Non tutto quello che brilla è oro. L’altro di sé, scritto da Daniela Nolli e pubblicato da Lettere Animate, promette una storia fantascientifica su realtà alterne ma non riesce a convincere.
Non tutto quello che brilla è oro. In questo caso, la sinossi prometteva una storia di fantascienza dove si esplorano viaggi nel tempo assieme a una realtà virtuale dove i personaggi possano imparare di più su se stessi e prendere delle decisioni che potrebbero trasformare il futuro… una promessa, un’occasione interessante che viene sprecata dalla autrice e non lavorata dalla casa editrice.
La premessa è interessante: un architetto di successo ma frustrato riceve da una quasi sconosciuta un gioco virtuale, portato dal futuro, che gli permette di conoscere un’altra vita, un altro presente, leggendo i desideri di chi gioca. Ma una buona premessa non sempre diventa un buon libro e l’esecuzione in questo caso è abbastanza povera. Il gioco non compare sino alla metà abbondante del libro e non viene usato molto. Infatti, se ci fosse la possibilità di creare un nuovo futuro alla misura dei desideri, come se fosse una lampada magica senza limiti di reddito richieste, chi non proverebbe ad essere un altro, a fare uso del potere, a provare paura, a provare gloria? Si potrebbe esplorare i confini della moralità, i limiti che ci fanno umani e anche giocare con la difficoltà per riconoscere la realtà e la finzione. Invece l’autrice non rischia: il personaggio fa soltanto quel minimo necessario per portare avanti una storia d’amore.
Jason, il personaggio centrale, come accennato sopra è un architetto di successo e la firma nella quale lavora dipende dai suoi progetti. Ma non ha personalità: non prende decisioni chiare, si sente frustrato perché vorrebbe fare altro nella sua vita e accetta senza discutere ogni cosa che gli viene proposta. Ma allora come fa ad avere successo? Per essere bravo in un lavoro c’è bisogno di sentire passione ed è difficile sentirla quando non fai quello che ami. Ma poi molte delle sue reazioni servono solo per portare avanti una storia d’amore, ma non per essere credibile. La segretaria, una donna misteriosa, gli chiede di portarla a casa, lo invita a cenare e gli regala il gioco, e lui non si pone neanche una domanda, accetta tutto, senza una ragione.
Jason conosce a Adele e si innamora subito. Lei ha molta paura perché ha sofferto. Ha paura che Jason la tradisca e se ne approfitti. Ma, senza volerlo, l’autrice descrive una persona che vede in ogni altra donna una minaccia, e quello di sicuro non può portare a un rapporto sano tra un uomo e una donna. Di nuovo, tutto ha come funzione portare avanti una storia d’amore, una storia che non c’è, un amore forzato che non soddisfa.
Mara, la segretaria che viaggia nel tempo e che regala il gioco a Jason, programma il gioco in modo da poter assicurare un futuro specifico: se puoi esaurire ogni desiderio nella realtà parallela, perché affrontare questa realtà di frustrazione? Come idea sembra interessante, ma nella pratica finisce per ridursi a una esposizione moralista sul uso della tecnologia. Un’altra occasione sprecata.
Daniela Nolli, l’autrice, mostra sì la capacità di portare avanti la storia, con descrizioni che sono scorrevoli e con ambientazione ben riuscite. Mi spiace che non ci sia stato un lavoro editoriale vero e proprio, di lettura e rilettura per riuscire a far sbocciare il talento e migliorare la struttura totale del romanzo.