Dopo l’esordio con Le amiche del Ventaglio, un racconto divertente che affronta con ironia i problemi femminili che si presentano a una certa età a causa della menopausa, Maria Concetta Distefano torna in libreria, già dal 31 Agosto 2019, con un altro romanzo dalle caratteristiche simili, La vita in piazza per le Edizioni Hogwords.
La vita in piazza è un romanzo facile, leggero e ironico che può definirsi corale, in quanto i veri protagonisti sono i personaggi che ruotano attorno a quella che dovrebbe essere la protagonista principale ovvero Irene, scrittrice caffeinomane, con il blocco dello scrittore, in cerca ispirazione. Scrivo “dovrebbe essere” non a caso, in quanto pur essendo il perno centrale sul quale gira tutta la storia, Irene ha intorno una nutrita serie di co-protagonisti con le loro piccole e grandi problematiche, parimenti importanti all’interno del racconto. Per questo definisco la storia corale, senza volere scomodare per niente il buon Verga, conterraneo della nostra autrice che di storie corali se ne intendeva parecchio. Logico e lapalissiano che non si possono associare gli scritti di un mostro sacro come Giovanni Verga a La vita in piazza di Maria Concetta Distefano: diversissime oltre che l’epoca con annessi e connessi, le tematiche, lo stile, la forma, però nel romanzo di Maria Concetta Distefano, il richiamo al gruppo di protagonisti le cui vite si incontrano, si parlano, si raccontano e in qualche modo si sostengono l’un l’altro, il tutto in un clima di conviviale amicizia, richiamano alla mente, pur se da molto lontano, i personaggi dei romanzi verghiani. Le vicissitudini dei protagonisti, ambientate a Torino, potrebbero avere svolgimento in qualsiasi altro luogo o piazza perché la varia umanità dei personaggi è presente in ogni città o paese.
Parlarsi , incontrarsi, aiutarsi a vicenda sono tutte azioni che fanno parte di una dimensione umana che non dovremmo mai perdere di vista…
La scorrevolezza e la facilità di lettura sono un’altra delle caratteristiche positive di La vita in piazza anche se devo dire di aver trovato ripetitiva la lunga narrazione dei fatti, sopratutto in alcuni punti: l’autrice si sofferma spesso a dare spiegazioni dettagliate di particolari che potrebbero essere omessi senza intaccare lo scorrere della storia, anzi a mio parere la renderebbero più fluida e snella e ancora più piacevole da leggere. La bella vena ironica di Maria Concetta Distefano, di cui tutto il romanzo è piacevolmente infarcito, risalterebbe più evidente senza la ripetitività che, in diversi passaggi, appesantisce il romanzo. Altra peculiarità del romanzo sono le “spiegazioni” che l’autrice dà, in merito a varie usanze di diverse parti del mondo: tutto il libro ne è infarcito, personalmente, a volte, ho trovato che servissero soltanto ad “allungare il sugo”, così, per usare un’espressione poco letteraria ma che rende bene l’idea della spiegazione dettagliata, a mio avviso, superflua.
La lettura, comunque, gradevole e ironica fa sorridere e offre spunti di riflessione: certo non conduce il lettore a porsi domande sui grandi temi della vita ma il riferimento ai piccoli gesti, alle minime cose del vivere quotidiano, ai problemi spiccioli di ogni giorno non sempre facili da gestire, alla solitudine che nel libro si risolve in una sorta di “volemose bene” generale (magari fosse davvero così nella vita reale!) al rapporto con gli animali domestici, presentissimi in tutta la storia, costituiscono la vita realmente vissuta con le sue relazioni a volte facili, altre volte no… peccato che manca nella vita di ciascuno una Irene- angelo come quella di La vita in piazza.
La vita è forse una serie di coincidenze il cui nesso profondo ci sfugge, se ce n’è uno, almeno.
Quella che hai letto sopra è una piccola perla di saggezza di cui il romanzo è ricchissimo: caratteristica questa che induce alla riflessione, al di là della piacevolezza della lettura. Pensieri spiccioli, è vero, ma che permettono al lettore di meditare su queste piccole verità che sembrano buttate lì per caso, quasi “en passant” ma che probabilmente sono frutto della maturità di pensiero dell’autrice: […] come in tutte le cose ci sono verità di superficie e realtà nascoste. Atteggiamenti visibili e invisibili sofferenze, fiori e radici.
Un romanzo di buoni sentimenti, in cui i protagonisti fanno a gara nell’aiutarsi, nell’essere solidali e nel sostenersi vicendevolmente: realtà o desiderio dell’autrice?
Grazie per la recensione che ha colto il messaggio/nocciolo del romanzo. Terrò conto degli appunti e cercherò di limitare le spiegazioni in pagine future. Forse esse sono il retaggio dei trenta e “pussa” anni passati a fare l’insegnante. Once a teacher for ever a teacher, ma… Irene ce la può fare!
Thank U!
Sono contenta di aver colto il messaggio.
Auguri teacher per le prossime ‘fatiche letterarie’ che, sicuramente, avremo il piacere di leggere. Irene la farà di sicuro, ha la “tigna giusta”
Grazie a te.