Caro iCrewer, eccomi a parlarti di un libro che mi ha incuriosita fin da subito, Layla, edito per Cuzzolin, di Massimo Piccolo; come ti dicevo nell’articolo in cui l’ho segnalato per la lettura, il contrasto tra la cover e la sinossi mi aveva stimolata a saperne di più e così ho cominciato subito a leggerlo. Sarà stato tempo perso o una piacevole esperienza? Vediamo com’è andata.
La cover, dicevamo; dopo aver letto il racconto posso affermare che la scelta si è rivelata vincente, è proprio come la ragazza in copertina che mi sono immaginata la protagonista, Layla, e quel segno blu sulle sue labbra, l’unica nota colorata tra le scalature di grigio, è geniale: si capirà il significato ovviamente conoscendo i personaggi, ed è un dettaglio che rimane davvero impresso nell’immaginario.
Altra cosa che mi aveva incuriosito era la citazione di una poesia in lingua napoletana antica, devo ammettere che non vedevo l’ora che l’autore ne spiegasse il significato:
‘O quàcchio jango attuppa ‘o niro e so tene stritto ‘nzine, ‘o quacchio niro attuppa ‘o jango e sso accuppati tutti quanti!
È una Napoli piacevolmente fuori dagli stereotipi, quella che ci racconta Massimo Piccolo, dove spiccano luoghi e scorci incantevoli, personalità sane, moderne e conservatrici del buono che c’è in ogni cultura antica, portatrice di spirito di comunità e di buoni sentimenti. Ma v’è anche la Napoli esoterica, ricca di storie e misteri tramandati di generazione in generazione, di rituali non collocabili né tra il bene né tra il male e l’autore, a parer mio magistralmente, riesce a mescolare le storie di cinque bravi ragazzi, che desiderano solamente vivere al meglio la loro gioventù, con l’esistenza di eventi più grandi di loro, incontrollabili e inevitabili.
“Era da un po’ che La Sposa stava lavorando a questa regola. Che L’elemento “perturbante”, una volta calato in un contesto, portasse un progressivo scompiglio di equilibri e comportamenti con esiti sempre più drammatici l’era stato chiaro fin dal primo caso. Ma con quali effetti si insinuava tra i poveri sfortunati rimasti per caso impigliati nella spirale della ragnatela del “perturbante”?”
E ci si ritrova così ad affezionarsi a Layla, Gabriel, Pinto, Sara e Bianca e a incontrare la misteriosa Sposa; dei giovani apprezziamo subito l’ingenuità, la bontà, la grinta tipica di quando si è pieni d’energia e si ha il mondo ai propri piedi; de La Sposa si comprende pian piano la personalità e gli scopi, ma rimane sempre un alone di mistero intorno a lei e la difficoltà a collocarla nel bene o nel male fino alla fine del romanzo. E qui mi fermo per non spoilerare. Si trascorre con i protagonisti un anno esatto di calendario, un periodo di tempo preciso, un ciclo, un cerchio al chiudersi del quale tutte le risposte arriveranno, non senza una bella dose di suspense.
Le tematiche affrontate sono state studiate con cognizione di causa, si percepiscono gli studi effettuati dall’autore o i richiami alle sue conoscenze; le esplorazioni nella psicologia, nella storia e nell’esoterismo non sono buttati lì a casaccio, cosa che purtroppo altri scrittori di libri precedentemente letti avevano fatto, rovinando un intero lavoro che sarebbe potuto risultare di qualità. Non in ultimo, ho anche apprezzato molto le citazioni a fine di qualche capitolo, piccole perle di saggezza che donano ulteriori spunti di riflessione, nonché riferimenti a personaggi storici e miti e leggende, che mi sono divertita ad approfondire parallelamente alla lettura.
Che dire dello stile di scrittura? Molto molto scorrevole, piacevole, evocativo dei luoghi e delle personalità, l’autore trasmette alla perfezione sentimenti e psicologie dei personaggi, disegna gli attori e gli fa prendere vita: li avverti mentre si muovono tra le vie di una stupenda città che accoglie i destini di tutti loro, tra un tramonto dai colori sfumati e intensi al tempo stesso, il profumo del mare e dei cibi ricchi e saporiti come solo a Napoli se ne possono trovare e case e muri e strade impregnate di passato, presente, misteri e voci di anime che tornano a farsi sentire.
Debbo ahimè segnalare però anche la presenza di qualche refuso di stampa – in questo caso proprio di stampa e che riguarda la giustificazione scomposta del testo, che non dipende da mancanze dell’autore ma dal lavoro di editing successivo – e un brutto errore grammaticale, che se visto in un formato elettronico già dà fastidio e nel cartaceo, almeno per quanto mi riguarda, ancora di più; ma sottolineo che si tratta di un solo episodio in 386 pagine di testo, quindi assolutamente umano e comprensibile, anche se mi ha tolto la soddisfazione di dare 5 stelle piene a questo bellissimo romanzo.
Sono comunque davvero soddisfatta della lettura e faccio i complimenti all’autore per l’originalità della trama e la bravura nel trasmettere una storia che mi ha trasportata in più mondi contemporaneamente e che sicuramente rimarrà tra le mie preferite.