Nel romanzo “La villa di famiglia” il percorso emotivo dei protagonisti, Mia e Ben, tra fantasmi del passato, segreti rivelati e progetti per il futuro
Mi appresto a leggere il lavoro successivo a “Il profumo segreto dei fiori” (molto apprezzato dal grande pubblico) di Amanda Hampson, ovvero “La villa di famiglia“: la trama è intrigante, ci si approccia alla storia con determinate aspettative, si immaginano misteri, segreti, psicologie pericolose… o almeno queste erano le figure che si erano materializzate nella mia mente.
La scrittura è abbastanza fluida, le descrizioni dei luoghi e dei personaggi precise e senza troppe elucubrazioni che a volte possono infastidire qualche lettore. Ci si immerge nella realtà delle campagne e del clima francesi e nell’ospitalità del popolo di Cordes-sur-Ciel, che pare non essere il top per quanto riguarda l’espansività. Non ho molto altro da dire sullo stile dell’autrice, che ritengo senza infamia e senza lode perché, proseguendo la lettura, avverto una certa… noia. Le giornate a Cordes-sur-Ciel proseguono lente, insieme al passare delle stagioni, nel mentre vengono descritte le caratteristiche psicologiche degli attori e gli eventi principali utili allo snodo della trama. Snodo che attendo con ansia temendo, ad ogni pagina che passa, il peggio: vi sarà, un qualche evento rilevante? Scioccante? Intrigante? Illuminante? Purtroppo le mie aspettative si rattristano al passar di ogni capitolo.
Forse alla duecentesima pagina (su 283) avvengono dei colpi di scena (e finalmente, direi!) ma arrivano tutti insieme, a mio parere enfatizzati anche poco, creando anche un tantino di confusione, e non riescono a questo punto a colmare le mancanze avvertite nei primi tre quarti della storia.
D’accordo che si tratta di un romanzo e non di un thriller, ma mi sento di affermare serenamente che un buon romanzo riesce a tenerti incollato ai paragrafi fino alla fine, colpi di scena o meno che vi siano inseriti. Concludo realizzando che la lettura è piacevole per chi cerca qualcosa di assolutamente non impegnativo, ma non per altre tipologie di lettore. Peccato, perché l’idea della storia in sé mi aveva attirata non poco.
L’AUTRICE