L’appuntamento di Libri dalla Storia oggi sarà un po’ diverso dal solito, caro iCrewer. Si tratta, infatti, di una recensione. E cosa centra un libro moderno con una rubrica che si occupa principalmente di volumi leggermente più datati? Beh, iniziamo con il dire che l’autrice è Madeline Miller, famosa per le sue opere che riprendono i miti classici.
Esatto, è giunto il momento di dare uno sguardo approfondito a uno dei volumi che da mesi ormai è nella Top Ten della classifica dei libri più venduti. Certo, forse avrei potuto cominciare con La canzone di Achille (opera d’esordio della scrittrice, pubblicata in Italia da Marsilio), ma, in tutta onestà, in questo momento non mi sento nella condizione mentale più adatta per affezionarmi da due personaggi dalla fine già segnata. Poi, chissà, solo le Moire sanno cos’ha in serbo per noi il destino, quindi non escludo che anche la storia del grande eroe ellenico possa entrare a far parte del mio bagaglio di libri letti.
E così ho dato inizio a un altro grande viaggio nella mitologia (se ti è già capitato di leggere qualche articolo di questa rubrica, allora forse avrai notato questa mia predisposizione).
La sensazione che ho provato, non appena sono salita a bordo (sì, continueremo con le analogie di viaggio per tutta la recensione) è stata molto simile a quella che mi ha accolto all’inizio della lettura di La vendetta degli dei di Hannah Lynn: sapevo a grandi linee chi era la maga Circe, ma non avevo nessunissima idea di cosa potesse essere scritto nelle quattrocento e più pagine che compongono il libro di Madeline Miller.
Ora l’ho scoperto, e non vedo l’ora di raccontarti qualcosa.
Circe di Madeline Miller: la mia recensione
Bello, bello, bello. Questo libro, iCrewer, vale ogni pagina sfogliata, ogni parola scritta, ogni secondo di lettura.
Madeline Miller non si limita a parlare della Circe che tutti conoscono; della maga che compare in una delle tappe del ritorno di Odisseo verso Itaca. Ci racconta della bambina che è stata; della giovane ninfa che sedeva, innocente e lasciata in disparte, nelle sale del palazzo del dio suo padre; della donna che è stata costretta a cambiare, per accomodare il proprio destino, che si è piegata, senza mai spezzarsi.
Non è da tutti iniziare il racconto da così distante: l’autrice avrebbe potuto limitarsi a infarcire di dettagli il soggiorno di Ulisse sull’isola di Eea, e chiudere la faccenda con la nave greca che lasciava le coste per dirigersi verso il mare aperto. Tuttavia, come una volta ho letto in un racconto giapponese (The smile of a mountain witch di Minako Oba, purtroppo non ancora tradotto in italiano), la maga non è mai nata tale: prima è stata bambina, figlia, giovinetta, eventualmente moglie e madre.
La prosa della Miller ci fa assaporare tutte queste varie fasi della vita di Circe, riuscendo ad adattare il suo stile, sempre scorrevole ed evocativo, allo stato d’animo della ninfa. Ogni parola, al momento opportuno, può sprigionare dolore, solitudine, illusione, ingenuità, arroganza, disperazione, coraggio, caparbietà, speranza, proprio come se si trattasse di componenti di uno dei complessi incantesimi che la maga è in grado di tessere. La cosa bella è che non ci si rende conto immediatamente di tutte queste transizioni, ma soltanto dopo un po’, voltandosi indietro per ammirare la strada percorsa.
E di strada la protagonista ne fa davvero tanta. In alcuni tratti della narrazione, sembra che Circe continui a vagare all’infinito, che la sua storia si dipani senza limiti di tempo, e in altri gli anni paiono scivolare via velocissimi, sparire in un battito di ciglia. Dopotutto, però, quella che la scrittrice sta raccontando è la storia di una creatura immortale, e il suo modo di usare le parole ricrea la stessa sensazione di calma e dilatazione che soltanto un’esistenza senza la certezza della morte può avere.
Ho adorato il modo in cui viene dipinto il personaggio di Circe: mutevole, come le acque dell’oceano, ma in qualche modo sempre ben definito. È una donna che per secoli e secoli non è riuscita a trovare il proprio posto, non ha fatto altro che sentirsi diversa, insicura, sbeffeggiata, derisa e maltrattata. Eppure, ogni volta che le malelingue erano convinte di essere finalmente riuscite a piegarla, lei ha continuato ad andare avanti, forse con passo malfermo, ma senza fermarsi.
Quando si arriva alla fine del romanzo, si rimane sbalorditi dal cambiamento che separa la Circe ninfa dalla Circe maga. Davvero strabiliante, seppur altro non sia che un percorso di crescita.
Poi, visto che stiamo parlando di personaggi, concedimi un momento da fangirl: Dedalo mi ha affascinato e conquistato fin dalla sua prima comparsa.
Potrei continuare per ore a parlarti del libro di Madeline Miller, ma, alla fine, il consiglio che posso darti è uno solo: leggilo, perchè ne vale davvero la pena. È un’opera che apre la mente, che racconta moltissimi miti greci attraverso un’ottica insolita, e che narra la storia di una donna a tratti insicura, a tratti coraggiosa, e così sorprendentemente vera.