore ad apprezzare maggiormente il lavoro di deduzione dei nostri investigatori. Il problema è che questi, specialmente il notaio Gallerani, leader delle indagini, procedono spesso per strappi. Hanno intuizioni improvvise che però non vengono spiegate adeguatamente e che possono quindi lasciare un po’ interdetti o risultare forzate. Tutto questo fa si che si spezzi qualcosa nel rapporto tra il lettore e i personaggi in quanto questo e quelli sembrano percorrere strade diverse per raggiungere la soluzione del mistero. Soluzione alla quale comunque il lettore non potrà pervenire da solo in quanto alcune delle informazioni più importanti vengono introdotte soltanto sul finire della storia, per cui bisognerà attendere lo spiegone finale che ci permetterà di ricollegare tutti i fili.
A questo si aggiunge un altro fattore importante: quando si scoprirà la posta in gioco per i nostri protagonisti, questa non apparirà, o almeno a me non è apparsa, abbastanza terribile da farmi temere per il loro destino. Insomma, i personaggi vengono sballottolati in giro per il nord Italia ad inseguire un mistero di cui tutto sommato ci interessa poco: si parla di questioni politiche, territoriali ed economiche (soprattutto economiche) che non riescono sempre a generare un particolare coinvolgimento nel lettore.
I punti di forza di Maledizione Gonzaga
C’è da dire che Barone è molto abile a portare il lettore in un altro tempo, circondarlo di personaggi storici, di luoghi e tradizioni interessanti da scoprire e da vivere insieme ai personaggi. Invita all’approfondimento e questo credo sia un merito importante.
I tre personaggi principali, poi, spiccano particolarmente: Ranuccio Gallerani, come già detto, è colui che guida le indagini. Definito “filosofo” dagli altri per la sua abitudine di snocciolare delle massime all’inizio di quasi ogni suo dialogo. Il lettore moderno riconoscerà che la maggior parte di queste sono sostanzialmente dei modi di dire, ma questo da una sfumatura familiare al personaggio, come un vecchio nonno legato alla saggezza popolare. Gallerani è una figura di riferimento per gli altri protagonisti della storia ed interpreta perfettamente questo ruolo fungendo da deus ex machina in più di un’occasione.
Il pittore Giulio De Tatti è il personaggio con il quale il lettore farà meno fatica ad immedesimarsi, ha la consapevolezza di ritrovarsi in una situazione molto più grande di lui e tenta di aiutare al meglio delle proprie capacità.
Il personaggio che spicca però sopra tutti gli altri è senza dubbio Bianca Donati che, come una Mata Hari d’altri tempi, ha piena consapevolezza del proprio fascino (che colpisce tanto gli altri personaggi quanto i lettori) e lo sfrutta per raggiungere i propri scopi. Donati però non ricopre soltanto il ruolo di bella esca o di damigella in pericolo al quale siamo fin troppo abituati ma prende presto il posto di guida, soprattutto nei confronti di De Tatti, dimostrandosi spesso essenziale per il proseguimento della trama.
In conclusione mi sento di consigliare la lettura di Maledizione Gonzaga a coloro che desiderano immergersi in un’epoca diversa, in compagnia di personaggi ben definiti. La trama, pur essendo il punto focale del romanzo, può in questo modo passare sullo sfondo e diventare una linea tratteggiata da seguire passivamente.