Caro iCrewer, in questi giorni mi sono persa nella lettura del romanzo di Toti Condorelli, L’evento, edito da Elison Pubblishing. Un romanzo molto particolare, dove si incrociano le storie di due uomini apparentemente distanti. Due protagonisti che condividono gli stessi pensieri e che sono travolti dall’imperante globalizzazione.
L’evento di Toti Condorelli
Toti Condorelli ha scritto un romanzo singolare, dove sa fondere bene storie e occasioni, pensieri e dialoghi. L’evento è un romanzo intimo che lascia spazio a lunghi monologhi riflessivi.
Inizialmente, leggendo le prime pagine del libro, avevo difficoltà ad andare avanti. Stavo ipotizzando di abbandonarlo e arrendermi, ma mentre stavo per fermarmi, ho pensato alle parole di una professoressa di italiano: non fermarti subito, dai al libro un’opportunità; leggi almeno le prime cinquanta pagine.
E così è stato. Ho continuato a leggere e mi sono ritrovata tra i fiumi di pensieri di Cesare Spettali e di Karim Akleh.
L’evento è ambientato nel paesino immaginario di Sant’Ifermio, in Umbria, immerso nel dolce sfondo bucolico dei colli tra la valle del Nestore e Montarale, precisamente tra Città della Pieve e Perugia. I dettagli del paese, descritti da Cesare, sono accurati e legati ai ricordi del protagonista umbro. A Toti Condorelli deve essere attribuito il merito di aver creato un luogo dal nulla, riuscendo ad attribuirgli dei connotati storici molto curati e particolareggiati.
L’evento è legato alle Poenitentiae, che hanno luogo esattamente ogni cinquecentosedici anni. Questi riti, che hanno inizio il 9 dicembre e terminano il 23 dicembre, sono l’argomento preferito di Vittoria, moglie di Cesare. La donna cerca di leggerne ed interpretarne i significati più nascosti, perché avverte che qualcosa potrebbe accadere proprio in quel periodo.
Cesare e Karim: Occidente e Oriente
Cesare e Karim sono i due protagonisti apolidi, abbandonati dai loro Paesi d’origine, l’Italia e la Siria. Anche se provenienti da due mondi diversi, hanno molte cose in comune. Entrambi hanno abbandonato le loro radici per cercare fortuna e serenità in Inghilterra, ad Hull. Tutti e due sono piccoli viticoltori e sentono il peso della globalizzazione, che non tutela le piccole realtà.
Karim ha una forte personalità e ha a cuore la Siria. Vorrebbe poter coltivare anche lui la sua terra e produrre l’amato vino, ma, d’improvviso, la guerra lo fa maturare. Si ritrova immerso in campi devastati, tra macerie e la desolazione più assoluta. E in questi attimi, iniziano i fiumi di pensieri di Karim, rivolti al futuro della sua famiglia.
Così, se da una parte il jihadismo minacciava di ingoiare la sua Siria, dall’altra parte della linea di confine, il vuoto vacuo di una società globalizzata e corrotta sbiadiva il residuo di ogni principio morale, di ogni valore di merito, protendendosi minaccioso verso l’intero pianeta per azzerarlo nel proprio nulla.
Si rendono conto che i loro Paesi abbandonano le piccole ed isolate realtà, preferendo piegarsi alle leggi di mercato che massacrano chi è lento nella produzione. Si ritrovano in un mondo che non bada più alla qualità, ma alla quantità.
Sono vite che si sfiorano, che inconsapevolmente si incrociano. Durante la lettura scoprirete che in più occasioni i due uomini erano nello stesso posto e nello stesso momento.
L’apoteosi del loro incontro ricade proprio in quel evento tanto atteso, il 23 dicembre 2018 nell’abbazia di Sant’Ifermio. Tutti e due, con le rispettive famiglie, assistono all’evento. Questo rituale che lascia tutti con il fiato sospeso. Un rito che fonde magia e miracolo, ma che è molto di più.
Il rito prevede il lanciare in aria dei bastoni levigati e tutti uguali. Appena caduti a terra, questi non fioriscono, come dovrebbe accadere.
Il miracolo non è avvenuto. Ma solo Karim e Cesare si rendono conto che quella fioritura poteva essere il simbolo di una rinascita. La primavera dei popoli, la rinascita della speranza, la Primavera araba.
Queste riflessioni sono ancor di più accentuate da un capitolo del libro, che ho trovato molto profondo e a tratti divertente. Il dialogo tra Syrius e Italo, un cane e un gatto.
Syrius è il cane di Rashad, figlio di Karim, mentre Italo è il gatto che vive nel ristorante inglese di Cesare. I due si incontrano e si scontrano. Italo è un gatto adulto e molto saggio dall’accento fortemente romano, Syrius è un cane giovane e impulsivo. Ma i due si fermano e riflettono sulle differenze che li rendono simili.
Cane e gatto litigano solo se so’ estranei: è la PAURA RECIPROCA che li porta a diffidare l’uno dell’altro, proprio come succede a tutti, ma ‘na volta che se so’ conosciuti, so’ AMICI, amici per la pelle! Altro che nemici, come dicevi tu! Eh eh! Nemici NATURALI! Dammi retta, fratello, so’ tutte BALLE! So’ tutte CHIACCHIERE! Sono tutte storie che ci mettono nella testa sin da quando siamo nati! LUOGHI COMUNI! Cani e gatti so’ AMICI!
Ma ne L’evento, Toti Condorelli non lascia nulla al caso. Basti pensare ai nomi delle tre donne e amiche che aiutano Cesare nel vigneto: Costanza, Prudenza e Innocenza. Queste tre donne sono sempre insieme, e possiamo ben immaginare perché.