Ciao iCrewer! Sono qui per parlarti della mia ultima lettura! Si tratta di un romanzo storico ambientato in epoca romana: Lunga vita all’impero di Simon Scarrow, pubblicato da Newton Compton edizioni.
Se conosci già questa lunga e prolifica serie di romanzi, Le aquile dell’impero, allora forse puoi intuire di chi è la storia che questo volume narra. Se, invece, come me sei un neofita, meglio cominciare dall’inizio.
I protagonisti del romanzo sono Catone e Macrone, rispettivamente tribuno a capo della coorte pretoriana e suo primo centurione. Al momento i due si trovano a Tarso, in Cicilia, nella parte orientale dell’impero romano. “Perchè”, ti starai chiedendo “sono così lontani dalla capitale, loro abituale luogo di stanziamento?”. Il motivo per cui si trovano sotto il caldo solo del Medio Oriente è noto a chi, come loro, è un soldato di mestiere: il generale Corbulone è stato incaricato di guidare la campagna contro l’impero partico e le coorti di Catone sono state designate sua scorta personale.
Come andrà a finire per i soldati costretti a marciare per giorni sotto il sole cocente e tra la polvere? C’è un solo modo per scoprirlo!
Diciassettesimo capitolo
Lo stile di Simon Scarrow mi è sembrato scorrevole, punteggiato di descrizioni molto belle che mi hanno aiutato a entrare nell’atmosfera del racconto. Alcune scene sono narrate in modo così vivido, da diventare facilmente immagini nella mia mente, senza bisogno che io facessi sforzi eccessivi.
Non mancano, però, parti in cui il lessico diventa molto specifico e quindi, per chi non conosce benissimo la materia, un po’ complesso: parlo dei momenti in cui si descrive l’equipaggiamento dei soldati, o la struttura delle armi o, ancora le tattiche di battaglia. Tuttavia, nulla che non sia risolvibile con l’aiuto del caro vecchio dizionario. Anzi, questo è un fattore che denota la ricerca e l’attenzione che Simon Scarrow ha impiegato nello scrivere il libro.
Mi pare giusto avvertirti che molte sono anche le scene cruente. Torture e morti non sono estranee a queste pagine (e ci credo, è pur sempre una storia di guerra nell’antica Roma), a volte quasi troppo vivide per la mia fervida immaginazione, ma, tutto sommato, sopportabili (tranquillo, Pennac, nel suo decalogo di regole del lettore, ci autorizza a saltare le pagine).
Purtroppo, però, ho riscontrato anche degli errori, solitamente di sintassi o di concordanza verbale che, per quanto non frequenti, sono stati come piccoli sassolini nella scarpa della lettura fluida.
Per quanto riguarda i personaggi, devo dire che l’aspetto fisico di Macrone e Catone non è affrontato nel dettaglio. Tuttavia, credo che la motivazione al riguardo risieda nel fatto che sono gli attori principali della serie e che, quindi, avranno sicuramente goduto della degna attenzione in altri momenti.
Catone è il protagonista. Giovane, carismatico, si ritrova alla guida di una colonna di soldati per rimettere sul trono un individuo che -diciamocelo chiaramente – non sembra essere dei più facili con cui trattare. Non c’è da stupirsi, dunque, se la pressione che sente addosso è tale da portarlo quasi al collasso. Le responsabilità sembrano schiacciarlo, la sua mente brillante si offusca e basta un singolo episodio per farlo crollare.
Una scena non così insolita. Non so come funzionasse a Roma nel primo secolo dopo Cristo, ma oggi i casi burn out sono frequenti. Per questo non ho potuto fare a meno di simpatizzare con il tribuno e fare il tifo per lui. È stato un sollievo vederlo combattere sempre, non mollare, resistere fino alla fine.
Un personaggio complesso, che oscilla tra la raffinatezza di un filosofo, un uomo di cultura e la severità, il rigore di un soldato delle Legioni.
Macrone, dal canto suo, è l’amico con i piedi per terra. Il veterano che ne ha viste tante e che, nel momento del bisogno, riesce a prendere le redini dell’intera operazione e sostenere il comandante. Il suo è un lavoro prezioso, spesso non ovvio e lampante, ma mai dato per scontato. Se non ci fosse stato lui, credo che le cose per Catone sarebbero state molto peggiori.
Radamisto… beh, se devo essere sincera, mi disgusta. La sua presenza è necessaria per la struttura del racconto – dopotutto è grazie al lui che tutto si mette in moto – ma a livello umano, probabilmente se fossi stata al posto di Catone avrei finito per prenderlo a schiaffi dopo dieci minuti. O gli avrei rovesciato un secchio di acqua gelata lungo la schiena. Non per questo, però, si tratta di un personaggio piatto.
Seppur psicologicamente meno approfondito, anche lui presenta varie sfumature, che vanno dall’assassino psicopatico all’innamorato perso.
La cover mi piace, rende subito chiaro il contesto in cui è ambientato il romanzo e, con quei toni caldi, rimanda in qualche modo al Medio Oriente.
Simon Scarrow è nato in Nigeria e, dopo lungo peregrinare, ha deciso di stabilirsi in Inghilterra, dove si divide tra le due grandi passioni: la scrittura e l’insegnamento. Grande conoscitore di storia romana antica, è autore di molte opere, tra cui quelle della serie Le aquile dell’impero (Il centurione, Sotto l’aquila di Roma, Il gladiatore, La spada di Roma, Roma alla conquista del mondo, Roma o morte, Il pretoriano, La legione, L’aquila dell’impero, La battaglia finale, Il sangue dell’impero, La profezia dell’aquila, Sotto un unico impero, Per la gloria dell’impero, L’armata invincibile, La spada dell’impero), di cui Lunga vita all’impero è il diciassettesimo capitolo (si davvero, non sto scherzando), pubblicato da Newton Compton.